Aummammà, aummammà, aumma aummammà: ecco arriva Lancillotto, scimpanzerozerootto. No, non ve lo siete sognato dopo aver fatto indigestione da ragazzini di merendine scadute. Lancillotto 008 è esistito davvero, con la sua sigla cantata da Lino Toffolo e le sue storie interpretate da scimpanzé vestiti da esseri umani. Anzi, da agenti segreti. E da rocker psichedelici. Questa è la folle storia di Lancelot Link/Lancillotto 008 e di quanto fosse complicato girare una serie interpretata tutta da scimmie.
“Vogliamo fare Get Smart – PAUSA – Però con le scimmie”. Immaginate la scena: siamo nel ’69 e Stan Burns e Mike Marmer sono una coppia di sceneggiatori molto apprezzata per il loro lavoro su Get Smart – Un detective tutto da ridere, serie parodia del mondo degli agenti segreti creata da Mel Brooks e andata in onda dal 1965 al 1970. Per concentrarsi sul loro progetto a base di primati, i due hanno abbandonato il The Carol Burnett Show e stanno chiedendo alla ABC se per caso sia interessata, appunto, a una versione di Get Smart interpretata da scimpanzé anziché da esseri umani. Il titolo è Lancelot Link, Secret Chimp (dove il cognome del protagonista, Link, viene da missing link, anello mancante). Sarà divertente, promettono. Parola.
La ABC si fida e il 12 settembre del 1970 va in onda il primo episodio di quella che in Italia verrà ribattezzata, con un gioco di parole diverso ma altrettanto riuscito, Lancillotto 008. Ne vengono realizzati 17 episodi, da principio mandati in onda in un pacchetto da un’ora insieme a dei vecchi cortometraggi animati Warner Bros. Le riprese sono comprensibilmente un mix di caos e improvvisazione.
Le storie, che vedono contrapposta l’organizzazione di Lancelot Link/Lancillotto e della collega Mata Hairi, la A.P.E. (Agency to Prevent Evil), e i cattivi della C.H.U.M.P. (Criminal Headquarters for the Underworld’s Master Plan), come il Barone Von Macel (con l’aiutante/autista Creto, parodia del Kato di Green Hornet), Wang Fu, il Dottor Stranamente, Gialla Mandarina e il brigante Alì Bel Vist, sono giusto un pretesto per portare sullo schermo le “scimmie che fanno cose”. Lancillotto e gli altri giocano a golf e tennis, sciano, guidano le moto o delle mini auto. Ma siccome addestrare uno scimpanzé per fargli girare qualche scena è un conto, ma portarne un piccolo branco davanti alla macchina da presa insieme a vari parenti (come un orango o Marty Mandrill) e farli recitare è tutto un altro paio di maniche, Burns e Marmer fanno doppiare i personaggi direttamente sul set, cercando di (in)seguire la mimica dei protagonisti pelosi. Il che dà vita a dialoghi assurdi e momenti surreali, conditi da ogni gioco di parole possibile e immaginabile sui primati, come gli ordini del comandante di A.P.E., Darwin, presentati come la sua “teoria”.
Momento clou degli episodi, l’apparizione della band di Lancillotto, i The Evolution Revolution, utilizzata nella storia per inviare attraverso le canzoni messaggi in codice agli altri agenti segreti. Formazione: Lancelot alla chitarra, Mata Hairi al tamburello, Bananas Marmoset alla batteria, Sweetwater Gibbons tastierista. I brani vengono realizzati da musicisti che il produttore e compositore Bob Emenegger ha messo insieme per alcuni spot TV per Honda e Bank of America. A scrivere i testi delle canzoni è Steve Hoffman, leader di un gruppo di pop (ovviamente) psichedelico chiamato Mystic Astrologic Crystal Band. E in un mercato discografico in cui furoreggiano i Monkees vuoi non ci sia spazio per un disco di scimmie vere? E così escono un album, Lancelot Link and the Evolution Revolution, e il singolo del brano più famoso, “Sha-La Love You” (che era stato scritto per i The Grass Roots).
Non è ben chiaro per quale ragione la corsa di Lancillotto, serie lanciatissima anche sul fronte del merchandising, si sia conclusa in modo brusco. Si è parlato delle proteste della PETA, perché tutti gli scimpanzé maschi erano stati castrati per farli stare più buoni sul set. In I Created Lancelot Link, un documentario lungo mezz’ora uscito nel 1999 e firmato da Diane Bernard e Jeff Krulik, i due creatori di Lancillotto 008 ricordano peraltro come l’operazione non sia stata presa benissimo da Tonga, l’interprete di Lancelot, che ha azzannato il veterinario chiamato ad eseguire l’intervento. Ma erano soprattutto i costi della serie ad essere molto alti per uno show del sabato mattina, per quanto Burns e Marmer cercassero di riciclare il più possibile set, costumi e scene di inseguimenti.
Terminata la prima stagione, che la ABC manda in onda nel blocco del sabato mattina, contro il cartoon Sabrina the Teenage Witch della CBS, c’è spazio solo per le repliche, una seconda stagione composta dalle stesse puntate, ma senza i cartoni WB. In Italia – con Gigi Reder a dar la voce al malvagio Barone Von Butcher/Von Macel – Lancillotto si è visto poco: poco più di un giro sulle TV private nei primissimi anni 80. Ma se c’eravate, non potete averlo davvero scordato. Socchiudete gli occhi e il grande Lino Toffolo è ancora lì a spiegarvi tutto nella sigla. A raccontarvi dei nemici stereotipo alla Bond e di Lancillotto, che oplì e oplà, tutto scoprirà, una miniradio nasconderà dentro una banana-nananà.
E poi via di aummammà, come se non ci fosse un domani, chiaro.