Preceduto da uno scetticismo che l’ha praticamente accompagnato fin dall’annuncio del progetto, ecco finalmente arrivare nelle sale americane il musical di Tom Hooper tratto dal capolavoro di Andrew Lloyd Webber. Anche le recensioni iniziali non sono certo state benevole con la trasposizione cinematografica di Cats, che vede protagonisti tra gli altri Idris Elba, Judi Dench, Ian McKellen, Jennifer Hudson e Taylor Swift.
Dopo averlo finalmente visto possiamo onestamente scrivere che il lungometraggio decisamente non merita un trattamento simile poiché pur costruito con evidenti difetti e alcune ingenuità, Cats possiede un’anima pulsante e dolorosa. È forse possibile che non soltanto il pubblico ma anche la critica si stiano sempre più disabituando a un cinema che non cerca soltanto ritmo preconfezionato della narrazione, spettacolo pirotecnico, idee ed emozioni dosate secondo le regole del mainstream contemporaneo? Il dubbio nasce dal fatto che Hooper proprio non segue tali coordinate, ma abbraccia totalmente – e lo ripetiamo, forse anche ingenuamente – l’anima dell’opera stessa. Cats è un film difficile da seguire, stagnante in alcune sequenze iniziali, volutamente “teatrale” nella composizione degli ambienti e delle scenografie. Eppure fin da subito s’inizia a sentire il dolore dei personaggi, esseri dimenticati dalla luce del giorno che vivono di scarti, di illusioni spezzate, di momenti effimera allegria. Anche nei numeri musicali più leggeri il film di Hooper è intriso di una disperazione soffusa ma palpabile. Superate le difficoltà che la narrazione incontra in una prima parte piuttosto lenta, quando la storia cambia marcia Cats diventa allora un melodramma più facile da seguire, impreziosito da alcuni momenti musicali davvero notevoli: su tutti quello che vede protagonista una Jennifer Hudson vibrante, appassionata, dalla voce inimitabile.
In un momento in cui il cinema delle major, soprattutto quello realizzato con budget consistenti, sembra sempre più realizzato con lo stampino, al fine meramente commerciale di andare incontro a determinate aspettative del pubblico senza stimolarli veramente, Cats è invece un musical che sfida lo spettatore: ne mette alla prova la pazienza, lo costringe ad assaporare la musica e i testi ancor prima che la trama, a fare i conti con personaggi che soffrono veramente. Tom Hooper ha realizzato un prodotto certamente imperfetto ma a tratti ipnotico, che fonde con coraggio effetti speciali contemporanei con un’idea di cinema più datata, appartenente a un periodo in cui si poteva sperimentare, rischiare di proporre un qualcosa di personale, pur con tutti i suoi difetti.
Cats sembra uscito direttamente dagli anni ’70, quelli di Jesus Christ Superstar e di The Wiz: magari è arrivato fuori tempo massimo, ma certamente non può essere bollato come un prodotto superficiale. Non è calibrato come Les Miserables – il precedente successo di Hooper con Hugh Jackman, Russell Crowe e Anne Hathaway – ma forse è ancora più emozionante, proprio per il suo essere imperfetto. Proprio come i suoi gatti, che soffrono e sognano un’altra vita…