SerieTV ScreenWEEK Originals The Doc(Manhattan) is in
“Quattro anni fa, il mio amico Bill venne da me e mi disse ‘Ehi, J.D., se mi racconti tutti gli errori, le disavventure e le gaffe che hai commesso durante il tuo tirocinio, ti prometto che non svelerò a nessuno che si trattava di te'”. A parlare è il dottor Jonathan Doris, un cardiologo che nel maggio del 2004 racconta alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico per gli studenti della facoltà di medicina di Providence, Rhode Island, come la sua esperienza abbia dato vita sostanzialmente alla serie Scrubs – Medici ai primi ferri e lo abbia portato a diventare un consulente tecnico per lo show. Il Bill in questione è infatti un suo amico dei tempi del college, il produttore e sceneggiatore Bill Lawrence, che negli anni 90 ha fatto lo sceneggiatore – firmando alcuni episodi di Friends e La Tata – e creato la serie Spin City con Michael J. Fox. Ora, arrivato il nuovo millennio, Lawrence ha pensato di trasformare in una nuova produzione televisiva le storie dell’amico Jonathan Doris, e gli promette in cambio l’anonimato. “Gli raccontai tutto… e Bill chiamò il protagonista John Dorian: J.D., come me. E poi mandò la stampa a intervistarmi sul mio passato da umile tirocinante. E ciao ciao, anonimato”.
Quello che il dottor Doris non poteva sapere, quando Scrubs muove i suoi primi passi in TV – la prima puntata va in onda sulla NBC il 2 ottobre del 2001 – è l’incredibile successo che la serie avrebbe riscosso, e come, nell’arco di buona parte del decennio scorso, si sarebbe ritagliata un posticino nel cuore dei suoi spettatori. Un posticino che non avrebbe lasciato mai più. La sfida più grande secondo lo stesso Doris, che si è detto comunque e comprensibilmente felicissimo per il fatto di avere un personaggio che ha fatto la storia della TV essenzialmente ricalcato su di lui, sarebbe stato “trovare a Hollywood un tizio che gli somigliasse, cioè dall’aria noiosa e con il fisico a pera”. Il J.D. di Scrubs ha in effetti una vaga somiglianza anche estetica con Doris (che sul set, per non far confusione, veniva chiamato dagli attori “Real J.D.”), ma di certo non l’aria noiosa.
Classe ’75, nato e cresciuto in New Jersey, Zach Braff aveva debuttato con High, pilota di una serie della CBS dell’89 mai andata in porto, e collezionato negli anni successivi alcune parti qui e lì, ad esempio in un episodio della serie The Baby-Sitters Club o in Misterioso omicidio a Manhattan di Woody Allen. In quanto alter ego dell’uomo dai cui racconti tutto è partito, J.D. diventa il cuore pulsante di Scrubs, suo protagonista e narratore, alle prese con gli altri personaggi dell’Ospedale Sacro Cuore, come l’amico Turk (Donald Faison), il suo poco disponibile mentore, il cinico Dottor Cox (John C. McGinley), Elliot (Sarah Chalke) e tutti gli altri. E con i suoi continui sogni a occhi aperti, certo.
La serie viene girata in un vero ex ospedale: il Sacred Heart, che nella serie sorge in una non meglio precisata città californiana (“Siamo a San DiFrangeles”), è infatti il North Hollywood Medical Center, che ha chiuso nel ’98 e verrà demolito a serie conclusa, nel 2011. Scrubs è, nella TV dell’epoca (sembra ieri, ma il 2001 è stato diciotto anni fa, e potete aggiungere di seguito tutti i Caspiterina! che volete) qualcosa di diverso. Per il tono e i suoi protagonisti, che lo distinguono da tutte le altre serie a base di medici e amori in corsia. Per la scelta delle inquadrature con la macchina da presa singola, a differenza del metodo multiple-camera utilizzato per le sitcom (e quindi appropriatamente ripescato nella quarta stagione per l’episodio “La mia vita come una sitcom”, quando J.D. sogna di vivere in una sitcom tradizionale, come la sua adorata Cin Cin). Ma ha anche un meccanismo produttivo particolare. Scrubs – il titolo indica sia le divise di medici e infermieri, sia le persone di poco conto, come appunto i tirocinanti all’inizio – è una serie prodotta dalla ABC e dai suoi ABC Studios (Touchstone/Disney) e mandata in onda per sette dei suoi nove anni sulla rivale NBC.
La prima stagione è già un grande successo. L’umorismo slapstick e i personaggi sono apprezzati dal pubblico, con una media di oltre 11 milioni di spettatori nella stagione televisiva 2001-2002. Friends, con i suoi 24 milioni e pure in mano a una spadroneggiante NBC, è lontana, lassù in cima alla classifica, ma conta poco: Friends fa in quegli anni storia a sé.
Il consenso cresce, il pubblico si innamora di J.D. e dei suoi amici, il cui ruolo di icone pop di inizio millennio verrà consacrato dal momento in cui J.D., Elliot, Carla e il Dr. Cox si ritroveranno a rianimare Miss Piggy nel film di Natale del network, It’s a Very Merry Muppet Christmas Movie. Nella seconda stagione gli ascolti continuano a migliorare, sfiorando i 16 milioni: Scrubs è ufficialmente il 14° programma TV dell’anno. I’m no Superman, canta la sigla di Lazlo Bane, ok, ma se togli i vari talent alla American Idol in classifica, è una tra le dieci serie TV in assoluto più viste d’America. E anche se non raggiungerà più quel picco di ascolti, Scrubs continua a deliziare i suoi fan per alcuni anni, stagione dopo stagione: piovono nomination agli Emmy (ne vincerà però solo due), J.D. diventa alla fine un collega di Cox (ma il loro rapporto non cambia di una virgola) e quella radiografia dei polmoni nei titoli di testa continua ad essere appesa al contrario. Il creatore dello show, Bill Lawrence, ripete che è un errore voluto, per far capire quanta poca esperienza abbiano i tirocinanti. Braff spiega in un’altra occasione che no, si erano proprio sbagliati, e la cosa finirà al centro di tutta una serie di gag, citazioni e strizzate d’occhio.
Poi arriva l’ottava stagione, con la quale Lawrence vuole riavvicinarsi al tono delle prime, soprattutto con storie maggiormente realistiche. Entra nel cast Courteney Cox, nei panni della Dottoressa Taylor Maddox, e la serie dovrebbe concludersi lì. Si è cambiato network, visto che ora Scrubs è tornato all’ovile e va in onda sulle frequenze di chi lo produce – la ABC – e che negli anni precedenti si è accontentato di incassare una quantità spropositata di valigette piene di dollari per i diritti. “Il Mio Finale” è l’episodio doppio che copre le puntate 18 e 19 dell’ottava stagione e chiude la storia di J.D. al Sacro Cuore, con una rimpatriata di vecchi volti della serie, sulle note di “The Book of Love” cantata da Peter Gabriel.
L’anno dopo va però in onda una nona stagione, sottotitolata Med School, in cui la protagonista e voce narrante è una studentessa di medicina, Lucy Bennett (Kerry Bishé), nell’università in cui insegna anche J.D., sposatosi con Elliot, dopo la demolizione del Sacro Cuore. Bill Lawrence difende la decisione, spiegando che questo è un altro Scrubs, frutto di un rinnovamento del cast come in ER. Ma il pubblico non apprezza. Dopo tredici puntate la serie viene cancellata: la corsa di Scrubs giunge al capolinea il 17 marzo 2010, dopo 182 puntate. Cinque giorni dopo, il 22 marzo, Zach Braff commenta così la notizia sul suo profilo Facebook: “Tanti di voi l’avevano chiesto e siete stati accontentati: il ‘Nuovo Scrubs’, ‘Scrubs 2.0’, ‘Scrubs con i tizi nuovi’, ‘Scrubbier’, ‘Scrub senza J.D.’ non esiste più. Valeva la pena di provarci, ma non ha funzionato”. Com’è che faceva la sigla? You’ve crossed the finish line, won the race but lost your mind, was it worth it after all? Magari per quell’ultimo giro di giostra anche no, ma per Scrubs nel suo complesso, e tutte quelle serate a guardarlo su MTV e a sognare a occhi aperti appresso a J.D., certo che ne è valsa la pena.