Venezia 76 – Lucrecia Martel difende il diritto di Polanski a essere in concorso, ma senza celebrarlo

Venezia 76 – Lucrecia Martel difende il diritto di Polanski a essere in concorso, ma senza celebrarlo

Di Lorenzo Pedrazzi

La presenza di Roman Polanski nel Concorso Ufficiale della Mostra del Cinema ha suscitato numerose polemiche a livello internazionale, rievocate durante la conferenza stampa di apertura del festival. Come sappiamo, il regista polacco fu condannato nel 1978 a Los Angeles per stupro di una minorenne, ma lasciò gli Stati Uniti prima della sentenza, ed è tutt’ora considerato un fuggitivo dalla legge americana. Questo mette in notevole difficoltà un’autrice come Lucrecia Martel, chiamata a presiedere la Giuria del concorso, ma la cineasta argentina ha una posizione molto precisa sull’argomento.

La posizione di Lucrecia Martel

Alla regista è stato chiesto se considera legittima la presenza di Polanski in concorso con il film L’ufficiale e la spia, e se ritiene giusto separare l’artista dalla sua opera.

Non divido gli artisti dalle loro opere d’arte. Credo che importanti aspetti relativi all’opera d’arte emergano dall’uomo. Credo anche che, per tutti voi, la presenza di Polanski sia difficile da accettare, con tutto quello che sappiamo del suo passato. Ma ho fatto alcune ricerche su internet, e ho anche consultato alcuni scrittori e giornalisti che hanno affrontato la questione, e ho saputo che la vittima considera il caso chiuso, dicendo che il signor Polanski ha fatto ciò che gli è stato chiesto. Polanski ha soddisfatto le richieste della corte, quindi non posso giudicarlo dopo che la corte espresso il suo giudizio.

Martel ritiene quindi che il regista possa legittimamente partecipare al concorso, ma sottolinea anche che non ha alcuna intenzione di celebrarlo:

Posso esprimere la mia solidarietà alla vittima, ed è difficile capire se per lei sia ancora una ferita fresca. Non parteciperò alla cena di gala organizzata per Polanski, perché rappresento molte donne che stanno combattendo in Argentina su questo tipo di problemi, e non sarò lì a congratularmi con lui. Ma credo sia corretto che il film di Polanski sia qui al festival. Dobbiamo coltivare il nostro dialogo con lui. Questo è il posto migliore possibile per continuare questo tipo di discussione.

Altre tre donne hanno accusato Polanski di stupro e molestie sessuali, ma Lucrecia Martel sostiene di non aver trovato abbastanza informazioni in proposito:

Ho cercato di trovare queste informazioni. Ho trovato solo due commenti isolati.

Poi ha continuato:

Immaginate quanto sia difficile la situazione in cui si trova una donna che deve guidare questa giuria. Se avete altre informazioni, vi prego di darmele. Ma non posso comportarmi da giudice, qui. È una situazione molto difficile. Dobbiamo approfittare di questo festival, dove tutte queste controversie sono oggetto di discussione.

La cineasta ritiene quindi che, in virtù delle tematiche umanistiche incluse da Polanski nelle sue opere, L’ufficiale e la spia “meriti di avere una possibilità”.

Il problema delle quote

L’altra questione evocata in conferenza stampa riguarda la scarsissima presenza di registe donne in concorso: solo due, la saudita Haifaa al-Mansour e l’australiana Shannon Murphy. Se il Direttore Alberto Barbera rifiuta categoricamente l’imposizione di quote “rosa” per avere almeno il 50% di donne in concorso (poiché ritiene che la qualità dello stesso si abbasserebbe), Lucrecia Martel pensa invece che siano l’unico sistema per cambiare la situazione.

Il problema delle quote è difficile, e la risposta non è mai soddisfacente. Non ci sono altre soluzioni che includano la discussione di dare alle donne il posto che meritano. E credo che le quote siano sensate per i nostri tempi. Mi piacciono? No. Però non credo di conoscere altri sistemi che possano forzare l’industria a pensare in modo diverso, e prendere in considerazione film diretti da donne.

La cineasta si è poi rivolta direttamente a Barbera:

Immagina una situazione in cui ci sia un concorso a 50 e 50. Sei sicuro che la qualità diminuirebbe per davvero, o invece porterebbe a una nuova situazione nell’industria? Questo tipo di trasformazione è così profonda che forse non sarebbe così male se implementassimo una soluzione del genere.

Barbera ha sottolineato che la commissione di selezione è composta al 50% da uomini e al 50% da donne, e che le decisioni sono state prese unanimemente. Il problema è comunque alla fonte: le donne registe sono molte meno degli uomini, e se la qualità media non è la stessa è semplicemente per ragioni “statistiche”, non certo per un dislivello oggettivo tra i due sessi. Possiamo star certi che le discussioni proseguiranno anche in futuro.

Fonte: The Hollywood Reporter

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