Perché riscritture e reshoot dei film sono sempre più frequenti?

Perché riscritture e reshoot dei film sono sempre più frequenti?

Di Matioski

Siamo abituati ad immaginare Hollywood come una macchina ben oliata, composta da una serie di piccoli ingranaggi che si muovono senza intoppi. Eppure, sempre più frequenti sono le news che parlano di riscritture e/o reshoot (riprese aggiuntive) di importanti blockbuster. Il caso più recente? X-Men: Dark Phoenix. Secondo numerose voci di corridoio, tra i personaggi del film era prevista la massiccia presenza degli alieni muta-forma Skrull, e la scena action finale avrebbe trovato il suo culmine davanti alla sede delle Nazioni Unite. Di tutto questo non v’è traccia nell’edizione arrivata in sala.

Un altro esempio rimasto impresso nella memoria degli spettatori è quello di Rogue One: A Star Wars Story. Lo spin-off della saga ambientata nella galassia lontana lontana ha colpito il pubblico grazie ad un finale inaspettatamente drammatico e convincente. Un finale, però, non previsto nella versione originale della sceneggiatura. La battaglia sul pianeta Scarif si sarebbe dovuta svolgere in modo diverso, con una fuga rocambolesca e il salvataggio di diversi protagonisti. In un’altra stesura alternativa, il gruppo principale di eroi sarebbe dovuto perire per mano di Darth Vader.

Perché tutti questi cambiamenti in corsa affliggono un’industria che, almeno sulla carta, dovrebbe essere composta da grandi professionisti? Perché la lavorazione di film così importanti è costellata da incertezze, cambi dell’ultimo secondo e modifiche radicali? Per rispondere a queste domande, è necessario un cambio di prospettiva: non tutti i reshoot, difatti, vengono per nuocere.

Il divano scomodo

Caliamoci nei panni di un uomo qualsiasi, alla ricerca di un divano per completare l’arredamento del suo salotto. Dopo essere entrato in un negozio, trova proprio ciò che fa per lui. Si siede, controlla le misure, chiede le opinioni della moglie e del figlio. Tutto è assolutamente perfetto. Fino a quando il divano non arriva a casa, ed emergono i problemi. Il colore della stoffa dei cuscini non si intona con la tinta delle pareti. Gli addetti l’hanno posizionato fin troppo vicino al televisore. La moglie propone di riportarlo in negozio, e di accontentarsi del vecchio divano della suocera. Il figlio trova una proposta di arredamento alternativa in Rete. In ogni caso, tutto da rifare. Oppure, da sistemare.

Una grandissima differenza intercorre tra la teoria e la pratica, in tutti i settori. Anche in quello cinematografico. Per quanto possa essere puntigliosa la pre-produzione di una pellicola, l’inaspettato è sempre dietro l’angolo. Lo sa bene chi, nel tempo libero, ha provato a cimentarsi con la realizzazione di almeno un cortometraggio. Nonostante il grande budget, piccoli e grandi sconvolgimenti possono colpire anche il lavoro di illustri professionisti.

Le riscritture

Riprendendo in esame gli esempi citati in precedenza, balzano all’occhio i numerosi cambiamenti fatti in sede di sceneggiatura. A conti fatti, la stesura dello script di un film risulta essere, molto spesso, un lavoro collettivo. Le riscritture sono da tenere in conto per assecondare nuove idee emerse in corso d’opera, oppure le esigenze dei diversi reparti della produzione. Esigenze che, è bene sottolinearlo, non sono da considerare nefaste a prescindere. E’ opportuno, difatti, che la storia narrata assecondi i mezzi a disposizione.

Dal confronto tra idee diverse possono anche nascere ottimi spunti. Ritornando all’esempio del divano, possiamo sostituire il pezzo d’arredamento con una sceneggiatura. Gli ipotetici madre e figlio diventano allora due scrittori diversi, con idee diametralmente opposte per accomodare uno script che, nonostante le ottime premesse del caso, non si è rivelato soddisfacente.

I reshoot

Ancora più delicata, poi, è la fase delle riprese. La teoria deve tramutarsi in pratica, e non sempre il processo alchemico funziona alla perfezione. Il divano, così d’impatto in negozio, sfigura nel salotto. Ciò che filava perfettamente sulla carta, potrebbe rivelarsi disastroso dopo essere stato trasposto nella realtà. Le cause possono essere molteplici, dalla recitazione poco convincente alla fotografia troppo scura. Il problema, peraltro, potrebbe presentarsi anche dopo aver girato una sequenza impeccabile.

Come testimoniano grandi registi, tra cui Quentin Tarantino, il film assume un’identità precisa soltanto durante la fase di montaggio. Una ripresa eccellente potrebbe rivelarsi non necessaria, così come interi dialoghi, scritti e recitati con grande gusto, potrebbero rallentare eccessivamente il ritmo e risultare superflui.

I reshoot si impongono, dunque, come una necessità. Una necessità che non è sintomo di scarsa cura oppure di una produzione ballerina, ma del desiderio di realizzare il miglior film possibile. Certo, il processo non sempre si rivela efficace, ma il tentativo in quanto tale non dev’essere dipinto a prescindere sotto una luce negativa.

L’esempio dei Marvel Studios

Quella dei reshoot è una pratica consolidata a Hollywood. I Marvel Studios ne hanno fatto addirittura un’arte. Kevin Feige, lo showrunner del Marvel Cinematic Universe, include sempre una sessione di riprese aggiuntive nella schedule di lavorazione dei famosi film supereroistici. E’ lui stesso, in una dichiarazione risalente al 2014, a spiegarcene la valenza:

Le riprese aggiuntive sono fondamentali. A volte servono per modificare qualcosa che non funziona, ma nella maggior parte dei casi la valenza è doppia: idee migliori e più eccitanti potrebbero emergere nel corso della lavorazione, oppure nella fase di post-produzione – il film potrebbe rivelarsi troppo lungo, oppure potrebbe risultare migliore senza una particolare scena, e a quel punto è necessario creare del nuovo tessuto connettivo.

Conclusioni

Permane, tuttavia, la domanda del titolo: perché riscritture e reshoot sono sempre più frequenti? La risposta è più banale del previsto. Viviamo nell’era dell’informazione digitale. Un semplice click può portarci ad indagare sui retroscena delle passioni e delle arti che coltiviamo. Quelli che, un tempo, erano segreti dell’industria, sono adesso a portata di tutti, accompagnati da un corollario di allarmismi spesso inutile.

Per capire la vera portata di questi segreti è necessario scavare in profondità, superando la barriera della superficialità e del giudizio di pancia. Di frequente, come in questo caso, la soluzione a dubbi atavici è semplice, e utile per fornire un quadro più concreto del lavoro di migliaia di persone. Persone simili a tutte le altre, con pregi e difetti. Difetti che, almeno in campo cinematografico, possono essere alleviati da una provvidenziale ripresa aggiuntiva.

Fonte: ComicBookMovie.com

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