Da IT a Scary Stories to Tell in the Dark, grandi brividi per piccoli protagonisti

Da IT a Scary Stories to Tell in the Dark, grandi brividi per piccoli protagonisti

Di Filippo Magnifico

Non ho mai più avuto amici come quelli che avevo a 12 anni. Gesù, ma chi li ha?

È quello che dice un adulto Gordie Lachance alla fine di Stand by me, il film diretto da Rob Reiner negli anni ’80, ispirato al racconto “The Body” di Stephen King.
Si tratta di una verità innegabile, che ognuno di noi può confermare.
Le piccole, grandi avventure che affrontiamo da piccoli, con i nostri primi veri amici, sono quelle che ci rimangono più impresse. Siamo troppo giovani per essere grandi ma allo stesso tempo non siamo più bambini. E c’è tutto un mondo che ci attende lì fuori, pieno di grandi avventure, in alcuni casi particolarmente terrificanti, questo ovviamente se prendiamo in considerazione il mondo della settima arte.

Il 24 ottobre Scary Stories to Tell in the Dark arriverà nelle nostre sale. Stiamo parlando del film prodotto dal premio Oscar Guillermo Del Toro e diretto da André Øvredal (Troll Hunter, Autopsy), ispirato all’omonimo libro per ragazzi di Alvin Schwartz, attualmente disponibile in tutte le librerie grazie a De Agostini.
Al centro della trama un gruppo di adolescenti che trova un misterioso libro in una casa abbandonata. Sulle pagine di quel libro cominciano ad apparire varie storie terrificanti dove loro stessi sono le vittime: il tomo riesce a “leggere” dentro di loro e ne manifesta le paure.
Una storia indubbiamente affascinante, che si è già rivelata un grandissimo successo, con un incasso globale di oltre 94 milioni di dollari a fronte di un budget di 25 milioni. Cifre parziali e destinate a salire dato che il film deve ancora debuttare in diversi territori tra cui, appunto, l’Italia.

Grandi brividi (e grandi incassi) per piccoli protagonisti, insomma, e noi per l’occasione abbiamo deciso di ricordare un po’ di titoli che hanno per certi versi aperto la strada a questo tipo di cinema particolarmente amato dal pubblico, recentemente tornato alla ribalta.

Gli anni ’80 e le grandi avventure per ragazzi

Prima però dobbiamo mettere da parte i brividi, per concentrarci sulle grandi avventure formato ragazzo che ci hanno regalato gli anni ‘80.
Il già citato Stand by me è solo un esempio, ma se vogliamo trovare il film che, più di ogni altro, ha dato vita a questa corrente cinematografica il nome è solo uno: E.T. L’Extraterrestre.
Il capolavoro diretto da Steven Spielberg nel 1982, ci ha fatto sognare raccontandoci la storia di un giovane ragazzo e del suo amico alieno (che voleva solo tornare a casa) e ha dettato le regole di un genere che sono giunte vino ai giorni nostri e che hanno decretato il successo di produzioni come Stranger Things.

Da dove provengono, del resto, i ragazzini in bicicletta visti nella serie cult targata Netflix? La risposta è solo una: dal genio di Steven Spielberg.
Senza E.T. molto probabilmente non sarebbero esistite pellicole come Explorers, diretto nel 1985 da Joe Dante e incentrato sull’avventura di tre giovani amici che costruiscono un’astronave e stabiliscono un contatto con alcuni extraterrestri.
Sicuramente non sarebbe esistito Super 8 di J.J. Abrams, dato che si tratta di un chiaro omaggio all’opera di Spielberg.
Non sarebbe esistito il già citato Stranger Things.
Non sarebbe esistita, in poche parole, un’intera generazione di odierni adulti, cresciuti con grandi titoli come I Goonies, che – guarda il caso – vede sempre sua maestà Spielberg nel team di lavorazione, ma non come regista, dato che in questo caso troviamo Richard Donner.

It film

Grandi avventure, ma anche grandi brividi

Le grandi avventure formato ragazzo hanno anche il loro lato oscuro. Andrés Muschietti ce lo ha recentemente confermato con i due capitoli che compongono l’adattamento cinematografico di IT, il romanzo cult di Stephen King. Da un lato abbiamo il malvagio clown Pennywise, che altro non è se non uno dei mille volti di una creatura millenaria che ogni 27 anni si sveglia dal suo letargo per una scorpacciata di bambini. Dall’altro un gruppo di giovani amici, “perdenti” per scelta, che decidono di sfidare questo orrore che il mondo adulto ignora in maniera consapevole.

E giovani sono anche i protagonisti di un’altra recente pellicola horror: Annabelle 3, che cita i grandi classici del genere proponendoci quelli che si potrebbe benissimo definire il luna park horror del Conjuring Universe.
Orrori più pacati sono invece quelli della saga Piccoli Brividi, che si ispira alla serie di libri per ragazzi dell’autore statunitense Robert Lawrence Stine, un nome che ha contribuito in maniera determinate ai (sani) incubi di gran parte di noi.

Guardando al passato, poi, ci sono moltissimi titoli.
Non aprite quel cancello, ad esempio, che racconta la storia di due ragazzi che – senza volerlo – spalancano le porte dell’Inferno e devono fare i conti con le conseguenze delle loro azioni.

In Scarlatti – Il thriller (titolo originale Lady in White), pellicola diretta nel 1988 da Frank LaLoggia e ambientata negli anni ’60, un giovane ragazzo si trova al cospetto del fantasma di una bambina uccisa anni prima e decide di indagare sull’accaduto. Il risultato è un thriller paranormale particolarmente riuscito, affascinante e ricco di atmosfera.

Impossibile, poi, non citare Scuola di mostri, diretto nel 1987 da Fred Dekker e scritto dallo stesso Dekker in collaborazione con Shane Black. In quest’avventura, che più di ogni altra si presenta come una versione horror de I Goonies, un gruppo di ragazzini combatte nemici particolarmente terribili come il Conte Dracula, la Mummia, il Lupo Mannaro e il Mostro della Laguna Nera. In poche parole: tutti i classici mostri targati Universal.

Scary Stories to Tell in the Dark

Un percorso lungo, insomma, pronto per proseguire con Scary Stories to tell in the Dark.
Lo scorso luglio, quando è stato presentato durante l’edizione 2019 del Comic-Con di San Diego, Guillermo Del Toro l’ha descritto come “il film che avrebbe voluto vedere quando aveva 12 anni”. E noi, vista la grande passione che questo cineasta nutre per i mostri e per il cinema di genere, non possiamo fare altro che credergli.

Con la sua opera, il regista André Øvredal è riuscito a far tornare indietro nel tempo tutti noi, ex ragazzi cresciuti a pane e horror, offrendo allo stesso tempo alle nuove generazioni l’occasione per vivere nel modo più sincero quei sani brividi che, ammettiamolo pure, hanno contribuito a far crescere la nostra passione nei confronti della settima arte. Come ha lui stesso dichiarato:

Mi sono avvicinato a ​Scary Stories To Tell in the Dark come a un mix tra una storia dell’orrore e un inno alle avventure della Amblin [la casa di produzione dietro titoli come E.T. – L’extra-terrestre e I Goonies N.d.R.] che amavo da bambino. Ci sono questi personaggi molto divertenti e realistici che combattono forze malvagie dei regni delle favole e dei mostri. Volevo provare a bilanciare l’energia e l’adrenalina che ottieni dall’horror con le vibrazioni positive che ho trovato nei film d’avventura di Hollywood che mi hanno fatto innamorare dei cinema da bambino.

Un omaggio al glorioso cinema del passato che passa anche attraverso un (sapiente) uso old school degli effetti speciali.

Scary Stories to Tell in the Dark

Quando i libri Scary Stories to Tell in the Dark sono stati pubblicati per la prima volta, ciò che ha sconvolto ed elettrizzato i lettori sono state le illustrazioni di Stephen Gammell. Per rendere concrete le terrificanti immagini dell’artista, sono stati coinvolti i migliori creatori di mostri di Hollywood, perché tra le cose che hanno reso grandi i nostri film horror preferiti, ci sono anche gli effetti speciali, realizzati in maniera concreta, senza l’uso di CGI. Come ha dichiarato Del Toro:

Sapevo, per quello che volevamo creare, che avevamo bisogno dei migliori artisti in circolazione. Quindi, abbiamo coinvolto i migliori scultori che conosco nel settore degli effetti grafici. Ci siamo affidati alla Spectral Motion di Mike Elizalde, e Norman Cabrera e Mike Hill hanno forgiato due dei nostri mostri principali. Sono il top. Non conosco nessuno migliore di loro.

Una sfida che André Øvredal ha accettato molto volentieri:

Questa è la prima volta che lavoro con mostri a questo livello. Inizialmente pensavo che avremmo lavorato in digitale, ma Guillermo mi ha convinto molto presto che li avremmo dovuti creare davvero. E ne ero così felice, perché ho visto che era impegnato a fare qualcosa di altissimo livello creativo. Guardare queste creature prendere vita è stato bellissimo.

Scary Stories to Tell in the Dark è un inno alle grandi avventure cinematografiche del passato, un divertente – e allo stesso tempo spaventoso – giro su quelle montagne russe che ci hanno intrattenuto quando eravamo più piccoli, e non hanno mai smesso di farlo.
Cosa si potrebbe chiedere di più ad un film?

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