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Questa settimana arriva su Netflix Blade Runner 2049, il capolavoro fantascientifico di Denis Villeneuve, su Prime Video sono stati caricati Bumblebee e un programma per ragazzi che mi tocca particolarmente da vicino e su Sky Go trovate Upgrade, una chicca per tutti gli appassionati di fantascienza.
Iniziamo questa settimana con l’ammissione, da parte mia, di un feticismo imbarazzante per qualunque programma di restauro e, un’amore spassionato, per quelli relativi alle auto. Ammesso con candore di avere quest’amore malato per gente che trasforma dei catorci in delle splendide auto di lusso, non vi stupirà sapere che ho passato la scorsa settimana a guardare Rust Valley Restorers che, oltre a seguire un’officina canadese che riporta in vita mostri di ruggine trasformandoli in bei cigni da autosalone, vede tra le fila del suo cast la copia spiccicata di Danny DeVito. Vi giuro, quando ride il meccanico baffuto nella foto qui sotto, è inquietantemente simile all’attore americano (che si è praticamente ritirato dal cinema ma, ricordo ogni volta che posso, recita in It’s Always Sunny in Philadelphia che è una delle migliori comedy di sempre). Detto questo, se condividete il mio feticismo, trovate la prima stagione su Netflix.
Sono un fan dei Jackal su internet, non mi ha fatto impazzire il loro esordio al cinema, anche se ne ho incredibilmente apprezzato il coraggio di un gruppo di comici italiano che, alla prima occasione di girare un film, non si accontenta di una commediola, ma punta a scrivere e girare un film di genere. Addio Fottuti Musi Verdi non è un film perfetto, ma è sicuramente una pellicola coraggiosa e ha il gran merito di aver ispirato anche un bellissimo fumetto come Fottuti musi verdi a chi? scritto e disegnato da Jacopo Paliaga e French Carlomagno per Bao Publishing. Io darei una chance a entrambi i prodotti, trovate il film su Netflix e il fumetto in libreria o su Amazon.
Mi sono dimenticato, la scorsa settimana, di consigliarvi Brooklyn scritto da Nick Hornby, ne approfitto ora e aggiungo nel Recupero settimanale anche due parole sul suo primo film, nel frattempo potete recuperare Brooklyn su Prime Video. E ora passiamo a qualcosa di completamente diverso…
…ora, qualcuno starà pensando che sono impazzito, che ho preso una botta in testa ed è per questo che sto proponendo nella mia classifica settimanale un programma per bambini di qualche anno fa, ora disponibile su Prime Video. Ma non è così, sto semplicemente facendo un bieco uso personale della mia rubrica per promuovere (e sfottere) Fiore che e, sia la mia sfortunata compagna, che la presentatrice e autrice di questo piccolo cult per ragazzi. Il Camilla Store è una specie di ibrido tra un programma di moda e Art Attack in cui Fiore, in ogni puntata, crea un nuovo look per i bambini che la vanno a trovare e racconta, attraverso dei brevi approfondimenti, delle pillole sulla moda. Il fatto che il programma non prende il suo nome, ma quello di un gatto, penso sia il più grande regalo che mi ha fatto la tv da quando la guardo e, nelle ultime settimane non ho fatto altro che fingere di sbagliarmi chiamandola come il gatto. Naturalmente vi invito a fare come me e “sbagliare” chiamandola Camilla. C’è la forte probabilità che io venga cacciato di casa per questo articolo, ma ne è valsa la pena, non mi pento di nulla.
P.S. se avete figlie femmine sui dieci anni, c’è la fortissima possibilità che Camill… ehm… Fiore, sia il loro idolo, rivelategli che possono vedere tutte e tre le prime stagioni del programma su Prime, e sarete i loro eroi.
P.P.S.
È uscita la terza stagione di Tredici, ma preferirei infilare la mano in un tritadocumenti che guardarla.
Ogni settimana seleziono per voi tre visioni imprescindibili, non sono sempre i migliori usciti (anche perché se una settimana caricano Quarto Potere, non potrei mai dirvi che l’ennesima serie di supereroi con gli effetti visivi realizzati con paint, è meglio), ma sono sempre le serie o i film più attesi, chiacchierati, snobbati o anche solo criticati degli ultimi sette giorni. O semplicemente quelli che piacciono più a me.
Upgrade (Sky Go)
Su Sky Go, arriva uno dei migliori film indie di fantascienza che vedo da un po’ di tempo. Che non servano per forza budget stratosferici per creare dell’ottima sci-fi, penso sia chiaro a tutti. Se avete qualche dubbio, vi basta pensare a film, anche recenti, come Ex Machina o a classici intramontabili della televsione come la serie originale di Star Trek e The Twilight Zone. Da annoverare nel gruppo dei film che con poco creano grande fantascienza, c’è sicuramente Upgrade, un film della Blumhouse che racconta la storia di un uomo che, vittima di un aggressione che costa la vita della moglie, si ritrova a vivere su una sedia a rotelle. Arriva, inaspettatamente in suo soccorso, un giovane scienziato che gli propone di fare da cavia per testare una sua innovativa invenzione: un chip contenente un vero e proprio sistema operativo da innestare alla base del cervelletto, in grado di riportare il suo corpo alla normale funzionalità. Il rapporto tra uomo e macchina, ma anche tra creatore e creazione, darà via a un horror fantascientifico non particolarmente innovativo, ma molto potente. Consigliatissimo agli amanti del genere, è una di quelle chicche che non può mancare nelle vostre liste di film da vedere.
Bumblebee (Prime Video)
Come si fa a sbagliare un clone di E.T. che ha come protagonista uno dei robot più famosi e amati al mondo? Così. E con “così” intendo girando Bumblebee. Alla fine della lunga saga diretta da quel pazzo di Michael Bay (che capisco che ad alcuni paia troppo fracassone, ma che poi, tecnicamente, segna uno dei punti più alti della cinematografia di genere americana), il tentativo della Universal era chiaramente quello di discostarsi il più possibile dal materiale originale strappare il brand dalle mani sudaticce di nerd cinquantenni, per riconsegnarlo in quelle sporche di marmellata del pubblico originale dei Trasformers: i ragazzini. L’intento era buono e, scegliere come ambasciatore per questa transizione il simpatico robottino giallo, era anche questa una buona mossa, i problemi però arrivano quando lo script si fa confuso, i passaggi narrativi insensati e il ritmo soporifero. Insomma, se i precedenti film, a fronte di una scrittura orripilante, opponevano una qualità del girato eccezionale, questo rimane un filmetto con un’unica nota positiva: una singola scena di botte tra robot su Cybertron con i design originali della serie animata.
Blade Runner 2049 (Netflix)
C’è chi ne ha parlato molto male e chi ama il cinema. Il mio pezzo riguardo l’ultimo film del canadese Denis Villeneuve potrebbe interrompersi qui, ma lo so che tra voi c’è qualche miscredente che ha bisogno di più di questo per convincersi. Il film originale di Ridley Scott è un capolavoro della cinematografia inarrivabile. Ho avuto la fortuna di vederlo restaurato e al cinema e, a trentasette anni di distanza, rimane davvero impressionante. Il film di Villeneuve quindi ha un paragone quasi insormontabile da affrontare e secondo me riesce nella sfida di presentarsi come seguito a un capolavoro, affrontandolo a testa bassa, facendo del suo racconto un’ode alla fine del mito alla ridicolizzazione del feticcio cinematografico. Non è un caso che piazza il vecchio e stanco Harrison Ford in una Las Vegas trasformata in un tempio alla nostalgia corroso e semisepolto dalle sabbie del deserto. Lo fa mettendo in scena una storia d’amore digitale commovente e atroce (pensate a quanto la morte, nel caso di un androide, sia più definitiva e atroce di quella di un uomo che ha come appiglio a cui aggrapparsi l’idea di una vita altra dopo il trapasso). Non inizio neanche a magnificare la fotografia di Roger Deakins e la direzione di Villeneuve, il film è uno spettacolo sensoriale che riempe gli occhi e trasporta con le sue atmosfere plumbee e senza speranza. Il futuro messo in scena nel film è uno spettacolo deprimente, ma allo stesso tempo indimenticabile. Da guardare e riguardare.
Come tutte le settimane, siamo arrivati all’ultima parte della rubrica dedicata a una chicca, a un contenuto che probabilmente vi siete persi nell’uragano di novità con cui veniamo bombardati.
An Education (Prime Video)
Nick Hornby è uno scrittore eccezionale, Alta Fedeltà, Febbre a 90 e Un Ragazzo sono dei classici moderni e la sua rubrica di consigli per la letteratura un cult per tutti i lettori del mondo (in Italia veniva riproposta dall’Internazionale), quindi il suo esordio cinematografico, dopo aver visto decine di adattamenti dei suoi romanzi (la maggior parte davvero notevoli), era chiaramente molto atteso e ha finito, non solo per non deludere le aspettative, ma per superarle di diverse lunghezze. An Education è ambientato a Londra, anni ’60 e segue la travagliata storia d’amore tra Jenny, studentessa diciassettenne, e David, un playboy che ha il doppio dei suoi anni e non è proprio un uomo onesto. Jenny ha evidentemente fretta di crescere, di bruciare le tappe, e l’amore dell’uomo la proietta in un mondo adulto per cui è disposta a sacrificare la sua istruzione e le sue prospettive. La storia, ispirata alle memorie della giornalista britannica Lynn Barber, è una favola amarissima che vi stringerà il cuore e vi farà scorrere parecchie lacrime, ma lo farà con garbo, con una misura attentissima che rendono il film incredibilmente elegante e consacrano (ulteriormente) Hornby.
Alla prossima settimana, miei fedeli bingewatchers: se vi è piaciuto qualcuno dei consigli che vi ho dato, se volete segnalarmi qualcosa che mi sono perso o se volete suggerirmi qualcosa di cui discutere la prossima settimana, vi invito a commentare l’articolo. La vostra guida allo streaming compulsivo è sempre disponibile!