Cinema

Men In Black International: Un nuovo punto di partenza – La recensione

Pubblicato il 21 luglio 2019 di Andrea Suatoni

L’espediente narrativo dell’ingresso di un nuovo arrivato in una macrostruttura sovraesistente, da presentare al pubblico su una linea parallela all’occhio dell’ignaro protagonista, è una delle più usate tecniche di scrittura con il quale gli showrunner decidono di aprire una nuova saga agli occhi dei neofiti: è chiaro fin da subito quindi a chi si rivolge Men in Black International, che riparte da zero (ma paradossalmente più “in grande”) per raccontare una nuova storia basata sullo cheletro dei vecchi episodi con protagonisti Will Smith e Tommy Lee Jones.

Questa volta la neofita ha il volto di Tessa Thompson, che diventa l’Agente M dei MIB seguendo un itinerario sui generis; diversamente da ciò che affrontò Will Smith nel primo Men In Black (diventando poi l’Agente J), il mondo in cui viene introdotta M affronta una burocrazia ed una struttura che accrescono le informazioni contestuali della saga.

UNA COPPIA BEN ASSORTITA

Proprio come Lee e Smith ai vecchi tempi, la coppia formata da Tessa ThompsonChris Hemsworth funziona a meraviglia: d’altronde la chimica fra i due era già stata oggetto di plauso in Thor: Ragnarok (dove i due interpretavano Thor e Valchiria), e qui la grande sinergia dei due attori brilla ancora costruendo un rapporto totalmente diverso ma ugualmente credibile fra l’Agente M e l’Agente H.
Aiutati da una scrittura che esalta sia le peculiarità dei personaggi che quelle degli attori, la costruzione del rapporto fra M ed H e la godibilità dei loro continui scambi – non solo a livello comico – è sicuramente il punto forte del film. Scelta assolutamente felice è stata quella di non voler forzatamente costruire un rapporto romantico fra i due; rapporto che sicuramente sarà in grado di sbocciare negli eventuali sequel della saga ma che qui si prende il suo tempo senza arrancare verso una situazione che non sarebbe affatto sembrata naturale e che viene vagamente accennata solo sul finale, foriera – o anche no, ed è qui che la furbizia in sede di scrittura interviene – di portare a qualcosa in futuro.

UN MIB MODERNO

L’incredibile passo in avanti fatto dalla tecnologia dal 1997 (data del primo Men In Black) ad oggi nel 2019 spettacolarizza il film sotto vari aspetti: non solo le sequenze d’azione sono figlie di una CGI che al tempo potevamo solamente sognare, ma anche il design di molte delle nuove razze aliene presentate in Men In Black International sfrutta le tecnologie più moderne. L’idea di riportare all’era attuale una saga cult come quella di MIB è quindi totalmente premiata in sede di post-produzione: fin dal 1997 era chiaro quanto gli effetti speciali potessero essere importanti nella rappresentazione visiva delle tematiche che la saga affronta, ma solo negli ultimi anni questi hanno raggiunto una maturità tale da poter essere sfruttati con la dovuta magnificenza.

UN NUOVO PUNTO DI PARTENZA

La “seconda fase” dell’avventura di MIB si apre a nuove ambientazioni e nuovi scenari, allontanando l’occhio dal fumetto che ne è alla base ed iniziando a tracciare una propria mitologia ed una forte struttura: in ciò vediamo vagamente un qualcosa di simile al Mondo Magico creato dal genio di J. K. Rowling e trasportato al cinema nel Wizarding World delle saghe di Harry Potter e di Animali Fantastici, con tutto un sottobosco “burocratico” invisibile al mondo degli ignari (o neuralizzati…) umani.

Le potenzialità narrative create da questo nuovo punto di partenza, ricchissima di nuovi personaggi e ricalcata sulla falsariga di ciò che avevamo visto nei primi 3 capitoli della saga, sono moltissime: la pietra angolare dell’immensa agenzia dei MIB, che anche nel titolo diventano internazionali, si allarga su base mondiale ponendosi come base per seguire le avventure di chissà quali agenti potrebbero venir presentati in futuro, magari addirittura quasi su base antologica.
E’ più che probabile in realtà che la focalizzazione rimarrà però fortemente ancorata agli Agenti M ed H in vista della possibilità di un prosieguo della saga – per ora in realtà non ancora certo – con un Men In Black International 2 o un Men In Black 5 (la differenza starebbe nella volontà di continuare con l’attuale operazione di soft reboot o di riprendere in futuro personaggi e situazioni – magari addirittura Will Smith – dalla prima trilogia, ma è vista su scala sostanzialmente, e forse inutilmente, terminologica). Come già affermato, la coppia Thompson-Hemsworth funziona alla perfezione, e rivederli insieme nelle vesti di M ed H è un qualcosa che ci auguriamo sicuramente.