ScreenWEEK Originals Animazione
“Vinciamo nel segno di I-Zenborg, polsi incrociati si vincerà… Guerra ai mostri senza pietà…” cantava la sigla di I-Zenborg, una delle serie a tecnica mista, a metà tra l’anime e il mondo dei tokusatsu, gli eroi live action giapponesi, sfornate dalla Tsuburaya Productions nella seconda metà degli anni 70. Ecco allora sette cose che forse non sapevate su I-Zenborg e la sua lotta ai dinosauri di gomma…
Kyoryu Daisenso Ai-Zenborg, cioè “Ai-Zenborg e la Grande Guerra dei Dinosauri”, viene creato da Tsuburaya Productions e va in onda in Giappone tra l’ottobre del 1977 e il febbraio del ’78, sulle frequenze di Tokyo 12 Channel. Ogni venerdì pomeriggio tra le 19,30 e le 20, per un totale di 39 episodi. È una serie che mescola personaggi animati e sequenze dal vivo in stile tokusatsu, con modellini di veicoli, diorama da far esplodere e attori che indossano pesanti tute di gomma chiamati a interpretare eroe e mostri. Il titolo è un gioco di parole tra i nomi dei due fratelli protagonisti (Ai e Zen – “amore” e “buono” – Tachibana) e gli impianti cyborg grazie ai quali si fondono/sincronizzano, e a un certo punto danno vita all’eroe gigante alla Ultraman che picchia i dinosauri in tutina, Super Ai Zen. In Italia la serie arriva nell’81, sulle TV locali, come I-Zenborg. Negli Stati Uniti, invece, escono un anno dopo solo le prime quattro puntate, trasformate nel film di montaggio Attack of the Super Monsters.
La Tsuburaya Productions è una società oggi controllata da Bandai, creata nel ’63 dall’uomo di cui porta il nome: il mago degli effetti speciali Eiji Tsuburaya, tra i padri del genere kaiju: suoi gli effetti del primo Gojira/Godzilla, nel ’54, oltre che di decine e decine di altre pellicole celebri. Nel ’66 la Tsuburaya crea una delle più amate e popolari serie tokusatsu di sempre, con Ultra Q e subito dopo Ultraman. Una collana di show che continua ancora oggi, dopo oltre trenta diversi capitoli e variazioni dell’eroe vestito di rosso. I-Zenborg era direttamente collegata alle radici kaiju e tokusatsu della sua casa di produzione. L’attore che impersonava sia l’eroe gigantesco Super Ai Zen che buona parte dei suoi nemici era Tatsumi Nikamoto, che qualche anno prima aveva vestito i panni attillatissimi di Ultraman nella serie Ultraman Leo. In carriera, a Nikamoto è capitato del resto di fare il triceratopo (The Last Dinosaur, 1977) e il kaiju Titanosaurus (in Distruggete Kong! La Terra è in pericolo, alias Mekagojira no gyakushu, 1975).
Proprio i dinosauri rappresentarono un problema per la troupe della Tsuburaya, perché non era facile renderli cattivi, visto che i bambini – giapponesi e non, di oggi come allora – amano questi bestioni preistorici. Anche per questo motivo, il tono dello show cambia nettamente dopo il giro di boa della prima metà di episodi, e non mancano le scene farsesche con i dinosauri che ballano o si lasciano andare a gag assortite per divertire il giovane pubblico. Il tema del Regno dei Dinosauri che usciva da un lunghissimo letargo era stato peraltro già al centro della serie robotica Getter Robot qualche anno prima… e di un altro ibrido anime/tokusatsu. Che però trattava i dinosauri dal punto di vista opposto.
Born Free – Il risveglio dei dinosauri (Kyoryu Tankentai Born Free) era infatti stato nel ’76 l’apripista di questi show a tecnica mista della Tsuburaya. In quella serie da 25 episodi (trasmessa in Italia su Rete 4 nel 1984), però, i dinosauri risvegliatisi (a causa del passaggio di una cometa) dalla loro pennica nel sottosuolo dovevano essere protetti dalla squadra di protagonisti, perché preda di umani malvagi. Terminata I-Zenborg, la trilogia di Tsuburaya sui dinosauri verrà completata nel biennio ’78-’79 da un altro show molto popolare pochi anni dopo qui in Italia, Koseidon (52 puntate divise in due stagioni), che però era un tokusatsu puro, privo di parti animate. Nel luglio del ’79, Tsuburaya tornerà quindi ai personaggi anime che si muovono su sfondi e veicoli reali con Tansor 5 – Avventura nella scienza (da noi su Canale 5, dall’82), incentrata sui viaggi del tempo anziché su dinosauri buoni o cattivi.
L’amore di vecchia data dei giapponesi per i Thunderbirds ha dato vita, tanto nel mondo degli anime quanto in quello dei tokusatsu, a tutta una serie di veicoli corazzati e velivoli muniti di trivelle e lame rotanti. I due mezzi di I-Zenborg, il cingolato Ai-Zen 1 di Ai e Zen, e la sua propaggine volante Ai-Zen 2, affidata al buffo Ippai e al cugino nipponico del Ragionier Filini, Barra, vennero trasformati negli anni 70 in vari modellini giocattolo prodotti dalla Tomy, venduti accanto ai pupazzi del cyborg gigante nato dalla fusione dei due fratelli cyborg.
Di I-Zenborg esistono anche dei toys moderni per collezionisti, realizzati dalla HL Pro, come la trivella volante in metallo o la figure del cyborg rossoverde gigante Super Ai Zen.
Ai era doppiata da Liliana Sorrentino (voce, tra le altre cose, di Pollon, Ritsuko di Neon Genesis Evangelion e Noa in Bia, la sfida della magia), mentre suo fratello Zen da Giorgio Locuratolo (Enos in Hazzard, Alcor in Goldrake, David Hasselhoff praticamente in tutta la sua carriera, da Supercar in poi). Ippai era Renzo Stacchi (Haran Banjo in Daitarn III), Barra il grande Sandro Pellegrini. Scomparso nel 2013, Pellegrini era noto soprattutto come prima voce italiana del Jigen di Lupin III, ma anche Torakiki in Hello! Spank, Mork nella terza e quarta stagione di Mork & Mindy, Yoda in Star Wars Episodio III – La vendetta dei Sith e tanto, tanto altro.
La (bellissima) sigla italiana di I-Zenborg era cantata dai Megalosingers, ennesimo pseudonimo dei Superobots di Douglas Meakin. Il brano venne scritto da Carlo Rossi, su musica e arrangiamento di Flavio Carraresi e Flavio Rotunno. Gli stessi autori avevano firmato anche l’altra sigla con cui I-Zenborg divideva nell’81 un 45 giri, Megaloman. La parte con voce robotica del testo sembrava apparentemente senza senso: A di uo ti a ci mi, sesseo sesse speo tra ti, damma o prio’ cirio fra bull, loco ripe qui ca u, ricro fallo I Zenborg… Anagrammando quella parte ne esce fuori però un messaggio cifrato: “Dai tuoi amici, S-O-S disperato, adopriamo cifrario blu, pericolo quaggiù, corri, vola I-Zenborg”…
Le musiche della colonna sonora di I-Zenborg riprendevano molto quelle di Pro-Wres no Hoshi Aztecaser (aka Azktekaiser) – tokusatsu del ’76 dedicato al mondo del wrestling giapponese e con vari inserti anime, prodotto sempre da Tsuburaya e co-creato dal papà dei Mazinga e di tanti altri robottoni, Go Nagai – perché firmate dallo stesso compositore, Toshiaki Tsushima. In una catena del riciclo, parte della musica di sottofondo creata per I-Zenborg sarebbe poi finita in Koseidon.
Nel dicembre del 2017, a quarant’anni dalla messa in onda della serie, è andato in onda in Arabia Saudita The Return of I-Zenborg, un documentario dedicato alla serie e arricchito da sequenze inedite (sia live action che animate), create per l’occasione. La versione giapponese è visibile su YouTube (il materiale nuovo parte dal minuto 25 circa). The Return of I-Zenborg è frutto di una collaborazione tra Tsuburaya e l’arabo che si vede nel documentario, Jarrah Yossif Alfurih. Superfan che ci teneva proprio tanto a riportare in pista una serie amata così tanto da ragazzo…