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Lo Streaming e il Coronavirus: Internet messo a dura prova

Pubblicato il 30 marzo 2020 di Marlen Vazzoler

Sempre più persone in tutto il mondo si ritrovano obbligate a stare casa in questi giorni, per cercare di fermare la diffusione del coronavirus. Usano Internet per le chiamate in videoconferenza e per lavorare, per seguire le lezioni online e per distrarsi dall’isolamento.

L’intero universo streaming, da Netflix, Hulu, Disney Plus e HBO Now alle piattaforme d’intrattenimento meno tradizionali, ha registrato un aumento. Ma lo streaming consuma molta banda.

Oggi sempre più aziende e piattaforme si trovano a competere per un pezzo di banda larga. Ma fino a quando l’infrastruttura Internet riuscirà a reggere?

L’aumento

La scorsa settimana, rispetto al mese precedente, l’industria televisiva ha registrato complessivamente un aumento del 20%.

WarnerMedia ha esaminato quanto tempo in più i suoi abbonati stanno trascorrendo a guardare film e serie TV nelle ultime due settimane. HBO Now ha registrato il massimo utilizzo sulla sua piattaforma sin dalla scorsa estate. La percentuale di persone impegnate nel binge-watching delle serie è aumentata del 65%, mentre la visione dei film è aumentata del 70%.

Ted Sarandos direttore contenuti di Netflix ha detto alla CNN che la compagnia ha registrato un aumento nello streaming.

Secondo quanto riportato da società terze, vi è stato un incremento massiccio nell’uso e nelle sottoscrizioni per le piattaforme streaming come Disney Plus. Nello specifico tra il 14 e il 16 marzo, quando è cominciato l’isolamento sociale negli Stati Uniti.

Un aumento del 31% delle visualizzazioni è stato registrato per Twitch, la piattaforma di Amazon. La società di ricerca StreamElements riporta che il totale delle ore guardate è passato dai 33 milioni dell’8 marzo ai 43 milioni del 22 marzo. Gli stream di YouTube Gaming sono cresciuti del 15%.

Le piattaforme di streaming video e la banda larga

Servizi streaming musicali come Spotify e Apple Music occupano molta meno banda rispetto alle piattaforme di streaming video, denominate come “bandwidth hogs” (monopolizzatori di banda, ndr.).

Le reti nelle grandi città subiscono un livello di stress diverso rispetto a quello delle aree rurali. I fornitori di servizi Internet in diverse parti del mondo hanno costruito le loro reti in modi diversi, e operano con vincoli diversi, ha spiegato Ken Florance Vice presidente della distribuzione dei contenuti di Netflix in un post.

Di conseguenza l’Unione Europea ha richiesto alle piattaforme video di ridurre la qualità streaming in Europa.

Nel caso di Netflix la riduzione è stata aggiunta ad altri metodi che l’azienda ha implementato dal 2011 per mantenere lo streaming costante in aree con una banda bassa. La compagnia si serve di uno strumento di streaming adattivo che regola automaticamente la qualità dello streaming video in base all’accessibilità della banda.

Altre compagnie hanno seguito il suo esempio, YouTube ha annunciato la scorsa settimana che per 30 giorni renderà disponibili i video nella definizione standard e non ad alta definizione.

Amazon invece si prepara a ridurre la velocità dello streaming, quando glielo sarà richiesto dalle autorità locali.

La banda messa a dura prova

I fornitori di servizi Internet stanno assistendo a forti impennate dell’uso d’Internet per il lavoro, lo studio e la comunicazione tramite video chat. Le chiamate Wi-Fi calling di AT&T sono aumentate del 100%, mentre i dati mobili sono aumentati del 40%, secondo il CEO di AT&T Randall Stephenson.

Domenica Stephenson ha detto alla CNN che le infrastrutture di rete continuano a funzionare “abbastanza bene”, ma ha riconosciuto che la società è sottoposta a sollecitazione man mano che aumentano le persone che lavorano da casa.

Numerosi fornitori di servizi Internet hanno inoltre sottoscritto un impegno con la FCC promettendo essenzialmente di non approfittarsi delle persone che fanno affidamento alle proprie reti.

La commissaria FCC Jessica Rosenworcel ha sottolineato in un tweet la scorsa settimana che la FCC:

“Ha bisogno di riferire quotidianamente sullo stato delle reti di comunicazione in questo paese, [soprattutto adesso quando] queste sono le reti su cui tutti contiamo per qualche parvenza di vita moderna”.

Prossimamente verranno lanciata nuove piattaforme streaming: Quibi, HBO Max e Peacock. L’analista e finanziatore Matthew Ball ha detto su Twitter che questa situazione permetterà a ogni nuovo servizio streaming nascente un maggior successo nella fase di lancio. Le compagnie dovranno poi guadagnarsi gli abbonati a lungo termine ma l’assaggio dei contenuti e periodi di prova saranno sempre di più alla portata di tutti, rispetto a prima.

L’utilizzo continuo delle piattaforma streaming può creare un problema, in quanto mette a dura prova le reti. Di conseguenza non sono solo i programmi d’intrattenimento a risentirne, ma interi canali di comunicazione.

Riuscirà a reggere la rete fino alla fine del lockdown?

Fonte The Verge