Watchmen e il massacro della borghesia nera: la vera storia dietro l’episodio 1

Watchmen e il massacro della borghesia nera: la vera storia dietro l’episodio 1

Di Filippo Magnifico

ATTENZIONE: IL SEGUENTE ARTICOLO CONTIENE SPOILER

Il primo episodio di Watchmen, la serie targata HBO creata da Damon Lindelof e ispirata al romanzo a fumetti di Alan Moore e Dave Gibson, inizia a Tulsa, in Oklahoma, nel 1921.
Si tratta di un incipit particolarmente potente, che si ispira ad una triste pagina di storia, avvenuta, appunto, il 31 maggio del 1921: la strage di Tulsa.

La Wall Street nera

Nel primo dopoguerra negli Stati Uniti era ancora in vigore il sistema segregazionista.
A Tulsa, però, la comunità afroamericana era riuscita a creare un distretto benestante: Greenwood, noto anche come “la Wall Street nera”.
Le tensioni razziali, però, erano sempre all’ordine del giorno. I sostenitori della “supremazia bianca” erano alla continua ricerca di un pretesto per dare sfogo a tutta la loro rabbia e frustrazione.
Quel pretesto arrivò alla fine di maggio.

L’ascensore

Il 30 maggio del 1921 Dick Rowland, un giovane lustrascarpe afroamericano, sale sull’ascensore di un edificio commerciale situato nel centro di Tulsa. Con lui anche una ragazza bianca, Sarah Page, l’operatrice dell’ascensore. I due si conoscono, almeno di vista.
Sono le quattro del pomeriggio e all’interno di quell’ascensore succede qualcosa. L’impiegato di un negozio presente nell’edificio sente la donna urlare e vede un giovane uomo nero correre.
Cosa è successo? Nessuno lo sa ma sia le indagini che le persone che conoscono bene il giovane Dick sono pronte a giurare che non sarebbe mai in grado di compiere un’aggressione.
L’ipotesi più probabile è che si tratti di un incidente: Dick potrebbe essere inciampato, caduto addosso alla giovane Sarah, che presa alla sprovvista avrebbe urlato per istinto.
Ma perché fuggire, allora?
Perché la dinamica non gioca decisamente a favore di Dick.
Se sei afroamericano, nell’America degli anni ’20, ti trovi da solo in un ascensore con una giovane donna bianca e qualcosa va storto, ti conviene scappare.
Perché poche, pochissime persone saranno disposte a crederti.

L’accusa di stupro

Il giorno dopo Dick viene arrestato, mentre la stampa comincia a ricamare su quanto accaduto.
Si parla di stupro, si usano titoli sensazionalistici (a dir poco raccapriccianti come “Nab Negro for Attacking Girl In an Elevator”). Si fomenta la rabbia e, inutile dirlo, ci sono persone che non aspettano altro.
Mentre la comunità di Greenwood continua a difendere a spada tratta il giovane, c’è chi si erge a paladino della purezza femminile. C’è chi dice che non se ne può più, che bisogna fermare tutto questo.

Lo scontro

Le due comunità si trovano presto faccia a faccia davanti al tribunale della contea, dove è rinchiuso il povero, terrorizzato Dick.
Lo sceriffo cerca di stemperare la tensione e contemporaneamente attua misure di sicurezza per non permettere alla folla di entrare nell’edificio.
Alcuni veterani della Prima Guerra Mondiale cominciano ad organizzare gli armamenti e le tattiche. Ci si prepara al peggio, che puntualmente arriva nel momento in cui viene esploso il primo colpo.

È una vera e propria guerra, che ben presto si sposta verso Greenwood, con i bianchi armati di tutto punto che distruggono tutto quello che incontrano nel benestante distretto afroamericano.
Greenwood, il simbolo di tutto quello che i sostenitori della “supremazia bianca” odiano, ma soprattutto invidiano.
Perché tutti quei professionisti e imprenditori che hanno fatto i soldi, magari con il petrolio scoperto nelle loro proprietà che in teoria non dovevano valere niente, non fanno altro che aumentare il loro senso di frustrazione. Devono essere estirpati.

La notte tra il 31 maggio e il 1° giugno del 1921

Le sparatorie proseguono per tutta la notte, ad un certo punto arrivano addirittura gli aerei, che sganciano le loro bombe su Greenwood.
Finché non interviene la guardia nazionale, che procede con gli arresti e blocca tutta questa follia.
Rimane la distruzione, le vittime che a seconda dei resoconti cambiano (si passa da un poco credibile 39 ad un più realistico 300).
Rimangono anche alcune cartoline, distribuite tra la comunità bianca come un trofeo. Concreta testimonianza di uno dei più gravi atti di violenza a sfondo razzista nell’intera storia degli Stati Uniti d’America.

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La recensione di Roberto Recchioni

La nostra recensione

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