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Come direbbe Stanis La Rochelle in Boris, questa settimana la nostra rubrica è molto italiana, quasi come Wim Wenders. Infatti su RaiPlay è arrivato Veloce come il Vento di Matteo Rovere, uno dei film italiani più belli usciti negli ultimi anni e su NowTv è ricominciata Gomorra, la serie più osannata del momento (un momento che dura ormai da anni).
Visto che vi ho lasciati senza guida per una settimana facciamo un brevissimo ripasso di quello che vi siete persi la scorsa settimana, anzi, visto che Enrico Rollo aveva già realizzato il banner per la settimana, lo sfruttiamo subito.
Non mi sono mai piaciuti molto i fumetti dei Teen Titans, ma la Warner animation ha realizzato prima una serie animata e poi un lungometraggio praticamente perfetti sul gruppo di giovani eroi DC. Serie e film hanno quella carica dissacrante e un po’ punk che avevano gli Animaniacs, la capacità di stupire con un raffinatissimo umorismo nonsense e poi di atterrirti con battute sulle puzze. Sarà per questo che quando sono andato a vedere il film al cinema, ridevano alternatamente i bambini e i papà in sala. Se a questo aggiungiamo un’animazione che, per tutta la durata della pellicola, alterna una decina di stili di disegno diversi creando all’interno del film uno showreel di quanto l’animazione warner sia sempre un passo avanti a quella della Marvel (frecciatina alla casa delle idee del tutto voluta), avremo un’idea di quanto questo pazzo lungometraggio sia assolutamente imperdibile. E per voi spettatori da streaming, sappiate che dalla scorsa settimana è disponibile in esclusiva su Tim Vision.
Invece da un buon libro è venuta fuori una buona serie. La verità sul caso Harry Quebert, è la serie tratta dal secondo, omonimo, romanzo di Joel Dicker romanziere svizzero che con i suoi gialli è stato proiettato nel novero dei grandi (almeno per quanto riguarda le copie vendute). Se volete recuperare il bellissimo romanzo, è edito in Italia dalla nave di Teseo. Invece per quanto riguarda la serie è un buon adattamento (fedelissimo) a cui forse manca un po’ di fascino dato dalla scrittura di Dicker e soffre di un protagonista non proprio in parte.
Per finire il ripassone, due parole, ma proprio due, su Dirt, film biografico sui Mötley Crüe tratto dalla stupenda biografia di Neil Strauss. Il film, come anche Bohemian Rhapsody è una roba abbastanza inguardabile, recitata da cani e sciroppabile solo dai fan più ciechi. Ma se proprio volete farvi del male, non sarò io a fermarvi.
Invece ci fermiamo qui con il megaripassone della settimana che avevamo saltato e vi sciorino un po’ di buone visioni da fare in questa settimana che viene. In primis, visto che mi sono lamentato della serie Il nome della Rosa, vi faccio presente che il film, quello con sua maestà Sean Connery, è disponibile su Rai Play. Che poi è lo stesso posto in cui trovate anche la serie che non mi piace, quindi potete unire una visione all’altra senza neanche cambiare piattaforma.
Visto che questa settimana ho deciso di girare attorno al cinema italiano, vi consiglio anche di recuperare Il Divo di Sorrentino sempre su Rai Play. Il film è forse uno dei più ostici del regista italiano, non tanto per la narrazione interna (che comunque presenta qualche raffinatezza stilistica e vezzo registico in più del solito), ma perché si rivolge sicuramente a un pubblico che conosce gli anni di piombo e la vita politica che girava all’affascinante figura di Andreotti. Vale la pena di ripassare mani pulite per godersi un bellissimo film italiano.
Se invece di studiare proprio non vi va, ma avete invece bisogno di soddisfazione immediata, a voi ci pensa Pif e la sua piacevolissima opera prima su Prime Video, La Mafia uccide solo d’estate. (ve lo avevo anticipato che questa settimana era stata parecchio incentrata sul cinema italiano)
Sempre su Prime trovate Hanna, una serie tv basata su un film che ho sempre trovato abbastanza goffo. La serie è un pochino meglio e si lascia guardare, la storia ruota attorno ad Hanna, ragazzina quindicenne addestrata per essere un killer e una spia. A differenza del brutto film del 2011, la serie trova prospettive diverse da cui inquadrare la stessa materia e spesso riesce a restituire un po’ di senso alla storia. è comunque vero che, sebbene un paio di sequenze funzioni in maniera particolarmente soddisfacente per un amante dell’action, una bambina che mena adulti fa sempre un pochino sorridere (prima che mi si accusi di sessismo, farebbe un sacco ridere anche un quindicenne maschio che mena un marine).
In coda segnalo L’inganno, un trascurabile remake di un film con Clint Eastwood tratto da un romanzo di Thomas P. Cullinan diretto da Sofia Coppola. Non sono un gran fan del cinema “vuoto” della Coppola, ma preferisco decisamente di più i film in cui si vede di più la sua nota autoriale che questo in cui un po’ sparisce.
Ogni settimana seleziono per voi tre visioni imprescindibili, non sono sempre i migliori usciti (anche perché se una settimana caricano Quarto Potere, non potrei mai dirvi che l’ennesima serie di supereroi con gli effetti visivi realizzati con paint, è meglio), ma sono sempre le serie o i film più attesi, chiacchierati, snobbati o anche solo criticati degli ultimi sette giorni. O semplicemente quelli che piacciono più a me.
Gomorra – La serie (Now Tv)
Che Gomorra sia, a tutti gli effetti, il più grande successo televisivo degli ultimi anni non è certo un segreto. Ha letteralmente cambiato il modo di fare televisione in Italia. Grazie alla visione di Sollima (che ora in America stupisce con il suo Soldado), a un cast di attori che, pur rinnovandosi praticamente ad ogni stagione (causa “George Martin effect”), rimane sempre di livello, portando sangue fresco in un panorama italiano abbastanza ristagnante e anche a una colonna sonora che è un vero e proprio unicum in televisione. Su Now Tv sono presenti le prime due puntate di questa quarta stagione, puntate dirette dalla Comencini. L’inizio è lento e riflessivo, inizia a mettere i nuovi pezzi sulla scacchiera. Genny si lascia alle spalle le violenze delle stagioni precedenti (ma chissà per quanto) e la scena napoletana si apre e abbiamo modo di esplorare anche Bologna e l’Emilia. Tutto cambia perché nulla cambi, vale tanto per la camorra che muta, ma rimane un animale feroce, quanto per la serie in sé che cerca di ricordare che è importante non fare dei propri protagonisti degli eroi e quindi continua a mutare faccia al male mantenendolo però saldamente al suo posto.
Veloce come il Vento (Rai Play)
Molto spesso, quando si parla di bei film italiani, gli si applica una tutela tutta particolare. Soprattutto se si tratta di film di genere, in fondo mi sento sempre di dover dire, bello “per essere un film italiano”. Non mi è successo di dover ricorrere a questa particolare attenzione con il film di Rovere. La storia, tutta romanzata, di un pilota fallito, drogato e instabile, che però, quando gli vengono affidati i fratelli, decide di allenare la sorellina, non ha davvero nulla da invidiare a un film americano. Anzi semmai l’essere fieramente calato nella realtà italiana, me lo fa apprezzare ancora di più, me lo fa sentire più vicino e più mio. Il film ha delle straordinarie sequenze di corsa e uno Stefano Accorsi in stato di grazia che dà vita a un personaggio fragile e squilibrato, bastardo e dolcissimo. Se non avete visto Veloce come il Vento, fatelo subito, è il miglior film italiano di genere uscito negli ultimi dieci anni.
Highwaymen – L’ultima imboscata (Netflix)
Non sono un grande fan dei lavori di John Lee Hancock, li trovo sempre un tantino troppo retorici, come per Blind Side o didascalici come per The Founder (che comunque era decisamente più interessante). Quindi forse non capirete perché ero molto eccitato per l’uscita di Highwaymen su Netflix e non lo capirete perché siete dei senzadio. Infatti se non vi smuove nulla l’idea di vedere Kevin Costner e Woody Harrelson interpretare due vecchi Texas Ranger in pensione che tornano sulla strada per dare la caccia a Bonnie e Clyde, non vi meritate molto davvero. Quelle due facce io le seguirei ovunque e mi hanno convinto a vedere un film di Hancock e anzi ad aspettarlo con trepidazione. Peccato che poi effettivamente si sia proprio rivelato uno di quei film del regista con le didascalie scritte grosse. In cui viene continuamente e ossessivamente sottolineata la morale anche a discapito del film stesso. Ma ci sono comunque Costner e Harrelson, quindi per me valgono comunque il prezzo del biglietto (che comunque, come mi piace ricordare, non pagherete visto che si tratta di Netflix).
E, come tutte le settimane, siamo arrivati all’ultima parte della rubrica dedicata a una chicca, a un contenuto che probabilmente vi siete persi nell’uragano di novità con cui veniamo bombardati.
The OA (Netflix)
Se seguite questa rubrica sapete che applaudo allo strano, al weird e all’inaspettato, che mi emoziono quando la televisione mi regala qualcosa di completamente fuori dal normale. Con The OA, la serie scritta e interpretata da Brit Marling, il concetto di strano viene portato a un nuovo livello nella prima stagione (che iniziava molto bene e finiva in un lucido delirio che non so ancora bene se ho digerito) e lancia il concetto di normalità nella stratosfera con la seconda stagione, che il mio cervello sta ancora cercando di processare. Quindi vi dico serenamente: non so se consigliarvela, ma non vedo come potrei non farlo. The OA è quella roba strana ma così strana che se non la vedi poi te ne penti. Ma anche se la vedi. Uno stallo perfetto.
Alla prossima settimana, miei fedeli bingewatchers: se vi è piaciuto qualcuno dei consigli che vi ho dato, se volete segnalarmi qualcosa che mi sono perso o se volete suggerirmi qualcosa di cui discutere la prossima settimana, vi invito a commentare l’articolo. La vostra guida allo streaming compulsivo è sempre disponibile!
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