Indefinibile, sfuggente, libero da ogni categorizzazione: così Joaquin Phoenix descrive il suo Joker, presentato oggi in anteprima mondiale alla 76ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematogrfica di Venezia. Il grande attore americano ha partecipato alla conferenza stampa con la collega Zazie Beetz, il regista Todd Phillips e la produttrice Emma Tillinger Koskoff, che hanno affrontato con i giornalisti le peculiarità di questo cinecomic.
Il termine sembra quasi fuori luogo per un film del genere, ma Joker è pur sempre ispirato ai fumetti DC, e i riferimenti alla mitologia di Batman non mancano. Una delle prime domande rivolte a Todd Phillips riguarda la possibilità che questa produzione, in caso di successo, possa diventare una nuova “arma” nella concorrenza alla Marvel, magari ispirando altri cineasti a realizzare adattamenti del genere. Il regista, però, non si preoccupa troppo di questo aspetto:
Non lo vedo come un film per fare concorrenza alla Marvel… ho semplicemente pensato che si potesse prendere questo genere e offrire al pubblico un approccio diverso. Ci sembrava un approccio entusiasmante a questo genere di film. Non so cosa possa significare per il futuro dei cinecomic e per gli altri registi, ma devo dire che lo studio è stato molto coraggioso a lasciarci fare quello che volevamo.
In effetti, Phillips e il co-sceneggiatore Scott Silver hanno goduto di una certa libertà, favorita dal mistero delle origini del Joker nei fumetti:
Abbiamo potuto lavorare con grande libertà, perché Joker non ha mai avuto una vera e propria storia di origini, quindi non c’erano regole né limiti da rispettare. Io e Scott Silver ci siamo impegnati ogni giorno per fare qualcosa di folle.
Naturalmente, però, non sono mancate le fonti d’ispirazione, come la splendida storia The Killing Joke di Alan Moore:
Abbiamo potuto ricavare alcuni elementi dai fumetti del passato, ad esempio c’è qualcosa di The Killing Joke nel fatto che Arthur voglia fare lo stand-up comedian. Ma in realtà tutto è partito da L’uomo che ride [il film del 1928 che ispirò la creazione del Joker, ndr], come per il personaggio.
Ovviamente, un attore come Joaquin Phoenix non ha avuto difficoltà a trovare elementi di interesse nel celebre supercriminale, ma per la sua interpretazione ha deciso di non fare riferimento ai Joker del passato:
Sono stato attratto dal film perché l’obiettivo era di realizzarlo a modo nostro. Di conseguenza, non ho fatto riferimento a nessuna delle passate iterazioni del personaggio: per me era importante che fosse un’interpretazione nuova.
Come accennato all’inizio, Phoenix è rimasto affascinato dall’indefinibilità del Joker:
Sono stato attratto dal fatto che [il Joker] sia così difficile da definire, ed è meglio che resti così. In alcuni momenti trovavo delle motivazioni per lui, ma poi mi allontanavo da quell’idea. Ogni giorno modellavamo vari aspetti del personaggio e della sua personalità, quindi cambiava di continuo.
A tal proposito, Phillips aggiunge di aver utilizzato lo stesso approccio che si usa nella commedia:
Nella commedia si improvvisa molto, si cambiano le cose ogni giorno, e l’abbiamo fatto anche in questo film.
Anche il personaggio di Zazie Beetz – una vicina di casa di Arthur Fleck – è stata soggetta a vari cambiamenti, poiché il regista e i suoi collaboratori proponevano nuove idee giorno per giorno. L’attrice di Deadpool 2 dichiara:
La realtà del mio personaggio è aperta a interpretazioni. Mi sono sentita molto inclusa nella collaborazione con Todd e Joaquin. Abbiamo scoperto vari aspetti [del personaggio] mentre giravamo: di cosa avesse bisogno Arthur, come un personaggio come il mio potesse reagire nei suoi confronti, come potesse essere la relazione con lui…
Ma non solo improvvisazione: il Joker del film è anche frutto di un lungo lavoro preparativo, durante il quale Joaquin Phoenix ha dovuto perdere molto peso.
La prima cosa [per prepararmi al ruolo] è stata la perdita di peso… poi, quell’aspetto influisce anche sulla tua psicologia, diventi matto a perdere tutto quel peso in poco tempo. Ho avuto la libertà di creare qualcosa che non si potesse identificare in modo preciso, non volevo che uno psichiatra potesse riconoscerlo in una categoria.
Come per tutti i Joker cinematografici e televisivi, era fondamentale creare anche la giusta risata, e l’attore ha preso questo risvolto molto sul serio:
Prima che leggessi il copione, Todd mi ha mostrato alcuni video e mi ha descritto la risata come qualcosa di doloroso, come se il Joker cercasse di emergere. Sembrava un modo nuovo di farlo. Mi sono esercitato da solo, e ho persino chiesto a Todd di farmi dei provini per la risata.
Nonostante tutto, però, Phoenix non vede Arthur come un personaggio tormentato, o quantomeno non era quello l’aspetto che suscitava il suo interesse:
Credo fossi interessato alla vita di Arthur, alla sua lotta per trovare la felicità e sentire amore, calore: quella era la parte che mi interessava. Ho esplorato a fondo questa storia per otto mesi, e il personaggio mi appariva come molte cose diverse: alla fine l’ho ritrovato diverso da com’era all’inizio, si evolveva costantemente.
Questa mutabilità è una caratteristica del film stesso, che può essere visto sotto luci diverse. L’aspetto politico è evidente, e Phillips ammette che il clima contemporaneo ha in qualche modo influenzato la scrittura:
Credo che spesso i film siano uno specchio della società. Lo abbiamo scritto nel 2017, quindi alcune cose [del presente] sono entrate nel film. Di certo non è un film politico, ma può esserlo per alcune persone, dipende dalla lente con cui lo guardate.
La violenza in effetti non manca, ma viene “coltivata” lentamente:
Uno dei più grandi lavori del regista è fornire un tono, e questo film è stato concepito come uno slow burn, anche per la violenza. Abbiamo cercato di rappresentarla in modo realistico, quindi non appena arriva la senti come un pugno nello stomaco.
Di sicuro questo elemento rievoca i film a cui il cineasta fa riferimento, soprattutto certi drammi della New Hollywood:
Taxi Driver è uno dei miei film preferiti, ma l’intenzione era di rievocare i grandi character studies degli anni Settanta, e anche cose come L’uomo che ride. Persino i musical, in realtà, perché Arthur ha la musica dentro di sé.
Non a caso, Joker ha potuto contare su una produttrice come Emma Tillinger Koskoff, che vanta molte esperienze con Martin Scorsese. A proposito delle location, Koskoff dichiara che il regista aveva un’idea ben precisa:
Todd voleva girare a New York per evocare l’atmosfera della metropoli nei primi anni Ottanta, quindi abbiamo ingaggiato Mark Friedberg come scenografo e abbiamo trovato delle location grandiose in città.
Ma come si comporterà il Joker nei confronti della metropoli e del mondo intero? Vuole vederlo bruciare, come ne Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan? Non stavolta… o, almeno, non volutamente:
Non credo che l’obiettivo di questo Joker sia di vedere il mondo bruciare, è un personaggio in cerca di un’identità, e diventa un simbolo solo per errore. Il suo obiettivo è davvero di far ridere la gente, portare gioia nel mondo… ma compie alcuni errori lungo la strada [ride]. Non si rende conto di cosa sta creando.
Per scoprire a cosa si riferisce non vi resta che andare al cinema a partire dal 3 ottobre, quando il film uscirà nelle sale.