Cinema Cinecomic

Joker: La spiegazione del finale del film di Todd Phillips

Pubblicato il 03 ottobre 2019 di Andrea Suatoni

—–ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER—–

E’ arrivato oggi nelle sale italiane Joker, il nuovo film del regista Todd Phillips (Una Notte da Leoni, Road Trip, Starsky & Hutch) che racconta una versione singolare delle origini della più famosa nemesi di Batman. Già vincitore del Leone d’Oro all’ultima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, Joker si prepara a ricevere il prevedibilmente unanime apprezzamento di critica e pubblico, grazie anche alla straordinaria interpretazione del protagonista Joaquin Phoenix.

Il cinema moderno ci ha ormai abituato alla possibilità che le molteplici interpretazioni delle tematiche e delle morali filtrate dal grande schermo possano apparire controverse e sicuramente personali; Joker va oltre, ed insieme agli aspetti filosofici dell’interpretazione aggiunge una patina di mistero anche sul finale del film. Non solo: in base a determinati snodi narrativi, primo fra tutti quello che riguarda la storia d’amore fra Arthur e Sophie (Zazie Beetz), potremmo addirittura voler arrivare a credere che l’intera vicenda sia avvenuta solo e solamente all’interno della mente del protagonista, che infatti al termine della pellicola viene mostrato inspiegabilmente in manette. Cos’è successo quindi nel finale di Joker? Ecco alcune delle diverse ipotesi:

NULLA E’ DAVVERO ACCADUTO

Come appena accennato, l’ipotesi più inquietante (ma anche in realtà la meno affascinante) è che l’intera vicenda sia accaduta solamente all’interno della mente di Arthur. Sempre che questo sia il suo nome. In linea con le origini – mai narrate interamente – del Joker fumettistico, il cui vero nome non è mai infatti stato ufficialmente rivelato (o almeno mai del tutto davvero approvato), il film potrebbe volerci solamente prendere in giro, senza raccontarci nulla di narrativamente reale, accompagnandoci solamente in una incursione nella folle mente del Joker, che vediamo “veramente” solo nel momento finale a seguito con un dialogo con la funzionaria dell’Arkham Institute che poi, a giudicare dalle impronte insanguinate che lascia poco dopo dietro di sé, probabilmente uccide a sangue freddo.

L’ARRESTO DIETRO LE QUINTE

Se invece all’opposto decidiamo di prendere per buono tutto ciò che abbiamo visto, l’interpretazione del finale cambia completamente: dopo l’omicidio in diretta di Murray Franklin, Arthur è stato intercettato da alcuni fanatici mentre veniva portato in centrale, ed elevato a simbolo della lotta alle ingiustizie di Gotham. Rimane da chiarire però perché, al termine del film, lo troviamo di nuovo in arresto: cos’è accaduto nella parte mancante della storia? Potremmo in questo scenario pensare che fra i due momenti che vediamo susseguirsi con innaturale continuità sullo schermo sia intervenuta di nuovo la polizia (o addirittura magari un vigilante mascherato, a voler lavorare con la fantasia), che sedati i disordini in città sarebbe quindi riuscita a rimettere le manette al Joker.
Questa opzione non appare semplice come sembra: abbiamo visto Arthur circondato da decine di persone, animate da furore cieco, un assembramento che le forze dell’ordine avrebbero dovuto avere estrema difficoltà a sedare.
Se Arthur è stato di nuovo catturato quindi, lo scontro fra i cittadini di Gotham, che abbiamo visto pronti a tutto per difendere il loro leader de facto, e la polizia deve essere stato particolarmente cruento, portando a chissà quali conseguenze. E l’ultima morte avvenuta per mano di Arthur acquisterebbe in questo caso un ben preciso significato: il regista vuole avvertirci che il Joker non è affatto quel simbolo che sembrerebbe essere, l’uomo con cui abbiamo a che fare è un vero e proprio psicopatico.

LA “GLORIFICAZIONE” NON E’ MAI AVVENUTA

Ciò che invece sembrerebbe voler suggerire il film (ma anche qui, ci troviamo nella sfera delle interpretazioni personali), è che la realtà della narrazione si interrompa nel momento appena precedente all’incidente d’auto del quale Arthur ed i poliziotti che lo accompagnano sono vittime. In seguito all’incidente, apprendiamo come da parte di Gotham l’operato del Joker sia stato effettivamente glorificato, qualcosa difficile – certo, non impossibile – da credere e che potrebbe in effetti essere accaduto solamente all’interno della mente di Arthur. Addirittura l’ondata di disordini nelle strade e forse anche la reazione spropositata dei media al primo triplice omicidio di Arthur nella metropolitana potrebbe essere solamente figlia del disturbo mentale del protagonista, un modo per giustificare le azioni passate e quelle future tramite una mai avvenuta “popolare accettazione”: quanto è probabile in effetti che a giorni e giorni di distanza un omicidio in una città violenta come Gotham troneggi costantemente nella prima pagina di ogni giornale?

Arthur è stato quindi arrestato dopo l’omicidio di Murray, e portato probabilmente all’Arkham, ormai del tutto impazzito a causa della mancanza di medicine e del suo ennesimo atto criminale (quello del presentatore è in effetti il quinto omicidio del Joker, dopo i 3 ragazzi in metropolitana ed il suo ex collega Randall; a questi si aggiungerà la morte della donna che vediamo nel finale).

Addirittura la scena in cui vediamo ripercorrere le origini di Batman, con la morte dei genitori di Bruce per mano di un facinoroso con la maschera del Joker in viso, potrebbe rappresentare una sorta di giustizia poetica partorita dalla mente di Arthur, ancora desideroso di vendetta verso Thomas Wayne: maliziosamente inserita per essere riconosciuta dal pubblico (emblematici i particolari in comune con le pellicole del passato, come la collana di perle) ma in realtà mai avvenuta, poiché non è detto che in questo universo Batman arrivi davvero un giorno a difendere Gotham.