Il signore degli anelli: ecco come cambiano i nomi nella nuova traduzione

Il signore degli anelli: ecco come cambiano i nomi nella nuova traduzione

Di Marco Triolo

La nuova traduzione del primo libro de Il signore degli anelli, La compagnia dell’anello, è finalmente in tutte le librerie. Prima ancora che uscisse era già al centro di parecchie discussioni da parte dei fan del testo di J.R.R. Tolkien, legati alla vecchia traduzione di Vittoria Alliata di Villafranca e Quirino Principe. Ottavio Fatica, il nuovo traduttore, ha affrontato l’impresa con un approccio molto fedele al testo, seguendo anche indicazioni date da Tolkien stesso ai traduttori. Per questo, non mancano i cambiamenti che scateneranno l’ira funesta di certi lettori di vecchia data.

Fatica ha lavorato con la consulenza dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani, che ha accompagnato l’uscita de La compagnia dell’anello con un interessante articolo che trovate qui. Il dettaglio più vistoso, che sta già facendo discutere, è la scelta di fatica di cambiare il nome di Samvise (resa italiana di Samwise) in Samplicio. Esatto: il fedele braccio destro di Frodo, da molti visto come vero eroe del romanzo, cambia nome in Italia. Una scelta che rispetta le intenzioni di Tolkien: il nome hobbit originario di Sam è infatti Banazîr, il cui significato è “half-wise, simple”, ovvero tra il saggio e il sempliciotto. Il nome Samwise deriva dall’anglosassone “samwís”, che ha un significato simile. Fatica ha dunque preso un vero nome italiano molto diffuso un tempo, Simplicio, plasmandolo in modo da ottenere una migliore resa italiana di Samwise. Samvise, in effetti, non ha alcun senso.

Così come non aveva senso Gaffiere, resa italiana di Gaffer. Fatica lo rende con Veglio, che recupera il senso di anziano degno di rispetto. Cambiano, ancora, le traduzioni dei cognomi Oldbuck/Brandybuck, che diventano Vecchiodaino/Brandaino invece di Vecchiobecco/Brandibuck. Barliman Butterbur, oste della locanda del Puledro Impennato, non sarà più Omorzo Cactaceo, ma diventa Omorzo Farfaraccio, per rispettare la fedeltà alla botanica. Oltretutto, il Puledro Impennato diventa Cavallino Inalberato.

Non solo i nomi propri

Ottavio Fatica ha anche messo mano a termini tecnici, titoli e molto altro. Il Sovrintendente di Gondor diventa Castaldo, termine che per i Longobardi indicava “l’amministratore delle rendite del re, posto sotto la sua immediata dipendenza, con attribuzioni civili, militari, giudiziarie e di polizia, entro i limiti del territorio affidatogli” (Vocabolario Treccani). Le suddivisioni della Contea, ovvero Farthing, diventano Quartieri, singolare “Quartiero” con la o, per distinguerlo dal significato diverso che ha assunto la parola quartiere in italiano (qui indica proprio la “quarta parte” della Contea, come del resto farthing). I Ranger diventano Forestali, mentre Grampasso, storico soprannome di Aragorn, diventa Passolungo.

E poi naturalmente c’è la traduzione della Poesia dell’Anello, che riportiamo di seguito nelle due versioni. Prima quella di Fatica:

Tre Anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo,
Sette ai Principi dei Nani nell’Aule di pietra,
Nove agli Uomini Mortali dal fato crudele,
Uno al Nero Sire sul suo trono tetro
Nella Terra di Mordor dove le Ombre si celano.
Un Anello per trovarli, Uno per vincerli,
Uno per radunarli e al buio avvincerli
Nella Terra di Mordor dove le Ombre si celano.

Ed ecco quella storica:

Tre Anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende,
Sette ai Principi dei Nani nelle lor rocche di pietra,
Nove agli Uomini Mortali che la triste morte attende,
Uno per l’Oscuro Sire chiuso nella reggia tetra,
Nella Terra di Mordor, dove l’Ombra nera scende.
Un Anello per domarli, un Anello per trovarli,
Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli,
Nella Terra di Mordor, dove l’Ombra cupa scende.

È chiaro il tentativo di Fatica di rispettare la metrica originale più della vecchia versione, che si prendeva anche diverse libertà rispetto al testo pur di mantenere la rima ABAB, che invece salta nella traduzione di Fatica.

In conclusione

È inevitabile che una nuova traduzione porti a una serie di scossoni, soprattutto visto che la precedente ha cinquant’anni di storia alle spalle. Eppure bisogna ammettere che Bompiani avrebbe potuto tranquillamente proseguire così e avrebbe venduto lo stesso. La scelta di operare un tale cambiamento è indice della volontà di smarcare l’opera di Tolkien dalla narrativa di genere e ritagliare all’autore un posto tra i grandi del Novecento. Ulteriore prova ne è la copertina della nuova edizione de La compagnia dell’anello, in cui, invece di illustrazioni a tema, appare una foto satellitare di Marte. Il signore degli anelli non è “solo” un fantasy (non che ciò abbia accezione negativa, sia chiaro), è un capolavoro della letteratura del secolo scorso.

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