Moltissimi ne parlano, molti altri si affacciano solo ora incuriositi; alcuni la amano, altri la odiano. La Casa di Carta divide e fa discutere, anche se la critica è pressoché unanime nel definirla un buon prodotto: sicuramente non al livello tripla A, ma comunque una serie di spessore.
In questo periodo, e soprattutto con l’arrivo domani 3 Aprile su Netflix dell’attesissima quarta stagione (o “parte”, come denominate da Netflix), in molti si stanno avvicinando a La Casa di Carta, per recuperare una serie che da ormai quasi 4 anni sta facendo parlare moltissimo di sé. Per chi è arrivato qui cercando informazioni su questo show ed anche per chi ha già visto le prime 3 stagioni e vuole approfondire i retroscena della serie per arrivare preparati alla visione, ecco una serie di interessanti curiosità riguardanti La Casa di Carta!
Protagonisti della serie sono un gruppo di individui, reclutati e accuratamente selezionati da un uomo conosciuto come “Il Professore” per portare a termine un ambizioso obiettivo criminale: irrompere nella Fabrica National de Moneda y Timbre a Madrid e far stampare, per poi rubare, un ingente bottino di banconote.
I componenti della banda non si conoscono fra loro ed hanno ognuno un nome in codice corrispondente ad una città: Tokyo, Mosca, Berlino, Nairobi, Rio, Denver, Helsinki e Oslo. La ragazza chiamata Tokyo è la voce narrante degli episodi, che raccontano il procedere e l’incalzare degli eventi iniziando dal reclutamento del Professore, per poi passare ad un severo addestramento, e infine al colpo vero e proprio… Che come da manuale si rivelerà pieno di imprevisti.
Nel 2018, La Casa di Carta ha vinto un International Emmy Award come Miglior Serie Drammatica: il premio, benché meno risonante dello “standard” Emmy Award a livello mediatico, è un importantissimo riconoscimento che ha visto la serie di origine spagnola essere incoronata come la migliore fra le produzioni effettuate fuori dagli Stati Uniti (International, appunto).
Fin dagli inizi della sua messa in onda, La Casa di Carta si è imposto come il programma non in lingua inglese più visto sulla piattaforma Netflix.
Il canto popolare partigiano di origine italiana Bella Ciao fa parte integrante della colonna sonora de La Casa di Carta: è qui usato, come in moltissimi altri contesti, a simbolo di protesta e resistenza contro le oppressioni in generale, siano queste di stampo filologico nazi-fascista, ma anche più comunemente considerate moralmente “sbagliate”.
La particolare risata di Denver è un vezzo artistico inserito nello script fin dal principio: molti attori hanno cercato di interpretare la “risata scadente” inserita a chiare lettere nel copione durante i casting, ognuno a suo modo. L’attore che interpreta il personaggio, Jaime Lorente, fu scelto per molti versi anche in base alla sua interessante rielaborazione di quella peculiare modalità di risata, divenuta una dei marchi di fabbrica dello show.
Il personaggio di Tokyo, dal taglio di capelli fino al modo di vestire, è ricalcato sulla Mathilda interpretata da Natalie Portman nel film Leon del 1994, in un chiaro omaggio al regista della pellicola Luc Besson.
I componenti della banda del professore indossano una tuta rossa ed una maschera del pittore spagnolo Salvador Dalì, un travestimento divenuto ormai iconico e che negli scorsi anni ha letteralmente spopolato alle fiere di settore popolate di cosplayer (come Lucca Comics o Romics). La scelta di Dalì non è casuale: come “predicato” in vita dall’artista, anche i protagonisti de La Casa di Carta si ripropongono in un certo senso di “causare confusione non limitando in alcun modo l’immaginazione“.
Gli interni degli istituti bancari spagnoli dove si svolge la storia sono ricostruiti in base alla pure finzione scenica: le autorità spagnole infatti non permisero alla produzione di indagare in sito nei luoghi che volevano essere ricreati in studio. Anche gli esterni spesso non sono realmente quelli a cui ci si riferisce, poiché allo stesso modo non fu permesso alla produzione di filmare edifici di particolare importanza economico-nazionale. Questi vennero sostituiti con edifici di simile “presenza scenica” ma adibiti per funzioni a meno cruciali interessi statali.
Ad un certo punto della trama, viene rivelato con un colpo di scena che due dei protagonisti sono segretamente fratelli. Tale sottotrama fu aggiunta solo a posteriori, e fu altresì basata sul reale rapporto di parentela fra i due attori che li interpretano. Avendo due cognomi differenti, pare che la produzione scoprì solo in seguito alla chiusura dei casting che due degli attori che avevano scelto avevano in realtà la stessa madre.
In occasione dell’uscita della scorsa stagione de La Casa di Carta, la terza, Netflix Italia sfruttò Cristina D’Avena per promuovere il lancio pubblicitario dello show: la cantante interpretò un breve pezzo della sigla originale dello show il cui testo venne rielaborato in italiano come per un ipotetico cartone animato basato sulla serie stessa (corredata da relativi disegni animati). Al termine della breve canzone, compariva poi una serissima Cristina, nelle vesti ufficiali della banda del Professore caratterizzata dalle ormai iconiche tuta rossa e maschera di Salvador Dalì. Potete vedere il video di seguito:
La quarta stagione de La Casa di Carta si aprirà proprio lì dove la terza è terminata. Il destino di vari personaggi è in bilico: soprattutto quello di Nairobi, fra la vita e la morte dopo essere stata colpita da un cecchino, e del Professore, convinto con uno stratagemma che Lisbona sia morta. Il ritmo della nuova stagione però si prenderà una pausa dall’azione serrata che ha caratterizzato i capitoli precedenti; almeno nei primi episodi, molto spazio sarà dedicato all’esplorazione della psicologia e delle motivazioni nascoste di alcuni personaggi in particolare.
I colpi di scena ad ogni modo non mancheranno affatto: La Casa di Carta è pronta anche stavolta a stupire i suoi fan ed a stravolgere continuamente ed inaspettatamente la situazione.