7 cose che forse non sapevate su Le avventure dell’Ape Magà

7 cose che forse non sapevate su Le avventure dell’Ape Magà

Di DocManhattan

Il fatto che il protagonista è sempre stato un maschio e altre curiosità su Le avventure dell’Ape Magà: inquietanti, sadiche storie d’insetti alle prese con predatori naturali di ogni tipo, morte e lacrime. Tipo l’Ape Maia scritta – anni prima – da un George R.R. Martin nipponico, appunto.

1. L’ORFANO HUTCH

Konchū Monogatari: Minashigo Hacchi, cioè “Storia d’insetti: l’orfano Hutch” (titolo internazionale The Adventures of Hutch the Honeybee), è una serie di 91 episodi realizzata da Tatsunoko Productions e trasmessa da Fuji TV tra il 7 aprile del 1970 e l’8 settembre del 1971. Il protagonista di questo anime, ideato come buona parte delle serie Tatsunoko dal fondatore dell’azienda, Tatsuo Yoshida, era dunque un fuco di nome Hutch/Hacchi, alla ricerca della madre, l’Ape Regina del suo alveare. Un fuco alle prese con un esercito di ragni, mantidi religiose, topi e altre creature fermamente intenzionate a uccidere lui e tutti i suoi amici. Ridendo, malvagi, nel farlo. Poi dice che a uno pigliava l’aracnofobia, nonostante l’Uomo-Ragno.

Quando l’anime fu portato nel Bel Paese dalla Italian TV Broadcasting, si decise di cambiare nell’edizione nostrana nome e sesso del protagonista, trasformandolo nell’Ape Magà. Il motivo era ovviamente la voglia di sfruttare, mettendosi in scia, il successo dell’Ape Maia, un anime successivo, nato nel ’75, ma approdato in RAI poco prima, nel febbraio dell’80.

Da noi le puntate giapponesi vennero trasmesse sulle reti locali in due lotti, presentati con due titoli differenti, Le avventure dell’Ape Magà e Le nuove avventure dell’Ape Magà.

2. LA COMPAGNIA DEGLI OCCHIONI TRISTI

Il successo della prima serie di Magà/Hutch, in onda in Giappone tutti i martedì sera alle 19, spinse la Tatsunoko a creare un vero e proprio filone di serie simili, con protagonisti dagli occhi a mezz’asta vessati da nemici sadici in un mondo di sofferenza, sviluppate in parallelo a quelle comiche come Ippotommaso o Tamagon risolvetutto. Nel ’72 arriva Le nuove avventure di Pinocchio, nel ’74 La banda dei ranocchi. Tutte serie scritte da Jinzo Toriumi (sceneggiatore anche di tante altre produzioni Tatsunoko, come Kyashan il ragazzo androide), che in seguito avrebbe lavorato per Sunrise a serie come Votoms e I cinque samurai. Ma alla regia di alcuni episodi di Magà lavora anche un’altra futura stella di Sunrise: Yoshiyuki Tomino, il futuro papà di Daitarn 3, Zambot 3 e Gundam.

3. CENSURE E INSETTI RAZZISTI

Nel 1995, l’americana Saban Entertainment fuse la prima serie di Magà e la seconda, quella del ’74 (vedi sotto), in una nuova versione da soli 65 episodi, contro i 117 complessivi originali, Honeybee Hutch. Furono sostituite le musiche originali (quelle nuove erano del solito Shuki Levy e di Kussa Mahchi… pseudonimo dello stesso Haim Saban) e soprattutto il tono venne notevolmente edulcorato, eliminando scene e finali più crudi e tristi. Gli amici morti di Hutch spesso non morivano davvero, ma erano solo convalescenti, e cose così. Questa versione è arrivata su Italia 1 nel ’97 con il titolo Un alveare d’avventure per l’Ape Magà. La curiosità è che qui l’ape è tornata ad essere un maschio, pur continuando a chiamarsi in italiano Magà.

In Giappone, invece, un intero episodio della prima serie risultò piuttosto controverso e fu perciò saltato in varie repliche, a partire dal ’74. Si tratta del 52°, in cui viene mostrato un popolo del fiume chiamato in giapponese “buraku”. I burakumin sono una classe sociale ghettizzata nel Sol Levante da secoli perché si occupava di lavori considerati impuri, come la macellazione del bestiame o la conciatura delle pelli. La discriminazione dei discendenti di queste famiglie e più in generale di chi vive nei loro quartieri è arrivata fino ai giorni nostri, ed è stata raccontata anche in film come La colpa (Hakai, 1962).

4. LA SECONDA SERIE E IL REMAKE

Alla prima serie del ’70-’71 seguì in Giappone, appunto, una seconda nel 1974, Konchū Monogatari: Shin Minashigo Hacchi (stesso titolo, ma con l’aggiunta di uno Shin, “nuovo”). Altre 26 puntate in cui Hutch/Magà, dopo aver ritrovato la madre e la sorella (che in originale si chiamava Aya e in italiano divenne ovviamente Maya)… ritorna orfano. La regina muore in un burrone e toccherà ai due fratelli mettere in piedi un nuovo regno delle api. Questo sequel è stato trasmesso negli anni 80 e 90 in Italia con il titolo Il ritorno dell’Ape Magà. Qui Magà era ancora donna, hanno ripristinato il suo sesso solo a partire dal frittatone USA anni 90 e dalla sua edizione italiana, Un alveare d’avventure per l’Ape Magà, di cui si diceva sopra.

Sì, è un casino, ma restate con me. Non abbiamo finito.

Nel 1989, prima del frullato yankee, c’era stato infatti il remake giapponese. 55 puntate, stesso titolo, stessa storia, ma toni molto più smussati rispetto alla scuola di vita da calci nei reni frequentata dall’originale. Anche questo remake è approdato in Italia, come Di fiore in fiore con l’Ape Magà: Dynit ha proposto nel 2008 la serie in home video, pubblicandone però un unico DVD con quattro episodi.

5. GRANDI AVVENTURE DA ENTOMOLOGA

Il 31 luglio del 2010, a quarant’anni e spicci dal debutto in TV di Hutch, è uscito nelle sale giapponesi il film Konchū monogatari – Mitsubachi Hacchi ~Yūki no melody~, in cui, tra un attacco e l’altro di quelle solite, stronzissime vespe, Hutch fa amicizia con una bambina umana che parla con gli insetti, Ami. Il film è stato pubblicato nel mercato home video da Yamato, con il titolo cerchiobottista L’Ape Magà – La Grande Avventura Di Hutch.

6. LE SIGLE
Hip urrà! Per Magà! L’ape vagabonda, ora qui, ora là, faccia tosta e tonda, eccetera. Affrontalo te, quel mondo, senza un po’ di faccia tosta. La sigla “L’ape Magà” era cantata dal coro con l’improbabile nome de I Nostri Figli, di Nora Orlandi e Jimmy Fontana. Il lato B del 45 giri era “Piccolo Remi”. Non quel Remi, ma quello del lungometraggio Toei Senza famiglia.

Questa era invece “Un alveare d’avventure per l’Ape Magà”, sigla della serie omonima cantata da Cristina D’Avena.

7. GIOCATTOLI-DI-PIANGERE

Volevo chiudere con qualche peluche o giocattolo su licenza che incarnasse alla perfezione lo spirito delle prime serie di Hutch/Magà. Ma questi bambolotti sembravano troppo allegri, quasi solari, considerato il contesto. Dov’è la sofferenza? Dov’è il terrore per ragni e mantidi instillato in più generazioni?

Poi mi sono ricordato di questa collezione di candy toy (gashapon venduti nei combini, i minimarket giapponesi aperti h24). Temi immortalati nella plastica, tra gli altri: Hutch che piange l’amico morto, Hutch in fuga con il fagotto da vagabondo in spalla e l’aria da perseguitato, Hutch in lotta con la mantide (e come ti sbagli) e Hutch che riabbraccia la madre. Ma piangono entrambi. Di gioia, ma soprattutto perché sanno che lei non camperà a lungo, c’è da tirar fuori un seguito, ué, ci servono i lacrimoni.

A posto così.

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