Ispirato alla storia vera di Walter McMillian – prigioniero afroamericano condannato a morte nell’Alabama di fine anni ‘80 – e dell’avvocato Bryan Stevenson che si occupò di riaprire il processo per dimostrarne l’innocenza, Il diritto di opporsi (Just Mercy) è un dramma d’impegno civile scritto e diretto con la solidità propria del cinema classico, quello capace di raccontare una piaga infetta della società come il razzismo attraverso una narrazione classica.
Il regista Destin Daniel Cretton dimostra fin dalle primissime scene di voler imperniare la messa in scena sulla forza emotiva dei personaggi e conseguentemente sulle performance dei tre protagonisti Michael B. Jordan, Jamie Foxx e Brie Larson, collaboratrice abituale del cineasta. Lo sviluppo drammaturgico di Il diritto di opporsi funziona a dovere: ogni scena possiede il giusto livello d’intensità, in un crescendo narrativo in cui non si riscontrano difetti di scrittura. Insomma, tutto è al posto giusto nella storia e della messa in scena. Forse fin troppo. Nell’esporre la storia e le fondamentali tematiche ad essa connesse Il diritto di opporsi non riesce ad evitare un certo didascalismo di fondo, soprattutto nella prima parte del lungometraggio. Vedendo il film si ha talvolta la sensazione di scorgere l’intento e lo spirito civico dietro le parole dei personaggi, quando l’esatto contrario avrebbe giovato molto più a consegnare il messaggio maggiormente in profondità nella mente e in particolar modo nel cuore degli spettatori. Se si considera poi che Cretton in precedenza ha realizzato un vero e proprio gioiello di introspezione psicologica e sensibilità narrativa con Short Term12, ecco che viste le sue capacità si intuisce che Il diritto di opporsi avrebbe potuto essere un dramma forse meno “pulito” ma al tempo stesso più incisivo. Nei momenti in cui i personaggi sembrano staccarsi dalla vicenda per aprirsi alle proprie emozioni, ecco che l’emozione presente nel film sale di livello, come nelle dolorose scene in cui i condannati a morte richiusi nelle rispettive celle si confrontano con le proprie paure e rimorsi.
Dal punto di vista della recitazione Il diritto di opporsi è un film prezioso: Michael B. Jordan dimostra sempre più carisma e precisione nella raffigurazione di Stevenson, allo stesso modo Jamie Foxx tratteggia Walter McMilian in maniera molto più che credibile. A rubare la scena però è un Tim Blake Nelson perfetto nell’interpretare il suo solito “ruolo” ma in questo caso renderlo sfaccettato, ambiguo e insieme empatico. Se durante la stagione dei premi saranno soprattutto i primi due attori a essere accreditati possibili candidature, a nostro avviso dovrebbe essere quest’ultimo a meritare una chance come miglior attore non protagonista.
In conclusione Il diritto di opporsi è il film che ci si aspetta di vedere, sapientemente costruito per veicolare il messaggio che vuole portare al pubblico, e per questo merita di essere supportato. Talvolta tale messaggio diventa forse più importante della storia e dei personaggi, e questo evita al film di Cretton di incidere quanto avrebbe potuto vista la potenza della storia. Rimane di certo l’importanza della vicenda e lo spirito umanitario con cui è stata portata sul grande schermo. E non è davvero poco…