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7 cose che forse non sapevate su Judo Boy

Pubblicato il 29 ottobre 2019 di DocManhattan

Judo boy, Judo boy, sappiamo che per te ha importanza, Judo boy, Judo boy, ma non usare la violenza. E lui la usava, per vendicare il padre, che prima di morire gli aveva chiesto solo di non vendicarlo, di lasciar perdere: l’edificante storia di Judo Boy in sette cose che forse non sapevate su questo storico anime. A cominciare dal fatto che sì, il titolo era non del tutto corretto…

1. COMUNQUE MEGLIO DI IPPOTOMMASO

Kurenai Sanshiro, meglio noto al di fuori del Giappone come Judo Boy, è un anime della Tatsunoko andato in onda su Fuji TV tra il 2 aprile e il 24 settembre del 1969. Solo 26 puntate, orfane di una chiusura vera e propria, visto che la serie ha un finale aperto. Trasmessa il mercoledì alle sette di sera, Judo Boy non raggiunge le vette toccate negli anni a seguire da altre produzioni Tatsunoko come Yattaman o La macchina del tempo, che raggiungono una media del 20% di share, ma ottiene un dignitoso 11,6%. Tra le serie storiche della casa del cavalluccio marino andate peggio, Temple e Tam-Tam (9,4%), Ippotommaso (7%) e soprattutto Godam (4,1%). Judo Boy arriva in Italia solo nel 1980, in piena anime invasion sulle reti private locali.

2. IL SUPERMAN GIAPPONESE

A differenza di altre serie Tatsunoko, Judo Boy non era una produzione originale, in quanto tratto da una manga con lo stesso titolo, Kurenai Sanshiro, pubblicato tra il ’61 e il ’62 sulla rivista Shonen Book, e portato in Italia qualche tempo fa da J-Pop. Il fumetto era scritto da Ippei Kuri (pseudonimo di Toyoharu Yoshida) e Yutaka Arai, e disegnato da Tatsuo Yoshida. Proprio nel ’62, quest’ultimo avrebbe fondato con i due fratelli minori, il menzionato Toyoharu e Kenji, la Tatsunoko Production. Ideatore di serie e personaggi come Gatchaman, Superauto Mach 5, Tekkaman, Hurricane Polimar, Kyashan e tanti altri, Tatsuo Yoshida è morto di cancro a soli 45 anni, nel 1977. Tra le serie a cui ha lavorato come mangaka, prima di dedicarsi agli anime, c’è anche Superman. Una versione nipponica dell’uomo d’acciaio, realizzata su licenza DC Comics nel ’59.

Per Yoshida fu un ritorno all’infanzia: nel Giappone post bellico occupato dagli americani, si era imbattuto da ragazzino, molti anni prima, nei fumetti di Superman che leggevano i soldati USA e ne era rimasto particolarmente colpito, per lo stile adrenalinico e l’azione, al punto da convincersi a diventare un giorno un autore di fumetti. Questo spiega anche l’infatuazione del padre della Tatsunoko per i super-eroi stelle e strisce, reinterpretati con i vari Kyashan, Polimar, etc.

3. JUJITSU BOY?

A dispetto del titolo con cui la serie è nota in Italia e in buona parte del globo, Sanshiro Kurenai non era “solo” un judoka. La scuola Kurenai fondata da suo padre mischiava infatti varie arti marziali, pescando soprattutto dal karate e dal jujitsu. Ma effettivamente, con tutti quei “Jujitsu Boy Jujitsu Boy” la sigla sarebbe diventata un casino, oh. Quanto alla predilezione di Sanshiro per il rosso, manifestata sia nel kimono lanciatogli ogni volta dall’orfanello Bob, sia nella moto con cui se ne va in giro a caccia “dell’uomo da un occhio solo” – il che lo porta a scontrarsi, per amor di suspense, con tutta una serie di tizi che hanno almeno un occhio coperto – non solo è dovuta al fatto che gli eroi degli anime vestono tradizionalmente di rosso, colore eroico per antonomasia e richiamo alla bandiera nipponica in un colpo solo, ma è promessa anche dal titolo e nome dell’eroe: Sanshiro Kurenai, cioè “Sanshiro scarlatto/cremisi”.

4. DAITARN E LAMÙ

Il doppiatore italiano di Sanshiro era Renzo Stacchi, noto tra anime fan e nostalgici dei vecchi cartoni come la voce di Haran Banjo di Daitarn III. Il piccolo Ken è stato doppiato prima da Riccardo Rossi e poi da Marco Guadagno (Jason Priestley in Beverly Hills 90210). Mayuri era Rosalinda Galli, l’inconfondibile voce di Lamù, ma anche Beauty di Daitarn III, Venusia di Goldrake e tanto altro.

5. LA CRISTINA D’AVENA GIAPPONESE

L’opening giapponese di Judo Boy era cantato da un’esordiente Mitsuko Horie, all’epoca appena dodicenne. Horie diventerà una delle più celebri interpreti di sigle nella storia dell’animazione giapponese, incidendo quelle di Candy Candy, Vultus V, Heidi, Daltanious. Come doppiatrice, ha invece prestato la propria voce a personaggi come Sailor Galaxia di Sailor Moon o Hilda di Polaris de I Cavalieri dello Zodiaco.

6. QUELL’UOMO VOGLIO FARE A PEZZI

La prima sigla italiana di Judo Boy era cantata dai “Judo Boy”. Scritta da Andrea Lo Vecchio, con musica e arrangiamento di Detto Mariano, era interpretata da Mario Balducci, con il coro I Piccoli Cantori di Nini Comolli. Venne pubblicata su un 45 giri il cui lato B includeva il brano strumentale “Ken”, degli stessi autori. Esiste poi una seconda sigla adoperata per il passaggio su TMC, la “Judo Boy” di Antonio Galbiati, scritta da Fabrizio Berlincioni e Silvio Amato.

7. VIOLENZA D’AZZARDO

E vuoi che non ci sia in Giappone una macchinetta spremisoldi pure per Judo Boy, come tutti gli eroi degli anime di mezzo secolo fa che si portano via, in un fiume di nostalgia e di monetine, i vecchietti che affollano oggi una sala pachinko, metti? E infatti. Nel 2008 è uscito il pachislot di Judo Boy, in cui Sanshiro può affrontare tutta una serie di nuovi nemici con un occhio coperto, andandosene in giro con la sua fiammante moto rossa. Gli basta mettere assieme tre meloni o tre sette, e che ci vuole.

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