Siete a casa? Bravi, così si fa. Per contrastare questa maledetta pandemia dobbiamo fare la nostra parte, che in questo caso equivale a passare le ore tra quattro mura. Può essere noioso, ma per fortuna che il cinema e le serie TV corrono in nostro aiuto. La cosa importante è distrarsi, dimenticare i brutti pensieri per almeno un paio d’ore. Esistono dei film specificamente progettati per questo.
Li chiamano feel-good movies, e sono fatti apposta per farci sentire bene subito dopo la visione. Ne abbiamo scelti dieci che si trovano comodamente in streaming, tra Netflix e Amazon Prime Video. E sono l’arma migliore contro la tristezza. Eccoli!
Un cult assoluto della commedia americana anni ’80. Steve Guttenberg è diventato l’eroe di una generazione, ma ovviamente quello che tutti ricordano è Michael Winslow che fa i rumori. E poi c’è Tackleberry, praticamente un incrocio tra Rambo e un orsacchiottone di pezza del lunapark. Un’overdose di buon umore oggi come allora. In buona parte a scapito del povero tenente Harris.
Vabbè. Non c’è bisogno di pre-Ok, no, non possiamo esordire così, altrimenti ci tocca farlo con metà dei film qui presenti. John G. Avildsen praticamente rifà Rocky, ma con il karate al posto della boxe, la California al posto di Philadelphia e un teenager sfigato al posto di un pugile perdente. La formula è perfetta, non sbaglia. E alla fine tutti a fare il tifo per Daniel come se non sapessimo già che vincerà anche questa volta.
Un film che infallibilmente vi darà una botta di vita pazzesca. Se alla fine, quando per la trecentosettantottesima volta Marty McFly intona l’attacco di Johnny B. Goode, non vi ritroverete a fare air guitar e ad abbattere amplificatori immaginari, vorrà dire che siete casi disperati.
Uno dei più celebri cult con Matthew Broderick, e il sogno di ogni adolescente che si rispetti: quello di prendersi un “giorno libero” da scuola e scorrazzare impunemente per la città. Ehi, ma cosa sono quei cosi con due gambe e due braccia che mi camminano intorno? Ah, altre persone! E quel coso tutto azzurro sopra la mia testa… ah, è il cielo. Non me lo ricordavo più! (Dirige John Hughes, una garanzia assoluta.)
Arnold Schwarzenegger e Danny DeVito, ovvero una delle coppie più istantaneamente iconiche degli anni ’80. Dirige Ivan Reitman, autore di Ghostbusters. Una parabola di amicizia, amore, fratellanza, che ci insegna ad aprirci agli altri per diventare persone migliori. Per Schwarzenegger forse il miglior ruolo in una commedia di sempre.
Un Eddie Murphy all’apice della sua grandezza in uno dei maggiori successi della sua carriera. Alla regia c’è quel grande genio di John Landis, autore di Blues Brothers e Una poltrona per due. Qui Eddie Murphy interpreta un principe africano che arriva a New York per trovare una sposa… e scoprirà ovviamente quanto l’America sia la Più Grande Nazione del Mondo.
Chi è cresciuto negli anni ’80 ricorderà senza dubbio questo cult con Gene Wilder e Richard Pryor. Alla regia c’è, pensate un po’, Arthur Hiller, autore di Love Story. La premessa è semplicemente geniale: un cieco e un sordo assistono a un omicidio e diventano testimoni scomodi. Insieme, dovranno evitare di essere uccisi e indagare sul caso mettendo insieme le informazioni parziali che hanno: uno ha visto, l’altro ha sentito.
Tre fratelli vengono affidati allo zio dai genitori, in seguito a un’emergenza famigliare. Lo zio in questione è Buck (il grande John Candy), apparentemente la persona più sbagliata per fare da babysitter ai nipoti. Ma ovviamente si scoprirà un tutore perfetto. Ancora un film di John Hughes, in cui, tra l’altro, nei panni di uno dei nipoti troviamo Macaulay Culkin prima ancora di Mamma, ho perso l’aereo.
Tom Hanks ha il coronavirus, ma sta bene, andate tranquilli. E rivedetelo in una delle sue migliori performance in assoluto, premiata con l’Oscar (un anno dopo Philadelphia, una delle più famose doppiette di sempre). Alla regia c’è Robert Zemeckis, autore di Ritorno al futuro. Si ride, si piange, si ripercorre la storia del ventesimo secolo americano e ci si emoziona oggi esattamente come allora. Anzi, magari un po’ di più: una volta ci si tratteneva per non far vedere agli altri che stavamo piangendo. Stavolta siete tra le mura domestiche: lasciatevi andare.
Concludiamo con uno dei feel-good movies per eccellenza. Da un racconto di Stephen King, un dramma carcerario con annessa rivincita (e geniale evasione), che ogni volta ci fa sentire come un cardellino a cui sia stata appena aperta la porta della gabbietta. Tim Robbins e Morgan Freeman dominano tutto con la loro storia di amicizia capace di sciogliere anche il cuore più indurito. Ma la vera forza di Le ali della libertà, quello che fa godere lo spettatore come pochi altri film, è vedere il protagonista Andy Dufresne (Robbins) incastrare quel maledetto direttore. Il film è sempre uguale, eh. Non è che degli elfi lo cambino magicamente di volta in volta. Eppure è impossibile non restare col fiato sospeso per poi esplodere di gioia (e lacrimoni) a Zihuatanejo.