THE DOC(MANHATTAN) IS IN – Sanford and Son

THE DOC(MANHATTAN) IS IN – Sanford and Son

Di DocManhattan

Sono i rigattieri più famosi della storia della TV, e hanno fatto amicizia con Malcom X e il maestro Miyagi. Erano un finto anziano e un futuro prete, e sì, la storia di Sanford and Son è incredibile e piena di sorprese quanto quella dei suoi interpreti…

Quando fa il suo debutto sulle frequenze della NBC, il 14 gennaio del 1972, Sanford and Son viene accolto come una versione nera e meno bigotta di Arcibaldo (All in the Family), la serie della CBS da cui sono nati I Jefferson. In realtà, tanto Sanford and Son quanto All in the Family erano le trasposizioni USA di due show britannici degli anni 60 (Steptoe and SonTill Death Us Do Part) adattate e prodotte per il mercato yankee dagli stessi autori, Norman Lear e Bud Yorkin.

Sanford and Son

IL VERO SANFORD, SOTTO I CINQUANTA

Lear e Yorkin trovano gli interpreti della loro versione USA di Steptoe and Son, che diventerà appunto Sanford and Son, prima ancora di cercare una rete disposta a trasmetterla. I panni del papà vengono proposti a Cleavon Little, lo sceriffo Bart nel Mezzogiorno e mezzo di fuoco di Mel Brooks. Little declina, ma suggerisce a Yorkin un collega con cui ha recitato in quello che viene considerato spesso il primo blaxploitation movie, Pupe calde e mafia nera (Cotton Comes to Harlem). Si chiama Redd Foxx e ne ha di cose da raccontare…

Le prime due curiosità che in tanti ignorano su Sanford and Son sono il fatto che il nome del protagonista, Fred G. Sanford, era un omaggio al fratello di Redd Foxx (il cui vero nome era John Elroy Sanford), e che Foxx non era così vecchio come sembrava nella serie. Ai tempi della prima stagione di Sanford and Son, aveva solo 49 anni, ma era truccato per sembrare un ultrasessantenne e il pubblico credeva lo fosse davvero. Il che lo faceva incazzare non poco, peraltro.

Sanford and Son

IL PIÙ DIVERTENTE LAVAPIATTI DEL MONDO

Ex comico da nightclub e cantante, Redd Foxx si era ritrovato questo nomignolo appiccicato addosso per i capelli tendenti al rossiccio. Aveva evitato di finire al fronte, durante la Seconda Guerra Mondiale, mangiando un’intera saponetta, il che gli aveva portato le palpitazioni per anni e anni. Una vita al cardiopalmo, ma in senso stretto. Negli anni 40, nella Chicago in cui è cresciuto, Foxx aveva conosciuto Malcom Little, in seguito universalmente noto come Malcom X. Nella sua autobiografia, l’attivista lo chiama “Chicago Red” e lo definisce il “più divertente lavapiatti sulla faccia della Terra”.

A interpretare l’avido e posato figlio di Fred, Lamont Sanford, viene scelto Demond Wilson, dopo una particina da topo da appartamenti in Arcibaldo. A differenza di quanto fatto anni prima da Foxx, Wilson il draft non l’aveva saltato con una saponetta e in guerra (quella del Vietnam) c’era finito. Ferito in battaglia, era tornato dal sud est asiatico a fine anni 60 con una medaglia da veterano e la sua dose di brutti ricordi.

Sanford and Son

L’ERRORE PIÙ STUPIDO DELLA MIA VITA

Sia Wilson che Foxx sono convinti che si tratterà di un lavoro di breve durata, una serie da pochi episodi con cui “fare un po’ di grana e ottenere un po’ di fama”. Non immaginano il successo che avrà Sanford and Son, così come non lo immagina il presidente della CBS, Fred Silverman. Quando Lear e Yorkin gli parlano di questo remake stelle e strisce di Steptoe and Son, Silverman pensa che al network non serva un altro Arcibaldo e, non sapendo che Foxx è della partita, snobba la prova che i due autori fanno fare a lui e Wilson davanti al cast di Arcibaldo. In seguito Silverman lo definirà “uno degli errori più stupidi commessi alla CBS”. La NBC (un produttore della quale si trova ad assistere a quella prova), coglie la palla al balzo e ringrazia.

Perché Sanford and Son, con la sua sigla composta da Quincy Jones (“The Streetbeater”) sfonda. Nei primi cinque anni di programmazione (su sei in totale) è costantemente tra i sette programmi TV più visti d’America. Nella seconda e nella quarta stagione è al secondo posto, subito dietro ad Arcibaldo. Nel nutrito cast di comprimari, tra i tanti amici di Fred, come Bubba Bexley (Don Bexley) e Grady Wilson (Whitman Mayo), e accanto a Zia Esther (LaWanda Page), c’è Ah Chew. Nome da starnuto per una macchietta nippoamericana interpretata da Pat Morita, il futuro Mr. Miyagi di The Karate Kid.

Sanford and Son

NON C’È LA FINESTRA, ME NE VADO

Cosa ha fermato la corsa di una serie di successo come Sanford and Son – che in Italia arriva solo nei primi anni 80, sulle reti private – visti i suoi ascolti mostruosi e l’affetto dei fan? Redd Foxx, essenzialmente. Il braccio di ferro con il network, per continui ritocchi al suo compenso, inizia alla fine della terza stagione: la trasferta di Fred a St. Louis per il funerale di un cugino è una pezza narrativa nella serie per coprire la fuga del co-protagonista. Assente negli ultimi sei episodi di quella stagione perché sostiene che tutto quel tempo speso sul set ha mandato in pezzi la sua schiena e il suo matrimonio, e gli ha provocato un esaurimento nervoso. Alla fine Foxx e la NBC si accordano per un compenso da 19mila dollari a puntata, più il 25% dei profitti. Fred torna per la quarta stagione, dopo che ne sono stati girati però già alcuni episodi: la NBC cambia perciò l’ordine di trasmissione delle puntate per far iniziare la stagione dal suo ritorno.

La tregua armata dura fino al ’77, quando Foxx molla un’altra volta, adescato dalla proposta allettantissima fattagli dalla ABC per un suo show (The Redd Foxx Comedy Hour). Cosa non si fa per togliere alla squadra rivale un attaccante con una media gol da 25% di share. La versione ufficiale dell’abbandono di Foxx – ufficiale in senso letterale, visto che si legge anche sul suo sito personale – è che la NBC non vuole dargli un camerino con finestra.

GLI SPIN-OFF E IL RITORNO (A METÀ)

Le due serie spin-off di Sanford and Son, intanto, hanno avuto vita breve. Grady, dedicata al personaggio interpretato da Whitman Mayo, ha chiuso i battenti dopo 10 episodi, a cavallo tra il ’75 e il ’76. Sanford Arms, nata nel ’77 dopo la fine di Sanford and Son – quando il progetto di continuare lo show con il solo Lamont va a monte per l’indisponibilità di quest’ultimo – e dedicata a una vedova che ha comprato la casa dei Sanford, Phil Wheeler (Theodore Wilson), dura ancor meno. Degli otto episodi girati, ne vengono mandati in onda solo quattro. Entrambe le serie sono inedite in Italia.

Nell’80, però, Foxx torna sui suoi passi. Il suo show alla ABC è stato un fiasco e vuole tornare al mondo di Sanford and Son. Ignorando lo spin-off con Phil, viene messa in cantiere una nuova stagione… senza il “figlio”. Wilson ce l’ha con il collega per averlo piantato in asso (due volte) senza dirgli niente, e i due non si rivolgeranno praticamente più la parola fino alla scomparsa di Foxx, avvenuta nel ’91 (fatto salvo un incontro fugace e praticamente casuale nell’83, in cui non furono esattamente baci e abbracci). La nuova serie viene intitolata così solo Sanford, e viene spiegato che Lamont è in Alaska. Gli ascolti sono pessimi e la serie chiude dopo due stagioni. La NBC spara quanto resta delle puntate della seconda nella primavera del 1981: stavolta è davvero la fine.

Sanford and son

GLI VOLEVO BENE DAVVERO

Il furgone dei Sanford, un Ford F1 del ’51, viene venduto alla fine della prima serie e la NBC lo noleggia dai nuovi proprietari per girare Sanford Arms e Sanford. Alla fine l’ha comprato un vero robivecchi dell’Indiana. Demond Wilson è diventato nel 1984 un pastore protestante, per un voto fatto quando aveva tredici anni e un’appendicite l’aveva quasi ucciso. È sposato con un’ex modella e ha sei figli. Tra i suoi vari lavori, anche due libri in cui racconta gli anni sul set di Sanford and Son e l’importanza di questa serie, “che ha spalancato le porte per tutti gli altri show con protagonisti neri venuti dopo”. A proposito del suo rapporto con Redd Foxx, ha dichiarato in un’intervista di non aver mai smesso di volergli bene, nonostante tutto. “Guardate un episodio qualsiasi della serie, è evidente quanto gli volessi bene”.

E noialtri si voleva bene ad entrambi. Se da ragazzino sognavo di fare il robivecchi e di vivere in una discarica, era merito al 50% di Sanford and Son e Albertone. Giuro.

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