Attualità Trailer & Video netflix
In tempi di crisi, una delle prime necessità è sempre razionalizzare le risorse a disposizione, contingentandole o quantomeno invitando all’uso responsabile delle stesse. Acqua, cibo, medicinali, accesso ai servizi essenziali. E, poi, a quelli utili. Nell’ultimo mese, data la necessità di restare quanto più possibile in casa, è fisiologicamente aumentato il consumo di prodotti audiovisivi e con esso il consumo di banda internet. Vodafone ha già confermato che solo a fine febbraio c’è stato un picco del 50% di consumo in più, sicuramente ulteriormente accresciuto con il regime di quarantena. Videogiochi online, piattaforme di streaming video quali Netflix e Infinity, servizi musicali come Spotify, download di giochi, video, l’utilizzo di programmi di videochiamata (Skype, Whatsapp e simili) per mantenere i rapporti con famiglia e amici, solo per citare le più attività più “banali”.
Attività più che lecite, certo, per meglio sopportare un periodo di limitazioni come questo. L’Unione Europea, tuttavia, nella persona del Commissario europeo per il mercato interno Thierry Breton, ha richiamato in questi giorni a un “senso di responsabilità congiunto” tra operatori telefonici, piattaforme online e utenti finali, di modo che le linee non finiscano sovraccaricate, andando a impattare poi l’utilizzo della rete per questioni decisamente più importanti della visione della propria serie tv preferita. Ci si riferisce, naturalmente, al fatto che l’home schooling via Skype sia più importante dell’aperichat di turno, o che i consulti medici a distanza abbiano maggiore necessità del supporto video di una campagna di Dungeons & Dragons, soprattutto in Paesi come il nostro, non ancora dotato di una infrastruttura di reti davvero performante.
Una larghissima fetta della banda internet è consumata dai servizi di streaming, quindi è più che logico che, in attesa che il recente maxi-decreto “Cura Italia” abbia effetto anche sul potenziamento delle infrastrutture (cosa certamente non immediata) tra i primi bersagli della richiesta vi siano servizi come Netflix.
Il CEO del colosso di streaming, Reed Hastings, ha deciso nelle ultime ore di aderire a questo invito, acconsentendo a ridurre il bitrate (ovvero la quantità di dati e, con essa, la qualità del segnale) del servizio, in Europa, per i prossimi trenta giorni, soprattutto nelle ore di punta, quelle serali. Sacrificare l’HD o, quantomeno, il 4K, si rivela dunque un gesto di civiltà e buon senso a cui, quindi, anche gli altri operatori dovranno in qualche modo rispondere: i riflettori sono puntati ora su YouTube, il servizio video generico più utilizzato nel mondo, e su Disney+, che aprirà i battenti in una manciata di giorni.