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La storia di Ladyhawke (FantaDoc)

Pubblicato il 11 aprile 2019 di DocManhattan

Sì, Ladyhawke è un film romantico, un classicone degli anni 80, e ai tempi la pellicola di ambientazione medievale con la colonna sonora più moderna che si fosse vista. E sì, l’hanno girato quasi tutto in Italia. Ma la pellicola che oggi conosciamo, quella vista e rivista un’infinità di volte in TV, come tanti altri film celebri è figlia di una serie notevole di combinazioni più o meno fortuite.

L’AQUILA FRANCOFONA

Richard Donner questa idea di un film su una coppia di amanti separati da una maledizione demoniaca che funziona a fasce orarie, come le strisce blu del parcheggio, se la portava dietro da tempo, all’incirca dall’inizio del decennio. Ma mettere in piedi Ladyhawke, per il regista dei primi due Superman e di lì a poco de I Goonies fu tutt’altro che semplice. Il casting e la scelta delle location portarono via mesi su mesi, tra false partenze e… burocrazia comunista.

Donner voleva girare in Cecoslovacchia, che all’epoca era ancora un unico paese, sotto l’influenza dell’Unione Sovietica. Le location erano affascinanti, ma era tutto troppo complicato in quanto a permessi. Il regista, fermamente intenzionato a girare il suo film in Europa, virò quindi sull’Italia e girò in auto tra le campagne del Centro per oltre due mesi, scegliendo per le sue riprese luoghi come Campo Imperatore, il Castello di Torrechiara, Rocca Calascio, il Borgo di Pereto o Castel del Monte, in provincia dell’Aquila…

E proprio il capoluogo abruzzese è al centro della vicenda: nel doppiaggio italiano tutto ruota attorno ad Aguillon e al suo vescovo malvagio, ma in originale il nome della città è Aquila. Avendo dei protagonisti dai nomi francofoni (Etienne Navarre, Isabeau D’Anjou, Philippe Gaston), gli autori dell’adattamento hanno voluto abbinare anche il nome del posto.

KURT CONTRO LA DEBOSCIA

L’altra grossa grana da risolvere per Donner fu il casting, dicevamo. Per il ruolo del protagonista era stato scelto Kurt Russell, e Russell arrivò in Italia pronto a girare. Ma poi si chiamò fuori, letteralmente all’ultimo secondo. Perché? Girano varie spiegazioni per il suo forfait. La produttrice Lauren Shuler, che sarebbe diventata poco dopo la moglie di Donner, ricorda in questo tributo al suo Richard, nel 2017, che l’attore voleva semplicemente tornarsene da Goldie Hawn, con cui aveva appena iniziato la relazione che li lega ancora oggi.

La verità la racconta lo stesso Russell in un’intervista rilasciata qualche anno dopo alla rivista Starlog, nella quale spiega: “Raggiunsi l’Italia e compresi che sarei rimasto lì per molto più tempo del previsto, a causa della troupe italiana, degli scioperi e di cose di questo tipo. Dopo una settimana di prove per il trucco e i costumi, capii inoltre che quel film sarebbe stato troppo medievale per i miei gusti”.

Russell non apprezzava l’ambientazione, a suo dire una scelta forzata per Donner, e non gli piaceva l’approccio leggero al personaggio, che lui avrebbe voluto rendere più duro. E non si sentiva neanche a suo agio a lavorare con un cast formato da attori statunitensi, britannici e italiani. Ne parlò con Donner e lasciò su due piedi il regista senza il suo attore protagonista. “Credo che Ladyhawke sia venuto meglio con Rutger Hauer che con me”, chiosa sulla faccenda Russell in quell’intervista.

Il problema era che il sostituto Hauer non è che fosse esattamente in panchina, pronto a scendere in campo al posto dell’attaccante atterrato da faccende sindacali e troppe lingue e troppo medioevo sul set.

PROVIAMO COL BUONO?

Rutger Hauer era stato già contattato da Donner per interpretare il cattivo, la parte poi andata a John Wood. Aveva perfettamente senso: tutti avevano in mente il suo Roy Batty di Blade Runner. L’attore olandese aveva però paura di restare incastrato in un loop infinito di ruoli da villain e aveva rifiutato. Certo, gli sarebbe piaciuto interpretare Navarre, quello sì. Memore della cosa, dopo il ciao a tutti di Russell, Donner chiama Hauer e gli dice che la parte è sua.

L’attore risponde che avranno bisogno di un parcheggio bello grande per il suo gigantesco camper custom. Donner crede sia una battuta. Spoiler: non era una battuta.

Hauer si fa 1.600 km al volante in un paio di giorni, dall’Olanda all’Italia, per arrivare in tempo. I capelli di Donner hanno iniziato a farsi brizzolati, probabilmente, nel vedere il replicante di Scott arrivare davvero in un enorme camper come aveva promesso.

L’ANTIPRINCIPESSA E L’HACKER (BALLANO COI LUPI)

Michelle Pfeiffer non voleva accettare invece parti “da principessa Disney” ed era perciò tentennante riguardo a un film fantastico, ma la storia di Ladyhawke le piacque molto e decise di inviare la cassetta con il suo provino. Donner e la produttrice Lauren Shuler furono colpiti dall’ironia e la leggerezza con cui la Pfeiffer impersonava Isabeau in un dialogo con Gaston. Nel tributo a Donner citato prima, Lauren Shuler spiega che a darle una mano per quel provino, recitando le battute di Gaston, era un amico di Michelle, un attore di belle speranze ancora non noto al grande pubblico. Lo sarebbe diventato di lì a pochissimo. Il suo nome è Kevin Costner.

Quanto allo stesso Gaston, la produzione spingeva per Dustin Hoffman o Sean Penn, ma Donner voleva che il Topo fosse più giovane, e di sicuro non si vedeva un Gaston ben oltre i quaranta. Giovane, ma non economico: fresco del successo clamoroso di Wargames, Matthew Broderick venne pagato 750mila dollari. Non potendo avvicinarsi al sogno Mick Jagger, il vescovo di Aquila divenne John Wood, britannico come Alfred Molina. Il resto del cast venne imbottito di attori italiani, con la particolarità che Loris Loddi ha doppiato il personaggio di Matthew Broderick, ma non se stesso: nel film interpreta infatti Jehan, cui ha dato la voce un suo collega.

UN OCCHIO NEL CIELO, UNO AL PORTAFOGLI

La babele linguistica fu effettivamente un problema sul set, come temuto da Russell, ma soprattutto perché gli attori italiani non erano abituati alla presa diretta e parlavano in continuazione. Donner gridava di far silenzio, ma in pochi lo capivano, e continuavano a parlare. Gli toccava così ogni volta far ricorso al direttore della fotografia, il Vittorio Storaro di Apocalypse Now, per zittirli.

Con le sue musiche synth-rock di Andrew Powell – scelto per il semplice fatto che durante i mesi di scouting per le location Donner aveva ascoltato solo i The Alan Parsons Project, di cui Powell aveva fatto parte, e non riusciva a immaginarsi il suo film con un tipo di musica diversa – Ladyhawke arriva nelle sale USA il 12 aprile dell’85. Meno di due mesi prima di quell’altro film di Donner dell’85 di cui probabilmente avete sentito parlare, I Goonies. Ma non ottiene lo stesso successo al botteghino.

Ladyhawke incassa in patria solo 18 milioni di dollari, e nella classifica domestica del 1985 è al 48° posto. I Goonies al nono, il terzo è Rocky IV, il secondo Rambo II, il primo… dai, su. Ci sarà mica bisogno di dirvelo?

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Tag: Ladyhawke