Cinema

Richard Jewell – La vera storia dietro il film di Clint Eastwood

Pubblicato il 19 gennaio 2020 di Andrea Suatoni

Il nuovo film di Clint Eastwood, nei cinema italiani dal 16 Gennaio, racconta la vera storia dell’attentato terroristico avvenuto nel 1996 ad Atlanta durante le olimpiadi, focalizzandosi sulle vicende di Richard Jewell, salito alla ribalta al tempo a causa del clamore dei media. La triste ed affascinante storia di Jewell, interpretato sul grande schermo da Paul Walter Hauser, viene ovviamente trattata nella pellicola in versione romanzata e rivista dagli sceneggiatori: se siete invece curiosi di sapere i dettagli della vera storia che vide protagonista la sfortunata guardia di sicurezza Richard Jewell, continuate con la lettura!

L’ATTACCO TERRORISTICO DI ATLANTA DEL 1996

Il 27 Luglio 1996, durante le olimpiadi di Atlanta si verificò un attentato terroristico al Centennial Park: un ordigno esplose uccidendo una persona e ferendone altre 111 (un’altra persona ancora morì di lì a poco di infarto mentre fuggiva in preda allo spavento dal luogo dell’esplosione). Fortunatamente, la guardia di sicurezza Richard Jewell notò lo zaino che conteneva la bomba prima che questa esplose: in preda ad un eccesso di zelo, avvisò la polizia che fece arrivare prontamente sul posto gli artificieri, aiutando inoltre le forze dell’ordine ad allontanare quante più persone possibili dall’area interessata.

La bomba esplose improvvisamente appena 13 minuti dopo essere stata scoperta: troppo poco per permettere un’evacuazione completa, ma l’intervento di Jewell salvò decine di vite, poiché l’attentatore aveva scelto un luogo estremamente frequentato, un parco dove in occasione delle Olimpiadi si tenevano eventi serali ad altissima partecipazione.

DA EROE A SOSPETTATO

Inizialmente, Jewell fu acclamato dai media come un eroe: gli agenti dell’FBI che si occuparono del caso però lo segnalarono fin da subito come uno dei principali (se non l’unico) sospettato, credendo che l’uomo avesse creato ad arte un “finto” attacco terroristico così da poter intervenire da eroe ed ottenere il clamore che in effetti gli si era creato intorno dopo l’accaduto. D’altronde, il curriculum passato di Richard Jewell evidenziava alcuni eccessi di zelo che lo ponevano in una posizione ambigua, contribuendo a creare un profilo quasi da manuale secondo gli agenti incaricati delle indagini.

Richard Jewell fu sottoposto a severe indagini da parte dell’FBI ma non fu mai formalmente accusato, e mai si arrivò ad un processo: le effimere (e secondo molti, anche tendenziose, come vuole sottolineare in alcuni punti il film di Clint Eastwood) prove contro di lui caddero in pochi mesi e finalmente nell’Ottobre del 1996 Jewell fu completamente scagionato dall’FBI, che dichiarò pubblicamente il termine delle indagini sulla sua persona.
I media furono ancor più impietosi degli agenti federali: fra il Luglio e l’Ottobre del 1996 (ed ancora per alcuni mesi) la stampa e la tv si accanirono contro la povera guardia di sicurezza, la cui vita si trasformò letteralmente in un inferno.
In seguito, Jewell e sua madre (nel film interpretata da Kathy Bates, che per il ruolo è in corsa per l’Oscar alla Miglior Attrice non Protagonista) fecero causa ai canali ed ai giornali (come la NBC, la CNN o il New York Post) che più si erano accaniti contro la sua persona, esprimendo pareri, affermazioni e soprattutto condanne del tutto infondati: riuscì a ricevere un rimborso per danni pari, nel complesso, a 2 Milioni di dollari.

LA PROVA FINALE

Solamente nel 2003 si ebbe la conferma finale dell’innocenza di Richard Jewell, che mise a tacere anche le ultime voci fuori dal coro che si dicevano convinte della sua colpevolezza e che condannavano la sua mancata incriminazione: il vero attentatore fu infatti identificato ed arrestato dall’FBI.
Eric Rudolph, responsabile di almeno altri 3 attentati simili, era l’uomo che piazzò la bomba al Centennial Park, nel Luglio del 1996: paventando motivazioni anti-abortiste, anti-socialiste ed anti-omosessuali, l’uomo confessò i suoi misfatti in quella che fu definita una “scelta tattica” da parte della difesa, tesa ad evitare la pena di morte; Rudolph fu infatti condannato a molteplici ergastoli (sta ancora scontando la sua pena nel penitenziario di Massima Sicurezza di Florence, in Colorado) ma ebbe salva la vita.

Gli anni dopo il 1996 non furono comunque facili per Richard Jewell: per anni l’onta costruita dai media lo perseguitò, limitando anche la sua carriera oltre che la sua vita personale. Riuscì comunque a trovare un lavoro nelle forze dell’ordine, diventando prima ufficiale di polizia e poi vice-sceriffo, e a trovare una compagna, Dana, che visionato il film di Clint Eastwood affermò di trovarlo estremamente fedele nella costruzione del carattere del suo ex marito.

Nel 2006, il governatore dello Stato della Georgia, Sonny Perdue, ringraziò finalmente pubblicamente Richard Jewell per i suoi meriti, chiudendo definitivamente la questione e restituendo all’uomo finalmente la sua dignità in tutta la sua interezza. Purtroppo, appena un anno più tardi Jewell, da sempre in sovrappeso e malato di diabete, morì (all’età di 44 anni) a causa di una insufficienza cardiaca, a seguito di alcune complicazioni dovute al diabete.