A settembre arriverà nelle sale italiane il docufilm Van Gogh e il Giappone diretto da David Bickerstaff. La pellicola rivela l’affascinante storia del profondo, intenso legame tra Van Gogh e l’arte giapponese e il ruolo che l’arte di questo paese, mai visitato dall’artista, ebbe sul suo lavoro.
Oltre a indagare la tendenza del japonisme, Van Gogh e il Giappone ci guiderà attraverso l’arte del calligrafo Tomoko Kawao e dell’artista performativo Tatsumi Orimoto per comprendere appieno lo spirito e le caratteristiche dell’arte del Sol Levante.
Quando il periodo Edo terminò, nel 1868, e il Giappone si aprì all’Occidente, Parigi venne infatti inondata di tutto ciò che era giapponese. Sotto forma di oggetti decorativi e stampe colorate impresse con matrici di legno chiamate ‘ukiyo-e’ (letteralmente “immagini del mondo fluttuante”).
Van Gogh rimase affascinato da tutti gli elementi di questa straordinaria cultura visiva e dal modo in cui potevano essere adattati alla ricerca di un nuovo modo di vedere. Lesse le descrizioni del Giappone. Acquistò stampe per tappezzare la sua stanza e studiò attentamente le opere giapponesi soffermandosi sulle figure femminili nei giardini o sui bagnasciuga, su fiori, alberi e rami contorti: apprezzava di quei lavori linee e purezza compositiva tanto da farne una fonte d’ispirazione imprescindibile per la sua pittura.
Spiega il regista David Bickerstaff:
“La cosa stupefacente nel lavorare a un film su Van Gogh è la ricchezza delle intuizioni che emergono dalle sue lettere o anche solo osservando da vicino le sue opere. Pensi di conoscerle, perché sono famosissime, ma ogni “visione” rivela qualcosa di nuovo. L’intensità del sentire di Van Gogh mentre lotta con la sua arte è messa a nudo con ogni segno che marca sulle tele. È la ricerca di una semplicità potente che ha attratto Vincent van Gogh verso l’arte del Giappone”.
Van Gogh e il Giappone verrà distribuito nei cinema italiani il 16, 17 e 18 settembre.
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