7 cose che forse non sapevate su DuckTales

7 cose che forse non sapevate su DuckTales

Di DocManhattan

Chiunque fosse già ai tempi davanti a un televisore, ricorda oggi con affetto DuckTales. Non potrebbe essere altrimenti. Zio Paperone, i tre nipotini di Paperino (assente giustificato), Gaia e Jet McQuack in giro per il mondo, in una serie che per Disney rappresentò una fortunata, pericolosa scommessa.

1. AVVENTURE DI PAPERI

Metà anni Ottanta. Sotto la guida del nuovo CEO voluto da Roy E. Disney, Michael Eisner, la Disney sta affrontando un periodo di grandi cambiamenti. Nell’85 ha lanciato due serie televisive del sabato mattina che si affrontano, in un duello fratricida stile Cavalieri dello Zodiaco ma senza zaini a cubo, su due reti rivali, CBS e NBC: I Wuzzles e I Gummi. L’idea di DuckTales nasce nell’86: un prodotto di qualità, ad alto budget, pensato per la fascia pomeridiana, anziché per i soliti slot del sabato mattina. Il 18 settembre dell’87 viene trasmesso l’episodio pilota da 97 minuti Il tesoro del sole d’oro, poi mandato in onda nelle repliche scomposto in cinque episodi.

È l’inizio di una lunga galoppata che terrà DuckTales in TV per quattro stagioni e cento puntate, fino al novembre del 1990. In Italia debutta su RAI 1 nell’89 con il titolo di DuckTales – Avventure di paperi, riscuotendo altrettanto successo, in cima a un’onda altissima di merchandising e prodotti derivati (vedi sotto).

Ma facendo un piccolo passo indietro, non è corretto indicare come data della prima messa in onda USA un singolo giorno. Il lungo pilota di DuckTales va in onda infatti negli USA tra il 18 e il 20 settembre dell’87, a seconda dell’emittente. Perché, a differenza de I Wuzzles e I Gummi, non è un unico canale TV a trasmetterlo.

2. SYNDI-CHE?

Quella della TV in syndication, un consorzio di reti televisive che si mettono assieme per condividere programmazione e massimizzare la raccolta pubblicitaria, è una via che ai tempi si sta dimostrando fruttuosissima in America per le repliche di vecchie serie TV oltre che per serie animate a basso costo, come quelle Filmation. Nessuno ha però mai tentato qualcosa di così ambizioso come DuckTales. Disney ha creato un’apposita società per gestire i diritti delle produzioni in syndication, la Buena Vista Television, Inc., e propone DuckTales per la fascia pomeridiana tra le 4 e le 6. È un azzardo, dicevamo, visti i soldi investiti nell’operazione, ma paga. Le repliche di DuckTales hanno continuato a girare negli USA, tanto su canali dedicati come Disney Channel quanto in syndication, fino a metà anni Duemila, quindici anni dopo la chiusura della serie.

3. BUONI E CATTIVI

Spedito Paperino a fare il marinaio (era vestito in modo appropriato da decenni, dopo tutto), Zio Paperone porta i nipotini Qui, Quo e Qua a caccia di avventure zeppe di strizzate d’occhio alla cultura popolare, insieme al pilota Jet McQuack, alla tata e a sua nipote Gaia (ispirata alle nipoti gemelle di Paperina, Emy, Ely ed Evy). Come comprimari appaiono in DuckTales tanti altri volti noti sia di Paperopoli che di Topolinia, da Archimede Pitagorico a Gastone, da Doretta Doremì, Amelia e i Bassotti a Pietro Gambadilegno e Macchia Nera. Personaggi pescati soprattutto tra i tanti creati da Carl Barks, papà tra gli altri dello stesso Paperon de’ Paperoni.

Nemesi di Paperone non è però Rockerduck, che pur essendo un’altra creatura di Barks venne usato pochissimo negli USA ed è diventato il rivale del taccagno di Paperopoli più che altro nelle storie a fumetti italiane. In DuckTales il ruolo quindi spetta a un antagonista ben più presente nelle opere di Barks e nato dalla sua fantasia qualche anno prima, il magnate sudafricano – ma qui scozzese come Paperone – Cuordipietra Famedoro (Flintheart Glomgold).

Rockerduck sarebbe apparso in versione animata solo nel reboot di DuckTales, molto tempo dopo (vedi punto 7). Ah, nel caso ve lo state chiedendo, per creare Amelia (in originale Magica De Spell), nel ’61, Barks si era ispirato a Morticia della Famiglia Addams e ad attrici italiane come Gina Lollobrigida e Sophia Loren. Alla sua prima apparizione nei fumetti, Amelia si finge infatti un’attrice del nostro paese, “Gina Luluduckita” (Gina Babuccia nella traduzione italiana), per farsi dare un passaggio sull’aereo di Paperone.

4. UNA MANO DALL’ASIA

Per riuscire a ottenere il livello qualitativo desiderato per la serie, Disney decise di appoggiarsi per le animazioni di DuckTales a degli studi asiatici. Il lavoro fu affidato alla taiwanese Wang Film Productions Co. – nata nel 1978 per sfornare in subappalto episodi per le serie TV Hanna-Barbera, e in seguito all’opera su decine di produzioni Disney, come Gargoyles, Ecco Pippo! o Buzz Lightyear da Comando Stellare – e alla giapponese Tokyo Movie Shinsha, in questo caso solo per la prima stagione. La TMS è uno dei più vecchi studi di animazione del Giappone, aveva già collaborato con Disney per I Gummi e avrebbe messo mano a serie USA storiche come Batman, Spider-Man, Animaniacs. E che aveva ovviamente già dato vita a una serie infinita di classici in patria, da Lupin III a Remi, da Lady Oscar a Rocky Joe 2.

5. IL FILM, IL FINTO SPIN-OFF, I VIDEOGIOCHI

Il successo di DuckTales porta nel 1990 a uno spin-off cinematografico, il film Zio Paperone alla ricerca della lampada perduta (DuckTales: The Movie – Treasure of the Lost Lamp. In Italia uscito a marzo ’91). E tutti hanno sempre creduto che uno spin-off fosse anche la serie Darkwing Duck, parodia dell’Uomo Ombra e di Batman andata in onda a partire dal ’91, visto che vi apparivano il pilota Jet McQuack e altri personaggi di DuckTales, come Robopap (Gizmoduck). Ma in un’intervista del 2016, il creatore di Darkwing Duck, Tad Stones, ha dichiarato che questa serie e DuckTales sono ambientate in due universi separati. Panico.

Grazie a DuckTales, Qui, Quo e Qua hanno finito pure per far comunella nel ’90 con i Puffi, Alvin e i Chipmunks, le Tartarughe Ninja, Garfield, Slimer e altri personaggi animati in un mediometraggio contro la droga, uno special TV educativo intitolato I nostri eroi alla riscossa (Cartoon All-Stars to the Rescue).

Diversi, infine, i videogame tratti dal cartone. Il primo è stato il platform DuckTales della Capcom, uscito su Nintendo 8-bit e Game Boy (e poi apparso, in versione Remastered e grazie a una collection, anche su piattaforme recenti), seguito da DuckTales 2 nel ’93. DuckTales: The Quest for Gold era invece un titolo per computer del ’90, molto popolare anche in Italia, uscito per Amiga, Apple II, Commodore 64 e MS-DOS.

6. OGNI GIORNO C’È UNA NUOVA STORIA…

La storica sigla di DuckTales venne scritta dal compositore Mark Mueller. All’epoca trentenne, Mueller impiegò 45 minuti per completare il lavoro, urlando Woo-hoo! così forte da farsi sentire dai vicini. Per quel brano venne pagato la bellezza di 1.250 dollari… che avrebbe intascato solo nel caso la serie fosse stata trasmessa, se no neanche quelli. A cantarla era Jeff Pescetto, che in carriera avrebbe interpretato altre sigle Disney, come quelle di Cip & Ciop agenti speciali (Chip ‘n Dale Rescue Rangers) e Darkwing Duck. Oltre a varie cose per il cinema e al pezzo di apertura del gioco Tekken 5. La versione italiana della sigla era interpretata invece da Ermavilo, cioè Ernesto Brancucci, noto nel mondo del doppiaggio con vari pseudonimi, come Mirko Pontrelli.

7. PAPERI REBOOT

Si faceva poco sopra menzione del nuovo DuckTales, la serie reboot del 2017 su Disney XD, di cui sono state realizzate due stagioni e ne è stata messa in cantiere una terza. Un remake particolarmente ispirato, che approfondisce il mondo dei paperi, tirando in ballo ad esempio la gemella perduta di Paperino e madre dei nipotini, Della Duck. Ai ragazzi piace, alla critica e ai vecchi fan Disney anche, sia pure con qualche eccezione. Don Rosa, celebre autore disneyano considerato l’erede di Carl Barks (è stato lui, ad esempio, ad aver dato quel nome a Della), non ha gradito. In una foto del 2017, lo si vede a una fiera mentre dedica dei disegni ai fan, accanto a un cartello in cui si chiede gentilmente di non nominare il nuovo DuckTales, che ai fumetti di Barks “non somiglia per nulla”. Chi se la sentiva, però, poteva sempre dare un morso a uno di quei peperoncini giganti: per dare tutto un altro senso a quel woo-hoo! della sigla, metti.

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