Vedendo le strade e le piazze delle città italiane deserte, in questi giorni, a molti sarà venuta in mente una scena analoga… vista però al cinema. Parliamo di una delle prime sequenze di 28 giorni dopo, quella in cui il povero Cillian Murphy si risveglia dal coma (Rick Grimes, non sei nessuno!) e, in un silenzio surreale, vaga per le strade di Londra completamente vuote. Ovviamente finché non scopre che, in realtà, sono popolate di gente in preda a un virus della rabbia mutato in laboratorio, che trasforma le persone in mostri con la schiuma alla bocca. Uno si sta godendo un po’ di tranquillità…
Parlare di film sui virus letali sembra un po’ sadico, in questi giorni in cui la realtà si sta avvicinando così tanto alla fantasia. Siamo cresciuti vedendo talmente tanti film sulle pandemie che il nostro cervello è andato in tilt, come se uno andasse dal fruttivendolo dietro l’angolo e a comprare i broccoli ci trovasse Leonardo DiCaprio. Siamo starstruck di fronte all’epidemia.
Ora che non possiamo fare altro se non stare davanti a uno schermo – sia esso un televisore da 50 pollici o un tablet da 10 – il mondo si è diviso in due scuole di pensiero: 1) guardiamo i film sui virus per esorcizzareh!!1! (is the new “apericena contro il coronavirus”); 2) evitiamo, per carità, ché ne abbiamo già abbastanza della vita reale. Sono entrambe teorie valide, sta al singolo decidere a quale affidarsi, a seconda della propria sensibilità. Ma se proprio dobbiamo trovare una ragione per scegliere la busta numero 1, eccola:
Perché se Conte che ripete per la cinquantesima volta lo stesso concetto a reti unificate non ti basta, ecco che il cinema accorre in tuo aiuto con un’utilissima infografica sul morire male. Facci caso: ogni volta che in ballo c’è un simpatico virus, con i suoi capelli rossi ingellati e il naso rubicondo da punk molesto, tutti quelli che escono o schiattano per il virus, o muoiono malissimo per cause collaterali. Io sono leggenda: il virus ammazza il 90% della popolazione mondiale. Sei fortunatamente sopravvissuto e hai deciso di uscire perché è una bella giornata? Ti ammazza uno degli esseri umani mutati dal virus in mostri assassini. 28 giorni dopo: più o meno la stessa cosa.
Nei film di zombie di George Romero c’è un problema ulteriore: il virus – che forse arriva da Venere, forse no – non ti ammazza proprio. Siamo tutti portatori sani. Il problema arriva quando muori per altre cause e torni in vita come zombie cannibale. La notte dei morti viventi è un bell’esempio di #iostoacasa: ogni volta che uno esce per una qualsiasi ragione, ci resta secco. Certo, non è che dentro in casa se la passino tanto meglio, eh, e lo sappiamo che la maggior parte dei contagi avvengono tra le mura domestiche. Però almeno uno sbarra le finestre, inforca un fucile o un’arma da taglio e spera per il meglio. (Piccolo consiglio: se hai una taverna, controlla che non ci sia una famiglia di pazzi pronta a saltar fuori all’ultimo secondo. You’re welcome.)
Ma non solo non devi uscire di casa, dice il cinema. Lascia perdere anche l’idea di suonare al vicino perché hai finito lo zucchero. Te lo dice Rec: se senti casino sulla tromba delle scale, chiuditi dentro. Tanto lo zucchero fa ingrassare. E non venirmi a dire che eri in buona fede. Anche James Franco era in buona fede quando ha sviluppato una cura per l’Alzheimer che ha reso intelligenti le scimmie e sterminato gli umani.
Poi, ecco, c’è sempre la questione che uno deve anche andare a fare la spesa di tanto in tanto, lo zucchero mica si rigenera da solo. Ci sta. Ma bisogna uscire solo se strettamente necessario, e prendendo le relative precauzioni. E no, la sciarpetta su naso e bocca non basta, a meno che tu non sia Brad Pitt in World War Z. Agevoliamo testimonianza fotografica a titolo esemplificativo.
Speriamo di essere stati esaustivi, caro lettore. Ora non ti resta che accomodarti sul divano, sotto la copertina, sintonizzarti sulla tua droga audiovisiva preferita – che sia streaming, televisione, che siano film o serie – e rilassarti. Lascia che Dustin Hoffman e tutti i suoi eroici colleghi negli ospedali facciano il loro lavoro per fermare il coronavirus. Stay safe, stay a casa.