Il mondo dello spettacolo è spietato, lo sappiamo. Un giorno sei sulla vetta, quello dopo cadi rovinosamente. Katherine Newbury si trova esattamente a metà strada. Conduce un talk show notturno e il suo periodo d’oro è passato da un pezzo. Inoltre non è quella che si potrebbe definire una persona amabile. È spietata con il suo staff e su di lei girano voci che non sono di certo lusinghiere. Ad esempio, viene accusata di essere una “donna che odia le donne”. Proprio per questo decide di assumere Molly, una ragazza con pochissima esperienza, inserendola nella nella stanza degli scrittori del suo show. Ma le cose, come abbiamo già detto, non procedono nel migliore dei modi e Katherine si trova a dover fare i conti con gli ascolti bassi e un’azienda che vuole sostituirla con un comico che ha meno classe ma più followers. E oggi conta solo quello.
Perfetto nella sua semplicità. Si potrebbe definire così E poi c’è Katherine (titolo originale Late Night), il film diretto da Nisha Ganatra e scritto da Mindy Kaling, comica e scrittrice statunitense nota per la sit-com The Mindy Project e per il suo lavoro nella sit-com della NBC The Office. Anche interprete nel ruolo dell’impacciata ma determinata Molly, la Kaling ha scritto una pellicola che affronta tematiche particolarmente attuali e importanti come il movimento #MeToo, l’uguaglianza sul posto di lavoro, il sessismo e la perdita della qualità dell’intrattenimento in funzione dei like. E lo ha fatto in maniera fresca e mai banale, attraverso dialoghi brillanti, personaggi credibili ma soprattutto la giusta dose di risate e sentimento.
In un periodo in cui il nostro sguardo è anestetizzato da pellicole che offrono grandi spettacoli troppo spesso a discapito dei contenuti, fa decisamente piacere trovare un perfetto feel good movie, talmente classico che sembra arrivare direttamente da un’altra epoca, ma al tempo stesso profondamente calato nella nostra contemporaneità. E poi c’è Katherine parla della nostra società, portando sul grande schermo un mondo in cui i like dominano incontrastati e non rimanere al passo significa essere tagliati fuori.
Si può soccombere di fronte a tutto questo, scendere a compromessi, oppure combattere e dominare una bestia che, se trattata nel modo giusto, può regalare le sue soddisfazioni.
Se il film funziona è merito della storia, è vero, ma anche – forse soprattutto – del cast. Impeccabile Mindy Kaling ma la regina incontrastata è senza ombra di dubbio Emma Thompson.
La Kaling ha ammesso di aver scritto il ruolo di Katherine Newbury pensando a lei e non potrebbe essere altrimenti. Quel personaggio le calza a pennello, con tutte le sue sfaccettature e la sua fragilità.
Attorno a loro si muove un gruppo di comprimari scelti con innegabile gusto, con una menzione speciale per il sempre impeccabile John Lithgow, nel ruolo del saggio marito di Katherin.
È un immenso piacere, in conclusione, constatare che il cinema non ha ancora smesso di regalarci storie in grado di conquistare per la loro semplicità.
Al giorno d’oggi sembra quasi una rarità, ma non dovrebbe essere così.