ScreenWEEK Originals Animazione
Era un robot gigante giapponese diverso da tutti gli altri, Trider G7, perché il primo sottoposto a spending review. Bene di famiglia e cespite aziendale, in battaglia, oltre a dover sconfiggere i malvagi robot di Ondron e Lord Zakuron, doveva tenere sotto controllo i costi. Ché a ogni missile sparato, il vicepresidente della compagnia, Umemaro Kakikoji, stava lì a fare i conti al giovane Watta. Dopo tutti quei pugni a razzo e quelle tette missile gettati via nella saga dei Mazinga, era ora di insegnare ai ragazzini piloti di robot da combattimento il valore del denaro…
Muteki Robo Toraidaa Jii Sebun, cioè “L’invincibile robot Trider G7”, per gli amici Trider G7 e basta, va in onda per la prima volta sulle frequenze di Nagoya TV il 2 febbraio del 1980. Genuino figlio del nuovo decennio, le sue avventure continuano per 50 episodi, fino al 24 febbraio dell’81. Creato dalla Sunrise, come Gundam, e sviluppato dal team celato dietro al nome collettivo Hajime Yatate (se ne parlava la settimana scorsa, a proposito di Vultus V), Trider G7 andava ad occupare lo slot in palinsesto – il sabato alle 17,30 – occupato fino a qualche giorno prima (26 gennaio) da Mobile Suit Gundam, e che in seguito avrebbe ereditato Daioja, il cugino robotico dell’invincibile Shogun. In Italia, Trider G7 arriva solo poche settimane dopo, nell’81, su Rete A e altre reti private. Watta era doppiato da Rodolfo Bianchi, che in carriera, tra le altre cose, è stato la voce di Chuck Norris in Walker Texas Ranger e quella di Zenigata in Lupin III a partire dal ’92.
Dicevamo: Trider G7 arriva dopo Gundam, è prodotto dallo stesso studio, Sunrise, e ha la stessa voce narrante (Ichiro Nagai) e lo stesso mecha designer (Kunio Okawara). Ma è una serie dal taglio completamente diverso. Il dramma bellico di Gundam aveva fatto presa sugli spettatori più grandi, e dopo la fredda accoglienza riservata alla serie TV, con le repliche e i film per il cinema stava per esplodere in Giappone la Gundam mania, alimentata da una vendita infinita di modellini. Ma con Trider G7 non si punta a quella prima generazione di otaku, perché il target sono i bambini. Si vuole recuperare quel pubblico perso con Gundam, perciò si sceglie un bambino e lo si mette a capo di un’azienda di famiglia, la Takeo General Company, e alla guida di un robot che parte da un parco giochi.
Il tono di Trider G7 è scanzonato e allegro, ma non mancano alcuni spunti di “realismo robotico”, come la popolazione avvertita prima della partenza del Trider, Watta che va a scuola o questo fatto del costo dei combattimenti da tenere continuamente sotto controllo. L’esperimento funziona, perché gli ascolti vanno bene e Trider G7 può continuare la sua corsa fino in fondo, a differenza di quanto avvenuto con Gundam, chiuso anticipatamente dopo 43 puntate per il magro share in TV.
C’è un motivo ben preciso se negli spaccati di vita quotidiana che mostrano Watta, Ikue, Tetsuo e gli altri alle prese con la gestione dell’azienda sono così frequenti le scene in cui si mangia o comunque collegate all’alimentazione (come tutti quei controlli scolastici sui denti di Watta e compagni). La Sotsu Agency era l’agenzia pubblicitaria che si occupava sostanzialmente di raccogliere i fondi per la realizzazione degli anime Sunrise – una collaborazione nata con Zambot 3 e proseguita con Gundam – e per Trider G7 decise di puntare sul cibo, che avrebbe fatto presa sugli sponsor.
Ma Trider G7, oltre che di scofanate di ramen, è pieno anche di citazioni. Di altri anime, soprattutto Sunrise, ma non solo. In diversi episodi i protagonisti guardano in TV Daitarn 3 o Gundam, si vedono i robot giocattolo di queste serie e di Zambot 3 a un tiro a segno, qui e là compaiono il robottino Haro, Haran Banjo (più volte), uno dei Cyborg 009 e un parente alla lontana del Clint Eastwood della Trilogia del Dollaro di Sergio Leone. Ma c’è anche spazio per il vecchio Bill Gates, in un certo senso. Nelle ultime puntate, durante la sequenza di avvio del Trider G7 appare una schermata che recita: “SR 0A FORTRAN, Transfer-2 CODE by Microsoft” (il Fortran è un linguaggio di programmazione nato negli anni 50).
Perché proprio quel G7 nel titolo? In Giappone esistono varie teorie al riguardo, la più accreditata delle quali lo vuole legato al “Golden Time delle 7 di sera”, l’orario migliore per la trasmissione degli anime sin dagli anni 70 e dai tempi di Mazinga Z, che Trider e i suoi fratelli Sunrise sfidavano andando in onda su Nagoya TV alle 17,30. Secondo una diversa scuola di pensiero, gli sponsor pagavano meno per qualsiasi programma animato trasmesso al di fuori del Golden Time: all’incirca il 70%. Gira gira, si torna sempre al pallottoliere con cui alla Takao si tenevano i conti, insomma.
La Clover produsse all’epoca tutta una serie di modellini del Trider G7, da quelli più economici in plastica ai modelli Deluxe trasformabili. In Italia i vari Trider G7 ali di fuoco, combination set, etc. vennero importati da Ceppi Ratti. Per avere un robot dalla trasformazione prossima a quella dell’anime si è dovuto attendere però il 2014, con l’arrivo del Soul of Chogokin GX-66, nella linea di (costosi) modelli moderni Bandai per collezionisti. La chicca era la testa extra incastrabile in una basetta porta-armi, per simulare quella del Trider che spuntava nel parco giochi.
E a proposito di teste. Per una botta di nostalgia, riesumiamo pure il Galaxy Putty, venduto sempre da Ceppi Ratti come “la misteriosa sostanza intergalattica contenuta nei robot spaziali”, a forma di capoccia del Trider, di Daikengo, di Gundam e dello Zambot 3. Dentro i robot spaziali, insomma, c’era… slime. Slime “fluorescente, ma non tossico”.
La sigla “Trider G7” è stata scritta da Franca Evangelisti su musica e arrangiamento di Franco Micalizzi, la cui carriera era partita dieci anni prima con una colonna sonora passata alla storia, quella de Lo chiamavano Trinità e che avrebbe incluso, tra l’altro, nell’82 la ceberrima sigla di Lupin III nota come “Lupin – Fisarmonica”. A incidere il brano è la band dei Superobots di Douglas Meakin, con i cori di Simona Pirone. Sul lato B del 45 giri, stampato da RCA, c’era la sigla di Tamagon risolve tutto. La sigla originale giapponese era cantata da Isao Taira, che si è occupata anche di quelle di altre serie robotiche come Daioja, Ideon e di un brano per Baldios.
Come per tanti altri anime giapponesi, anche di Trider G7 vennero realizzati a inizio anni 80 vari fumetti italiani su licenza, per riviste contenitore come Cartoni in TV. Il più clamoroso è però quello a puntate pubblicato sul Corriere dei Piccoli nel dicembre del 1982. La Ceppi Ratti, per vendere tutti quei robot giocattolo del Trider, di Zambot, Gordian, Calendar Men e colleghi e che iniziavano a restarle sul groppone, s’inventa questa cosa del presepe con i robottoni. Per rafforzare il messaggio, viene realizzato questo fumetto per il Corrierino in cui, ehr, Trider G7 incontra Maria e Giuseppe… e si occupa del riscaldamento della capanna per la nascita di Gesù. Dice che trovare loro un alloggio più confortevole, con tutta quella tecnologia a disposizione, pareva brutto. Qui tutta la storia, che si chiude con un caldo abbraccio dei robottoni (e colleghi vari, come quelli di Supercar Gattiger e Starzinger) attorno alla natività. “Buon Natale a tutti, e compratevi i robottini, maledetti ragazzini dell’82 col braccino!”.