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I Golden Globe 2020 hanno segnato grandi vittorie per Quentin Tarantino e il suo C’era una volta a… Hollywood, 1917 di Sam Mendes, Joaquin Phoenix per Joker e Renée Zellweger per Judy. E poi Parasite, Chernobyl, Fleabag, Succession. La lista è lunga e senza dubbio, nella maggior parte dei casi, si tratta di premi meritati. Ma resta comunque l’amaro in bocca per una serie di titoli e autori completamente ignorati, quando molti si aspettavano che sarebbero stati coperti di premi.
Il colpo di scena più evidente riguarda Netflix. Il gigante dello streaming aveva ottenuto in totale 34 nomination, e sembrava proprio che questa sarebbe stata la sua serata. La celebrazione di un cambio di rotta nella storia del cinema e della TV. E invece la Hollywood Foreign Press Association ha preferito virare sulla conservazione dello status quo: vincono gli studios hollywoodiani, vincono le reti via cavo.
Tra le vittime della débacle di Netflix, la più illustre è senza dubbio The Irishman. Il film di Martin Scorsese, un’opera monumentale che chiude idealmente il ciclo di film gangster dell’autore, non ha ottenuto neanche una statuetta. E questo potrebbe far presagire un simile destino anche agli Oscar. Brucia moltissimo che Joe Pesci, eccezionale nel suo ritorno al cinema, non abbia vinto come attore non protagonista, anche se in effetti Brad Pitt in C’era una volta a… Hollywood è bravissimo. Sempre sul versante Netflix citiamo Storia di un matrimonio, che ha vinto un solo Golden Globe per l’interpretazione di Laura Dern. Snobbati Adam Driver e Scarlett Johansson.
Eddie Murphy avrebbe potuto ottenere una vittoria per il suo ruolo in Dolemite Is My Name (ancora, Netflix), un gradito ritorno per l’attore. E invece Taron Egerton gli ha soffiato il premio di miglior attore in una commedia o musical con Rocketman. Anche Jojo Rabbit, la dark comedy di Taika Waititi lodata dalla critica, è rimasta a bocca asciutta. Aveva due nomination – miglior film commedia o musical e miglior attore (Roman Griffin Davis) – che non hanno dato frutto.
Sul versante TV, Andrew Scott era un favorito per il ruolo del “prete sexy” in Fleabag. Ma Stellan Skarsgård è stato scelto per rappresentare Chernobyl. Niente da fare anche per Meryl Streep. La sua vittoria per Big Little Lies era data per scontata, e invece è stata Patricia Arquette a ottenere il premio per la migliore attrice in una serie limitata. Apple TV ha dovuto, infine, incassare una bella delusione per The Morning Show. Tre nomination – alla miglior serie drammatica e alle attrici Jennifer Aniston e Reese Witherspoon – e nessuna vittoria.
Nel corso della 77ma edizione dei Golden Globe non sono mancate le sorprese. Pochi si aspettavano che 1917 di Sam Mendes l’avrebbe spuntata nella categoria miglior film drammatico. Dove la competizione includeva Joker, The Irishman e Storia di un matrimonio. Eppure il film ha vinto, e Mendes ha strappato a Tarantino il premio per la migliore regia. Stessa cosa per la miglior serie TV drammatica: Succession ha sbaragliato la concorrenza di Big Little Lies, The Crown, Killing Eve e The Morning Show. Missing Link, il nuovo film d’animazione dello studio Laika, ha allo stesso modo sconfitto grossi titoli come Toy Story 4, Frozen II e Il Re Leone, ottenendo il premio al miglior film d’animazione.
Infine, sorprende anche la vittoria di due attori, ma per ragioni diverse. Ramy Youssef ha vinto come miglior attore in una serie comedy per Ramy, da lui scritta e interpretata. Youssef ha sbaragliato, tra gli altri, Michael Douglas (Il metodo Kominsky. Indovinate? Netflix!) e Bill Hader (Barry). Awkwafina invece colpisce perché è la prima donna americana di origini asiatiche a vincere come migliore attrice in un film commedia. “Spero che questo sia solo l’inizio”, ha detto dopo aver ritirato il premio per The Farewell. Riferendosi non solo a se stessa, ma a tutta la categoria.