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Fuga da Los Angeles (FantaDoc)

Pubblicato il 28 novembre 2019 di DocManhattan

Era più o meno dall’uscita di 1997: Fuga da New York che quelle voci giravano all’ombra delle colline di Hollywood. Si continuava a ripetere che prima o poi John Carpenter e Kurt Russell sarebbero tornati a raccontare una nuova storia del guercio più fascinoso della storia del cinema di fantascienza, Snake Plissken (noi italiani, nel rispetto di quanto chiedeva il personaggio, doppiato da Carlo Valli, l’abbiamo sempre chiamato Jena). Si diceva, sin dagli anni 80, di questo secondo capitolo ambientato in California, di questa “fuga da Los Angeles” per Snake. Ma la verità era che solo metà del sodalizio artistico composto da Carpenter e Russell era interessata alla cosa. Hint: non si trattava del regista.

“VOLEVO FAR CONTENTO KURT”

Sì, 1997: Fuga da New York si era rivelato nel 1981 un film di successo, capace di incassare oltre quattro volte il suo budget, e sì, nel corso degli anni si era ritagliato il meritato rango di pellicola sci-fi di culto, pluricitata praticamente ovunque. Ma Carpenter non vuole davvero saperne. Per oltre dieci anni, quando salta fuori la domanda sul seguito di Escape from New York, gigioneggia, dice e non dice, ma in seguito rivelerà che l’idea non gli è mai andata realmente a genio. “Non volevo fare un seguito, perché non sapevo come renderlo diverso dall’originale”: e in effetti, giudicando a prodotto finito, era una paura legittima. Ma ci torniamo più avanti.

Nel 1986, il produttore e sceneggiatore Coleman Luck (artefice di serie TV come M.A.N.T.I.S., La legge di Bird e Un giustiziere a New York) sforna una proposta per la seconda fuga di Plissken, ma Carpenter – che come detto di riserve ne aveva già il bagagliaio dell’auto pieno – la giudica inadatta. “Troppo leggera, troppo campy”. Solo sette anni dopo, nel ’93, il regista si mette finalmente al lavoro sul progetto, con Kurt Russell e Debra Hill, già produttrice di 1997: Fuga da New York, e fidatissima collaboratrice di Carpenter sul fronte sceneggiature dai tempi del primo Halloween e di The Fog. Se Carpenter alla fine accetta è soprattutto per accontentare Kurt Russell, che invece nel seguito ci crede eccome: “Perché aveva sempre amato il personaggio di Snake Plissken e voleva tornare a interpretarlo”. Non solo, a detta di Carpenter, l’attore aveva voglia di farlo il prima possibile, perché certi film d’azione non puoi affrontarli quando poi sei in là con gli anni. A Sylvester Stallone non piace questo commento.

TROPPI SOLDI

Ok, rimettere Russell sotto la benda e qualche magliettina smanicata di Snake. Ma per fargli fare cosa? Farlo fuggire da che, in quel di Los Angeles? Carpenter, Hill e Russell non hanno davvero un’idea per una storia, finché a Carpenter non viene in mente che lì in California non c’è nulla di più spaventoso dell’incubo terremoti. Poco prima, il 28 giugno del ’92, c’è stato quello devastante di Landers, nel sud dello Stato. “Che ne dite se trasformiamo Los Angeles in un’isola per colpa di un terribile sisma?”, la butta lì Carpenter. Da lì segue tutto il resto, lo spunto di un paese in mano a una teocrazia, con la città degli angeli trasformata in isola dei peccatori, e un’altra missione che Snake deve affrontare lottando tanto contro i cattivi quanto contro il tempo.

Quando il copione di Escape from L.A. è finalmente pronto, una decina di mesi dopo, la Paramount lo compra senza pensarci troppo su. Ma vuole il film in sala entro agosto, e questo vuol dire che Carpenter e gli altri dovranno correre. Fuga da Los Angeles viene girato in 70 giorni e con un budget di 50 milioni di dollari, che è grosso modo la stessa cifra con cui Roland Emmerich qualche mese prima ha tirato fuori Stargate. È il budget più grande con cui Carpenter abbia mai lavorato, e nelle settimane precedenti all’inizio delle riprese la cosa lo tormenta. Notti insonni condite da dubbi, perché teme di essersi ficcato in qualcosa di troppo grande, confessa tempo dopo ai microfoni di una rivista.

SULLA CRESTA DI FONDA

Quello che i seguiti di Halloween gli hanno insegnato, del resto, è che il pubblico affezionato a un film che va a vederne un seguito vuole “essenzialmente lo stesso film, ma presentato in un modo diverso”, perciò s’industria per presentare l’avventura di Snake a una nuova generazione, senza presupporre necessariamente che il pubblico abbia già visto l’originale. Un film che sia insomma fruibile per tutti, visto che sono trascorsi comunque quindici anni. Ad affiancare Kurt Russell – che passa un sacco di tempo ad allenarsi con un pallone da basket. Tutti quei tiri che si vedono nel film, anche quello finale, sono veri – è un ricco cast di personaggi, grazie a un cast in cui figurano Steve Buscemi, Pam Grier, Cliff Robertson, un irriconoscibile Bruce Campbell, la nostra Valeria GolinoRobert Carradine, il fratello di David. Della L.A. devastata si occupa Lawrence G. Paull, già production designer di Blade Runner (lavoro che gli era valso una nomination all’Oscar) e scomparso giusto qualche settimana fa. Fonda e Russell si fanno una surfata lungo Wilshire Boulevard, la CGI fa pena (alla Buena Vista Visual Effects non si erano mai occupati di effetti in computer graphic, pare) e tutta l’avventura è riconducibile per Carpenter al classico viaggio dell’eroe in un mondo pieno di imprevisti, come nell’Odissea.

Solo che qui, alla fine, vincono i Proci.

“DIECI VOLTE MIGLIORE DI FUGA DA NEW YORK”

L’accoglienza della stampa, quando il film è pronto ad affrontare le sale, il 9 agosto del ’96 (in Italia il 10 gennaio dell’anno dopo. Ai tempi si portava), le recensioni negative fioccano. Anacronistica, fiacca, cartoonosa… campy: gli aggettivi spesi per la pellicola dalle riviste dell’epoca non dipingono un quadro particolarmente roseo. Variety trova Fuga da Los Angeles divertente ma poco coeso, il NYT scrive che non allaccia le scarpe al suo predecessore. Il generalmente caustico Roger Ebert invece lo apprezza, vedendoci una presa per i fondelli del genere, retta da una visione folle ed energica, tanto che funziona sia come film serio che come satira delle pellicole action. Il pubblico pagante, a ogni modo, non gradisce. Fuga da Los Angeles floppa, incassa metà del suo budget: Snake ha spento il pianeta, con quel finale bastardo voluto da Russell, e il pubblico che per anni ha atteso una sua nuova sgambata ha spento lui.

Anni dopo, Carpenter ribadirà che per lui era un film di gran lunga superiore al primo. “Dieci volte migliore, perché ha più contenuti, è più maturo. Penso che ad alcuni non sia piaciuto perché l’hanno visto come un remake e non un seguito… Immagino sia la vecchia faccenda di quale film sia migliore tra Un dollaro d’onore (Rio Bravo) ed El Dorado: sono essenzialmente la stessa pellicola. Datemi del tempo, lo rivaluteranno come hanno fatto con La Cosa e altri miei film”. E chi si muove, John? Chiusa la rimpatriata con Snake, Kurt Russell ha girato, tra le altre cose, lo sfortunato “sequel spirituale” di Blade Runner, Soldier di Paul W. S. Anderson, e John Carpenter gli altrettanto sfortunati VampiresFantasmi da Marte: tutti e tre future tappe del nostro tour a bordo del FantaDoc Express. Restate seduti, il viaggio è ancora lungo.

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