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7 cose che forse non sapevate su Capitan Futuro

Pubblicato il 08 ottobre 2019 di DocManhattan

“Capitan Futuro picchia duro anche per noi”, cantavano i Micronauti nella sua sigla, rendendo Capitan Futuro una specie di ganassa dello spazio. Un po’ Robert Redford, come vedremo, ma dalle origini molto più remote, a cui sono legate tutta una serie di trasposizioni successive. Ecco dunque sette cose che forse non sapevate su Capitan Futuro (cioè, a parte il fatto che se ne andasse in giro con l’oblò di una lavatrice sul petto).

1. NON DE ROSSI, L’ALTRO

Capitan Futuro (Captain Future, che letto alla giapponese diventava Kyaputen Fyucha) va in onda per la prima volta in Giappone il 7 novembre del 1978. Una corsa lunga 52 puntate che si chiude più di un anno dopo, il 18 dicembre del ’79. Realizzato dalla Toei con la regia di Tomoharu Katsumata (regista di vari episodi di Devilman, Mazinga Z, Grande Mazinga, Goldrake, Gaiking e tanto altro…), Capitan Futuro va in onda sulla NHK, nello stesso slot del martedì sera alle sette e mezza, occupato fino a qualche giorno prima da Conan, il ragazzo del futuro di Miyazaki. In Italia viene trasmesso per la prima volta da RAI 1 qualche tempo dopo, nel febbraio dell’81.

2. IL PRIMO CAPITANO E AQUAMAN

Curtis Newton, Capitan Futuro, era nato però molti anni prima, nei racconti e nei romanzi brevi di fantascienza scritti da Edmond Hamilton e pubblicati sulle riviste pulp degli anni 40, dapprima su Captain Future, poi su Startling Stories. Il primo racconto, Captain Future and the Space Emperor, è dell’inverno del 1940. In quelle storie, che vanno avanti fino al 1951, appaiono il Capitano e i vari comprimari visti nell’anime, come l’androide Otho/Otto, il robot Grag/Greg, il cervello vivente e svolazzante del Professor Wright, mentore di Curtis, la bella Joan. Una delle cover di quei magazine è peraltro uno dei poster a casa di Leonard e Sheldon in The Big Bang Theory. La serie anime è direttamente ispirata a 13 racconti di Captain Future, da ciascuno dei quali è stato tratto un blocco di quattro episodi. Hamilton non è purtroppo riuscito a vedere la serie finita, perché è scomparso un anno prima della sua messa in onda, nel febbraio del ’77.

Quello che pochi sanno è che non era stato però lui a creare il personaggio: Capitan Futuro è nato sì nelle sue storie, ma lo spunto per l’eroe l’aveva tirato fuori l’editor di quelle testate pulp, Mort Weisinger. Sì, lo stesso Mort Wesinger che poco dopo sarebbe diventato l’editor dei fumetti di Batman e Superman nella futura DC Comics e avrebbe co-creato alcuni personaggi famosi del DC Universe come Aquaman e Freccia Verde. Per quanto possa sembrare strano, la serie TV Arrow, il film di Aquaman con Momoa e Capitan Futuro hanno radici comuni… Per chiudere il cerchio, a fine anni 70 venne creato in DC il personaggio di Colonel Future, la cui identità civile era “Edmond Hamilton”.

3. 2001, STAR WARS, STAR BLAZERS

Il Capitan Futuro giapponese della Toei era fedele nello spirito ai racconti di Hamilton e, come detto, ne ricalcava alcune trame, ma dal punto di vista visivo divergeva in più punti dall’originale. Per l’astronave, la Comet, si guardò a 2001: Odissea nello Spazio di Kubrick, con un pizzico di X-Wing da Star Wars. Per tanti altri aspetti si nota l’ovvia influenza della space opera di Lucas (il primo film era appena uscito) e anche di Star Blazers: la seconda serie animata della corazzata spaziale Yamato andò in onda praticamente in contemporanea con Capitan Futuro, continuando a incendiare gli animi della prima generazione di otaku. Quanto a Curtis, per il look del Capitano nell’anime venne scelto come modello il Robert Redford dell’epoca. Tornando a Star Wars, a quella saga è legato anche il doppiaggio italiano di Capitan Futuro. Se la voce del Capitano era di Saverio Moriones (MacGyver, Murdock dell’A-Team), e quella di Joan di Monica Gravina, il robot Greg era doppiato da Marcello Mandò, voce italiana di Yoda in Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma e in Star Wars: Episodio II – L’attacco dei cloni.

4. CAPTAIN ULTRA, ULTRAMAN E GO NAGAI

L’influenza del Captain Future dei racconti pulp in Giappone era già forte ancor prima del lancio dell’anime Toei. Più di dieci anni prima, nel 1967, sempre Toei aveva realizzato per la TBS Captain Ultra, serie tokusatsu di 24 episodi: clone live action dei racconti di Hamilton e dei suoi personaggi usato come filler tra la trasmissione di Ultraman e il lancio del suo seguito, Ultra Seven. Il rapporto tra i personaggi di Hamilton e i tokusatsu, gli eroi in tutina di gomma della TV nipponica, non si è concluso lì. Nel ’78, giusto qualche mese prima dell’arrivo di Capitan Futuro, la Tsuburaya trasformò in un’altra serie live action la trilogia di libri Starwolf. C’è inoltre un fumetto di Go Nagai, una parodia pubblicata sul magazine SF Manga il 5 luglio del ’78 e intitolata… “Capitan Passato”.

Come nota a margine, Capitan Futuro ha praticamente lo stesso nome, declinato nella lingua locale, in tutti i paesi in cui sono apparsi i suoi romanzi e il suo anime. Ma non in Francia. Lì c’era il problema rappresentato da un fumetto di Serge Clerc e Philippe Manoeuvre uscito da pochissimo e intitolato “Captain Futur”. Si optò allora per Capitaine Flam, fiamma, perché serviva un nome che iniziasse per F, vista l’iniziale sulla cintura del protagonista, e si scelse una parola che legasse con i capelli rossi del personaggio…

5. I MERAVIGLIOSI GIOCATTOLI

La giapponese Popy (Bandai) produsse a fine anni 70 una serie di giocattoli dedicata a Capitan Futuro che includeva i vari personaggi e le astronavi, la Cosmo Liner e la Future Comet, distribuita all’estero da Mattel. E poteva mancare un gioco da tavolo? Certo che no: sempre firmato Mattel, era presentato da noi come “gioco di strategia e di combattimento”. Esiste anche una versione moderna per collezionisti dell’iconica astronave a palla, realizzata da Metaltech (HLPRO Metaltech 11 – Future Comet) e con i colori originali. Niente blu e niente rotelle, ma cavolo quanta nostalgia per l’originale…

6. L’EFFE DI FUTURO SULLA SUA CINTURA STA!

La sigla di Capitan Futuro è stata scritta da Luigi Albertelli e Vince Tempera e cantata da I Micronauti, con il coro di Paola Orlandi. Il nome dei Micronauti veniva utilizzato da Tempera per la realizzazione delle sigle dei cartoni, come Tekkaman (cantata da Silvio Pozzoli) e Daitarn III (Fratelli Balestra). La sigla venne incisa su un 45 giri il cui lato B conteneva un altro brano sempre di Albertelli e Tempera dedicato a Capitan Futuro, “Gran Capitano”.

https://youtu.be/-oUmDgivw-U

7. DER KOMMISS… CAPTAIN

Esiste un film di Capitan Futuro, una versione estesa di alcuni episodi trasmessa da Toei in uno dei suoi cartoon festival (Toei Manga Matsuri). Nel 2010 il regista tedesco Christian Alvart (Pandorum – L’universo parallelo) ha annunciato di aver acquisito i diritti del personaggio per farne un lungometraggio. Nel 2015 è saltato fuori il trailer in CGI qui sopra, realizzato dalla Prophecy FX, e in seguito (marzo 2016) Alvert ha dichiarato di aver acquisito anche i diritti della versione animata Toei, per dare ai personaggi del film lo stesso aspetto di quelli dell’anime.

Intanto, però, l’unica vera versione live action di Capitan Futuro esistente viene sempre dalla Germania, ma è stata realizzata con un budget da spesa al discount, circa. Un corto fan made girato da una banda di pazzi nota come Brandl Pictures, da cui viene questa locandina da ballo in maschera. Volete vedere l’intero finto trailer? Eccolo. A vostro rischio e pericolo.

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