—–Attenzione: L’articolo potrebbe contenere spoiler minori—–
Dopo il bistrattato (secondo la critica, a ragione) Suicide Squad – da molti inteso come un Harley Quinn: Parte Prima – del 2016, il personaggio più caratteristico, amato, imitato (ed impersonato alle convention) del DCEU è tornato sul grande schermo, insieme ad un gruppo di “eroine” esageratamente atipiche per cercare di cancellare i brutti ricordi del passato, pur decidendo di ricostruire sulle sue stesse basi.
L’esperimento tentato stavolta da Warner Bros è a tutti gli effetti un Suicide Squad “2.0” che ricalca la falsariga del gruppo di elementi disomogenei forzati a diventare un team da eventi esterni; stavolta però la squadra è composta esclusivamente da donne, e ciò dona una connotazione diversa sia al racconto che allo stile della pellicola.
Il nome di Harley Quinn che campeggia a grandi lettere nell’esageratamente lungo (forse non a caso) titolo del film non deve assolutamente trarre in inganno: è vero, Warner Bros pare voler sfruttare il personaggio interpretato da Margot Robbie in maniera spropositata, con almeno altre 3 pellicole in arrivo che la vedono protagonista all’interno del DCEU, ma la coralità di un film che racconta la storia di un gruppo di donne tanto piene di problemi quanto problematiche rimane del tutto intatta e perfettamente sfruttata in Birds of Prey.
La centralità di Harley è esaltata dal punto di vista della narrazione: è tramite la sua sgangherata, divertente ed irriverente visione delle cose che avanzeremo nella storia, in un girotondo di situazioni paradossali, flashback e flashforwards che se da una parte ci ricordano che la ex fidanzata di Joker (spoiler!) non ha affatto tutte le rotelle a posto, dall’altra strizzano l’occhio ad un racconto che mostra delle derive “temporali” quasi degne – si fa per dire – di un Christopher Nolan.
La struttura temporale del film torna continuamente avanti e poi indietro, giocando alla perfezione con l’idea di una narratrice che è del tutto incapace di narrare, aggiungendo ritmo ad un film in realtà già di per sé privo di momenti di stasi.
Ed è quindi tramite le parole di Harley che arriviamo a conoscere le altre 4 protagoniste di Birds of Prey: Mary Elizabeth Winstead interpreta la Cacciatrice (anche se nessuno la chiama davvero così), una ragazza in cerca di vendetta che pur se protagonista di alcune delle scene più dark del film riesce a legare a sé a livello di scrittura una inaspettata quanto brillante vena comica; Jurnee Smollett-Bell è Black Canary, cantante e suo malgrado fidata (?) complice del big bad che darà filo da torcere alla squadra, unica del gruppo a ricordarci che il sottotesto del film vorrebbe, ma forse neanche troppo, rimanere legato al filone supereroistico; Rosie Perez è Renee Montoya, che incarna uno stereotipo della poliziotta tenace e contro le regole talmente calzante da essere presentata proprio come tale fin dal suo esordio sulle scene; infine la giovane Ella Jay Basco è la borseggiatrice Cassandra Cain, che con un semplice stratagemma narrativo funge da fulcro per la “riunione” del team in vista dello scontro finale contro Roman Sionis (un Ewan McGregor in gran forma, troppo caricaturale solo in apparenza)
Da sottolineare anche all’interno del cast l’inquietante prova di Chris Messina, in veste di uno dei più sadici e schizofrenici sottoposti di Sionis, Victor Zsasz.
I paragoni sono sempre poco simpatici da dover fare, ma lo lotta fra i film Marvel e DC Comics è ormai parte della cultura pop contemporanea e da essi non possiamo esimerci: ricordiamo tutti come il primo Guardiani della Galassia ci stupì con la sua freschezza e la sua comicità improvvisa e straripante, dando vita ad un filone di Cinecomic basati sull’ironia e le risate che ha avuto in alcuni casi ancor più fortuna del “modello base” originale.
Birds of Prey non innova in realtà una formula che in effetti non ha bisogno di vera e propria ventata di novità; stavolta però la vena comica tipica dei film DCEU, spesso sottotono non solo rispetto ai film del Marvel Cinematic Universe di tal genere (essenzialmente, Guardiani della Galassia, volumi 1 e 2) ma anche rispetto ai cinecomic Fox (vedi Deadpool) ed anche a Sony (che ha fatto centro non solo con i due Spider-Man, ma anche con un inaspettatamente comico Venom), viene del tutto raffinata ed esaltata, assumendo dimensioni e caratteristiche diverse e regalando un divertimento totale.
Il film intrattiene alla grande, diverte, in un paio di momenti riesce anche a smorzare i toni comici e ad affrontare – nei limiti di quel che il film stesso vuole esprimere – temi alternativamente più profondi o più commoventi, fino ad arrivare ad un paio di scene gore (di nuovo, un brivido ripensando al personaggio di Victor Zsasz).
All’interno di un DCEU sempre più frammentato e secondo alcuni destinato all’implosione, Birds of Prey imposta una rotta personale ben definita per Harley Quinn, personaggio che come abbiamo già sottolineato vuole essere centrale nel futuro di tale universo, e allo stesso tempo mette in piedi una squadra di nuove protagoniste prontissime a reggere un sequel e soprattutto a fare breccia nel cuore dei fan.
Inoltre, sono chiarissimi alcuni riferimenti al passato del DCEU all’interno della pellicola, che non solo si prende il tempo di definire una connotazione temporale all’interno della sua sovrastruttura, ma mascherandole da easter egg allinea alcune citazioni (principalmente a Suicide Squad e, anche se indirettamente, a Justice League) che sembrano voler rimettere insieme i pezzi di un qualcosa che ancora non riusciamo ad immaginare. Siamo in attesa della fantasmagorica rinascita del DCEU?