Dopo l’escursione nel cinecomic targata Marvel con Thor: Ragnarok Taika Waititi torna a un progetto più piccolo e personale ma decisamente più rischioso. La storia di Jojo Rabbit racconta infatti di un bambino di dieci anni fanatico dell’ideologia nazista, che ha come amico immaginario niente meno che Adolf Hitler (interpretato dallo stesso regista). Quando il giovane scopre che sua madre in realtà nasconde in casa una giovane ragazza di origine ebrea, ecco che le sue convinzioni iniziano a scontrarsi con la realtà del suo universo, dominato da odio e razzismo.
Il film di Waititi è un qualcosa di molto complesso da decifrare: è indubbio che la parodia e molte trovate comiche funzionino a dovere, permettendo allo spettatore di ridere di una della pagine più orribili della storia contemporanea. Soprattutto nella prima parte del film il tono è scanzonato, corrosivo, con battute assolutamente divertenti. Eppure guardandolo si ha l’impressione che qualcosa manchi, che sotto la superficie avrebbe dovuto esserci qualcosa di maggiormente corposo per sorreggere ciò che viene presentato in forma si parodia. L’ilarità che Jojo Rabbit suscita seppur effervescente non si rispecchia in un tipo di commedia che arriva tanto più in profondità perché ti permette di riflettere sulla tragedia che essa in realtà nasconde. Il film di Waititi non sembra avere questo tipo di timbro nelle sue corde, e quando nella seconda parte vuole invece confrontarsi con esso non arriva a trovarlo con la necessaria forza. A parte una scena finale davvero molto incisiva, che in qualche modo chiude al meglio e in modo emozionante la storia, Jojo Rabbit è un prodotto di intrattenimento che non diventa mai qualcosa su cui veramente riflettere una volta usciti dalla proiezione. Senza voler essere retorici, bisogna però ammettere che il periodo storico e i personaggi messi in scena da Waititi avrebbero consentito una dissertazione molto più profonda su tematiche fondamentali – e purtroppo ancora attuali – come l’odio razziale, il fanatismo o anche “soltanto” il libero arbitrio.
Per quanto riguarda la scelta del cast Waititi si conferma ancora una volta regista perfetto quando si tratta di lavorare sulla leggerezza. Come supporto Sam Rockwell, Scarlett Johansson, Rebel Wilson e Stephen Merchant sono spassosi. Stavolta però la scena viene rubata dai due giovani protagonisti Roman Griffin Davis e Thomasine McKenzie, la quale dopo la grandiosa prova in Senza lasciare traccia di Debra Granik si conferma un talento da tenere assolutamente d’occhio.
Si sorride molto vedendo Jojo Rabbit, e si ride spesso. Anche se può sembrare una contraddizione, probabilmente più di quanto si sarebbe dovuto. Taika Waititi ha realizzato una commedia che lavora tanto bene in superficie ma tutto sommato vi resta fin troppo. L’intrattenimento è comunque assicurato.