Cocoon – L’energia dell’universo (FantaDoc)

Cocoon – L’energia dell’universo (FantaDoc)

Di DocManhattan

Questa storia inizia come tante altre nate all’ombra delle colline di Hollywood, con un romanzo che ispira una casa di produzione, una serie infinita di dirigenti di una major da convincere e, infine, un grande successo di pubblico, lo status di cult degli anni 80 – sancito da un miliardo e mezzo di repliche in TV – e tutto il resto. Eppure Cocoon – L’energia dell’universo di Ron Howard avrebbe potuto essere il Cocoon  – L’energia dell’universo di Robert Zemeckis. Se non è accaduto, è solo per uno dei più clamorosi casi di miopia della storia del cinema.

Cocoon

UNA FANTASCIENZA PROMESSA, UN MONDO DIVERSO

Magari i nomi di Lili e Richard Zanuck e di David Brown non vi dicono molto, ma si tratta dei produttori a cui si devono pellicole come Lo Squalo, A spasso con Daisy e decine e decine di altre, che hanno portato a casa un numero sufficiente di Oscar da riempirci due carrelli della spesa. Il libro di Cocoon, opera prima di David Saperstein e primo capitolo di una trilogia sugli alieni i cui bozzoli funzionano più dei fanghi termali, parla di questi anziani che riscoprono le energie giovanili grazie all’intervento degli extraterrestri. Per i coniugi Zanuck e per Brown è un ottimo spunto per trarne un film di fantascienza diverso dagli altri. Qualcosa che non sia l’ennesimo clone di Star Wars e che non venga percepito come tale, visto che la loro società di produzione non si è mai cimentata con il genere. Genere di cui Zanuck continuerà ad occuparsi anche dopo la fine della partnership con Brown, producendo tra le altre cose Il Pianeta delle Scimmie di Tim Burton e Il Regno del Fuoco.

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“I FILM DI ZEMECKIS NON GUADAGNANO NIENTE!”

Ma a metà anni 80 quella della fantascienza è per i due soci una carta nuova, e hanno paura di sbagliare più di quanta ne abbiano dell’acqua. L’elemento che terrorizza mezza Hollywood per loro non rappresenta un problema, e non potrebbe essere altrimenti. Quando hai vissuto tutti i casini che le riprese de Lo Squalo di Spielberg si sono portate dietro, che vuoi che sia una piscina. Basta solo convincere la 20th Century Fox, di cui Richard Zanuck è stato presidente, prima di esser licenziato da suo padre, vecchio pezzo grosso della compagnia, per il flop de Il favoloso dottor Dolittle di Richard Fleisher nel ’67. Ed è proprio la paura di un altro flop a motivare le richieste della Fox, interessata sì al progetto, ma solo a patto che si cambi. Registro? No, regista.

Allo sviluppo di Cocoon sta infatti lavorando da circa un anno tale Robert Zemeckis da Chicago, un trentenne che la Fox considera sostanzialmente a fine corsa in quel mondo. Come racconta lo stesso Zemeckis in questa intervista al Los Angeles Times, i suoi due lavori precedenti, 1964 – Allarme a N.Y. arrivano i Beatles (I Wanna Hold Your Hand, 1978) e La fantastica sfida (Used Cars, 1980) erano andati male al botteghino, e la Fox non voleva affidargli la regia di All’inseguimento della pietra verde. Quando Michael Douglas aveva insistito per avere Zemeckis a bordo, perché aveva ammirato molto il suo stile di regia ne La fantastica sfida, gli era stato risposto: “I suoi film non guadagnano niente”.

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RON HOWARD E GLI ANZIANI NON ABBASTANZA ANZIANI

Non aiuta il fatto che dopo le prime proiezioni interne de All’inseguimento della pietra verde, alla Fox siano ormai convinti di avere tra le mani un disastro annunciato. Non esiste che a quell’uomo vengano affidati altri 15 milioni di dollari, cioè il budget di Cocoon. Zemeckis viene così licenziato. All’inseguimento della pietra verde incassa però quasi nove volte il suo budget e la carriera del regista non è esattamente al capolinea come pronosticato dai dirigenti Fox. Per il fatto che l’anno dopo, con il vecchio amico Bob Gale, sfornerà un certo Ritorno al Futuro, e che a quel mostro da 390 milioni di dollari farà seguire altri successi epocali come Chi ha incastrato Roger RabbitForrest Gump, Cast Away. Fanno, in tutto, almeno un paio di miliardi di dollari: che faccio, lascio? Quando si dice la lungimiranza.

Al posto di Zemeckis viene ingaggiato Ron Howard, reduce da un altro successo a bagnomaria, per così dire: Splash – Una sirena a Manhattan. Howard, all’epoca alle soglie dei trenta, partecipa al casting del film, visto che gli unici attori già ingaggiati dalla produzione sono gli arzilli giovanotti Hume Cronyn, Maureen StapletonJessica Tandy (rispettivamente, classe 1911, 1925 e 1909). Proprio trovare gli interpreti degli anziani ringiovaniti dalla piscina miracolosa è una delle imprese che si rivelano più difficili per la produzione. Vengono provinati oltre duecento attori e si chiama letteralmente chiunque, da vecchie star in pensione a protagonisti della TV di un tempo. Quelli adatti alla parte sono pochi, perché quasi tutti sembrano più giovani della loro età. “Non importava quando fossero nati, ci sembravano sempre troppo giovani!”, spiegò Lili Zanuck in un’intervista.

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ROMINA E VANZINA

Accanto ad altre glorie degli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta come Gwen Verdon e Don Ameche, il casting alla fine porta Wilford Brimley (Il cavaliere elettrico di Sydney Pollack), Brian Dennehy (lo sceriffo stronzo che fa innervosire Stallone nel primo Rambo) e Steve Guttenberg, fresco dell’incredibile successo di Scuola di polizia. Ma ci sono anche Tyrone Power Jr., figlio di Tyrone e quindi fratello da parte di padre di Romina Power, e, nei panni di David, il giovane Barret Oliver, già Bastian ne La Storia Infinita e Daryl in, uh, D.A.R.Y.L. La protagonista femminile e love interest di Guttenberg nel film è Tahnee Welch, figlia di Raquel e al suo secondo film. Il primo l’aveva girato pochi mesi prima in Italia: era la principessa ribelle in Amarsi un po’… di Carlo Vanzina.

Le riprese di Cocoon si svolgono tra l’agosto e l’ottobre dell’84, a St. Petersburg, in Florida. Gli effetti speciali ce li mette la ILM, la colonna sonora James Horner. L’uscita in sala è prevista per il dicembre dell’85, ma la Fox decide di anticiparla a giugno per contrastare l’offerta della concorrenza. Il film di Howard fortemente voluto dalla Zanuck/Brown Productions viene così catapultato a tradimento sul mercato il 21 del mese, per giocarsela con altre pellicole fantastiche come lo stesso D.A.R.Y.L., Mad Max oltre la sfera del tuono… e un certo Ritorno al Futuro. Il film, uscito qualche giorno dopo (3 luglio), di quel buono a nulla di uno Zemeckis…

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ALTRI BOZZOLI

A Cocoon dice comunque bene. Non solo perché la critica apprezza la fonte dell’eterna giovinezza cosmica raccontata da Howard, ma anche e soprattutto perché, costato alla fine poco più di 17 milioni di dollari, ne porta a casa 76 nel mercato USA e una decina in quello estero. Sesto maggiore incasso domestic dell’anno. Oltre al discreto profitto ottenuto, riceve pure due premi Oscar, per gli effetti speciali e per la prova, come attore non protagonista, di Don Ameche. Tanto basta per metterne in cantiere prima di subito un sequel, diretto da a Daniel Petrie. Cocoon – Il ritorno (Cocoon: The Return) ha praticamente lo stesso cast e racconta le nuove avventure a base di bozzoli per i protagonisti e i loro amici Antareani. Esce a fine ’88, ma la critica stavolta è tiepida e gli incassi sono circa un terzo di quelli del primo film. Dice che l’energia dell’universo era finita, caspiterina.

 

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