La percezione del tempo muta con il passare degli anni, e l’estate, da bambini o adolescenti, è una prateria infinita che brulica di opportunità straordinarie. È anche la stagione della memoria, cui leghiamo il profumo di una pineta, il suono ritmico delle onde marine o una canzone da ballare, e che susciterà per anni il ricordo di quel momento. Nei paesi mediterranei, poi, l’estate ha un passo molto peculiare, disteso e contemplativo, che sorprende piacevolmente i turisti anglosassoni in cerca di relax. Per un ragazzo di New York come Timothée Chalamet, nato e cresciuto nella tumultuosa Manhattan, trascorrere le estati in Francia dev’essere stato un toccasana rigenerante, prima di ributtarsi nella frenesia della metropoli. Lo dice già il cognome: Timothée Chalamet ha origini francesi da parte di padre, mentre la madre ha discendenze russo-ebree e austriaco-ebree. Un melting pot geografico e culturale, proprio come il protagonista di Chiamami col tuo nome, che segnerà un punto di svolta nella sua carriera.
Da piccolo, però, i suoi sogni guardano in tutt’altra direzione: vorrebbe diventare un calciatore, come molti suoi coetanei europei. Durante le vacanze dai nonni paterni a Le Chambon-sur-Lignon, nell’Alta Loira, il tredicenne Timothée allena persino i giovanissimi calciatori di un campus estivo, segno che la sua passione per il calcio non è così effimera. Eppure, il temperamento artistico della sua famiglia si rivela più forte: con una madre ex ballerina di Broadway, una zia sceneggiatrice e uno zio regista, è difficile ignorare il richiamo delle arti. Inoltre, resta impressionato dalla visione di Heath Ledger ne Il Cavaliere Oscuro: la performance febbricitante del talento australiano, così libera e imprevedibile, gli trasmette definitivamente il virus della recitazione, e Timothée ormai è sicuro; vuole fare l’attore.
Abituato fin da bambino a girare spot pubblicitari, Timothée è però consapevole che la vera recitazione sia un’altra cosa, e infatti pensa a un indirizzo di studi molto specifico. Sua sorella maggiore, Pauline, è iscritta al celebre Fiorello Laguardia High School, istituto di Manhattan dove si studiano musica, arte, danza e teatro: per intenderci, è la scuola che ha ispirato la serie Saranno famosi, e dove si formano i grandi performer di domani. Affascinato dai racconti della sorella, Timothée decide che il Laguardia è il posto giusto per sfogare la sua energia e accettare le proprie insicurezze, imparando al contempo le basi dell’arte performativa. E funziona: la futura star si ambienta nella scuola, prende confidenza e diventa anche piuttosto popolare. La prova è il suo progetto per la classe di statistica: invece di limitarsi a scrivere una tesina, Timothée registra un video rap e lo dedica alla sua insegnante, Ms. Lawton, firmandosi come Lil’ Timmy Tim. Purtroppo, però, la signora Lawton non premia la sua originalità, e gli assegna solo un D+…
L’influenza benevola della scuola e dei suoi insegnanti lo spinge a mettersi alla prova. Sostiene varie audizioni, fa il suo debutto televisivo nel 2009 con Law & Order e poi ottiene dei ruoli ricorrenti in Royal Pains e Homeland, dove interpreta il figlio ribelle del Vice Presidente Walden. Timothée comincia quindi a farsi conoscere dal grande pubblico, ma al contempo partecipa alle produzioni teatrali del Laguardia, tra cui Cabaret e Sweet Charity.
Nel 2014, un anno dopo il diploma, arriva il suo debutto sul grande schermo: Jason Reitman gli affida una piccola parte in Men, Women & Children, ma è soprattutto con Interstellar di Christopher Nolan che Chalamet si fa notare da spettatori e critica, prestando il volto al figlio di Matthew McConaughey. Nel frattempo si iscrive alla Columbia University, dove studia antropologia culturale, ma passare da un liceo di arti performative a un ambiente accademico di stampo classico non è facile: un anno dopo, infatti, passa alla Gallatin, che gli permette di
costruire liberamente il suo piano di studi e gli lascia più tempo per la recitazione. In questi anni costruisce la sua esperienza nel cinema indie, ottenendo i consensi della stampa specializzata soprattutto in Miss Stevens di Julia Hart, quando un critico del New York Times lo paragona addirittura a James Dean.
Timothée Chalamet in Interstellar (2014)
Ciò che gli manca è una svolta decisiva nella sua carriera, un ruolo che lo proietti nell’empireo degli attori emergenti. Eppure, l’occasione giusta è già nelle sue mani, solo che ancora non lo sa. Nel 2013, infatti, l’agente Brian Swardstrom è convinto che Timothée Chalamet sia perfetto per un film su cui sta lavorando suo marito, il produttore Peter Spears, insieme al regista italiano Luca Guadagnino: si tratta proprio dell’adattamento di Chiamami col tuo nome, un romanzo di André Aciman che, peraltro, Timothée ha già letto. Quando lo incontra, Guadagnino non ha dubbi: è sicuro che Timothée abbia l’ambizione, l’intelligenza, la sensibilità, l’ingenuità e il temperamento artistico per interpretare il protagonista Elio, un adolescente che trascorre le vacanze in Italia nel 1983 e s’innamora di un dottorando di antropologia che studia con suo padre. Così, il giovane newyorkese con ascendenze francesi, russe e austriache si trasferisce in provincia di Cremona per tre mesi, dove studia l’italiano e ritrova le placide atmosfere estive della sua infanzia.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: il film diventa ben presto un grande successo internazionale, e Timothée viene acclamato per la sua performance intensa e sfumata, capace di interiorizzare il tumulto emotivo del personaggio (e dell’adolescenza, più in generale). Vince quindi il Gotham Independent Film Award come attore emergente, e viene nominato ai Golden Globe, ai SAG Award, ai BAFTA e anche agli Oscar. Era dal 1939 – con Mickey Rooney – che un interprete così giovane non veniva candidato come Miglior Attore. Insomma, la sua carriera raggiunge il punto di non ritorno: ora Timothée Chalamet è uno dei nomi più “caldi” di Hollywood, e le conseguenze si vedono subito.
Timothée Chalamet in Chiamami col tuo nome (2017)
Nello stesso anno, il 2017, interpreta il protagonista di Hot Summer Nights, e affianca Saoirse Ronan nel cast di Lady Bird, acclamato debutto registico (solitario) di Greta Gerwig. È un’opportunità per dimostrare la versatilità del suo talento: ben lontano dalla delicatezza sensibile di Elio, il Kyle Scheible di Lady Bird è un ricco hipster dal carattere volubile, che suscita l’ilarità del pubblico grazie alla performance di Chalamet. Nel 2017 è anche fra gli interpreti di Hostiles, mentre nel 2018 è la volta di Beautiful Boy, dove presta il volto a un adolescente in lotta con la dipendenza da droghe.
Anche Woody Allen lo vuole per il suo nuovo film, Un giorno di pioggia a New York, e gli affida il ruolo del protagonista: Gatsby Welles, rampollo di una ricca famiglia newyorkese che studia allo Yardley College insieme alla sua ragazza. Allen sfrutta al meglio il portamento asciutto ed elegante dell’attore, facendone un dandy contemporaneo che rifiuta le mode del presente, ama il caos di Manhattan e sogna il romanticismo dei vecchi film. Gatsby – nome tutt’altro che casuale – sembra ricalcato sul suo viso malinconico, pregno d’ironia disincantata. Una disillusione che ben presto si scioglie in un bacio appassionato sotto la pioggia di Central Park.
Intanto, Timothée viene apprezzato anche per Il re di David Michôd, dove interpreta un dolente Enrico V ispirato alle opere di Shakespeare. Presto lo rivedremo al servizio di Greta Gerwig in Piccole donne, mentre il 2020 sarà l’anno di Dune, film di Denis Villeneuve basato sul celebre romanzo di Frank Herbert: il suo ruolo sarà quello di Paul Atreides, leggendario eroe della storia. È atteso inoltre dalla sua prima collaborazione con Wes Anderson in The French Dispatch, ennesima prova della stima che nutrono per lui i più grandi registi nordamericani. Ma, come si suol dire, questo è solo l’inizio.
Timothée Chalamet in Un giorno di pioggia a New York (2019)