Dopo la discussa escursione nell’universo di Star Wars con Gli ultimi Jedi, Rian Johnson è tornato al cinema che gli è più congeniale, quello che lavora su un genere come il giallo classico per ridisegnarlo secondo coordinate più contemporanee. Knives Out è un puro divertissement autoriale che si rifà in maniera esplicita ad Agatha Christie, Arthur Conan Doyle e tutti gli altri maestri del giallo investigativo. La trama del film non potrebbe infatti essere più classica: il decano di una ricca famiglia viene trovato con la gola squarciata, ma si tratta di suicidio o del crimine di qualche membro di quello che soltanto in superficie sembra un gruppo di fratelli e nipoti amorevoli? A indagare sull’accaduto non soltanto la polizia ma anche il più stereotipato degli investigatori privati…
Per mettere in scena la sua giocosa partita a scacchi con lo spettatore Rian Johnson adopera pezzi del tutto pregiati, o meglio attori quali Daniel Craig, Christopher Plummer, Jamie Lee Curtis, Chris Evans, Don Johnson, Toni Collette, Michael Shannon, Katherine Langford, Ana de Armas, Jaeden Martell, LaKeith Stanfield e alcuni altri caratteristi di affidamento. Lo sviluppo della trama alla ricerca del colpevole regala lo spunto al cineasta per costruire anche una commedia di costume frizzante e velenosa, dove i parenti/serpenti tutti più che benestanti vengono ritratti in tutta la loro ipocrisia. Pur divertendo e divertendosi con un tono scanzonato, Johnson inserisce anche un esplicito e riuscito commento sociale su come l’America, anche quella più liberal, guarda agli immigrati con occhio bonariamente superiore, impregnato di razzismo sciacquato nelle acque del perbenismo. Knives Out sotto questo punto di vista funziona in maniera davvero sorprendete, assecondato dalle prove efficacissime di tutti gli attori in scena.
L’approccio più adatto per vedere Knives Out è quello di essere disposti a godersi una satira di costume travestita da giallo. La più sfruttata delle trame gialle si mette al servizio di un lungometraggio spigliato, spiritoso, leggero e soavemente satirico. Un prodotto curioso con un gusto vagamente retro che dimostra come Rian Johnson sappia costruire trame ben congegnate per un tipo di spettacolo assolutamente cinefilo. Spassoso.