Home is where the heart is (Gaio Plinio Secondo).
Sotto le mentite spoglie di una comicità diretta, efficace e mai (ma proprio mai) volgare, Shazam! nasconde una pellicola incentrata sulla famiglia e sulla ricerca di sé stessi, che diverte e stupisce allo stesso tempo. Una sorpresa annunciata quella del film di David F. Sandberg (Lights Out, Annabelle), che pur pretendendo moltissimo da sé stesso in fase promozionale arriva a mantenere ogni singola promessa lasciata trapelare nei trailer.
La ricetta perfetta del supereroe dipinto da Shazam! è semplicissima: fondendo assieme il supereroe più forte e politically correct del panorama dei cinecomic e quello più divertente e sboccato, otteniamo un potentissimo ed immaturo super-essere capace di far ridere di gusto anche in zona PG-13. Il film è costruito ad uso e consumo di un target sostanzialmente inferiore a quello cui si indirizzano gli altri prodotti del DCEU (se nel DCEU ancora ci troviamo, ma di questo parleremo sotto): dalla linearità della trama alla semplicità dei temi trattati – l’abbandono familiare, l’amicizia, una antitesi fra bene e male fra le più classiche e via dicendo – Shazam! si assesta su un ben determinato livello, voluto e ben indirizzato. Ma quello che potrebbe essere visto come uno dei punti deboli del film riesce invece ad essere gestito in maniera assolutamente godibile: se è vero ad esempio che il villain della storia si esaurisce in una speculare visione al negativo dell’eroe, è anche vero che la sua origin story risulta assolutamente credibile e funzionale alla storia, non approfondita come quella del protagonista ma anch’essa dignitosa.
Anche l’eroe dipinto da Zachary Levi, che non riesce a trovare un nome per tutta la durata della pellicola inseguendo un divertentissimo inside joke (il suo nome nei fumetti è Captain Marvel, che non può essere usato in questa sede per ovvi motivi), rischia di scivolare spesso nello stereotipo, ma ancora, riesce ogni volta invece a rimanere in piedi. Shazam! non ha bisogno di intessere una storia complicata o di scavare a fondo gli aspetti più dark dei propri personaggi: ciò che si ricerca è puro intrattenimento, che fra l’istrionismo divertito di Levi (davvero unico) nell’interpretare un quattordicenne alle prese con degli immensi poteri ed una serie di giovani attori scelti alla perfezione coglie pienamente nel segno. Fra questi ultimi spicca, a rubare ogni scena che la vede anche solo comparire di sfuggita, la giovanissima Faithe Herman di This Is Us, qui al pieno delle sue possibilità: per molti versi, è lei la vera star del film.
Forse è fin troppo azzardato il riferimento ad una possibile influenza indiretta di Whedon riguardo la sceneggiatura di Henry Gayden, ma è alla mente dietro Buffy the Vampire Slayer che si fa risalire in ambito supereroistico il più perfetto e moderno concetto di famiglia allargata, quella famiglia che sono gli eventi a scegliere per i protagonisti e che poco o nulla ha a che vedere con i legami di sangue.
Fin dall’inizio della pellicola il protagonista Billy viene mostrato alla disperata ricerca di un legame familiare che dovrebbe essere canonico, quasi ovvio, fra madre e figlio. La realtà è però molto più complicata degli schemi, finché nell’epilogo il vero significato di tali legami diviene finalmente chiaro al giovane protagonista, che tramite questa nuova consapevolezza riesce a trovare la chiave per sconfiggere i suoi nemici. I rari sprazzi emozionali che il film regala sono centellinati al minimo in una sovrastruttura piena di risate, ma quando arrivano lasciano il segno: ognuno di essi è legato ad un diverso aspetto dell’ambito familiare, arrivando al culmine proprio quando la forsennata ricerca di Billy termina. Emblematico ed estremamente toccante il momento in cui la bussola del ragazzo passa di mano, perdendo di colpo l’estremo significato che lui – e solo lui – le aveva attribuito.
Quando la comicità abbraccia intelligentemente la cultura pop, il pubblico impazzisce (tanto più se, come va di moda negli ultimi anni, si tratta di riferimenti agli anni ’80 o ’90, di cui in realtà Shazam! non abusa affatto). Si passa con estrema naturalezza dagli immancabili social media (come può resistere un adolescente alla tentazione di postare le proprie imprese eroiche su Youtube?) ai più datati riferimenti ai videogiochi, dalla Fatality di Mortal Kombat all’Hadouken di Street Fighter; ma il punto forte di questa dinamica, è che Shazam! si fa forte di una cultura pop autoreferenziale, dove i propri supereroi – principalmente Superman, Batman ed Aquaman – sono, in quanto personaggi reali, oggetto di venerazione nonché miniere d’oro per il merchandising (ci sarebbe da chiedersi, chi detiene i diritti di sfruttamento di un supereroe realmente esistente?).
Riguardo l’appartenenza di Shazam! al DCEU, l’universo unito dove si muovono gli eroi della Justice League (Batman, Superman, Wonder Woman, Aquaman, Flash e Cyborg), non dovrebbe in teoria porsi un problema, ma un cameo nell’epilogo del film di un determinato personaggio apre alcune domande: se non volete alcuno spoiler, vi suggeriamo di fermare qui la lettura nel caso non abbiate ancora visto il film.
Nella scena finale ambientata nella mensa della scuola di Billy e dei suoi fratelli acquisiti, Zachary Levi fa il suo trionfale ingresso in costume accanto ad un’ospite d’eccezione: si tratta di Superman, che viene inquadrato però solamente dalle spalle in giù. A cosa è dovuta tale scelta? E’ stato Henry Cavill a non voler partecipare? Si è trattato invece di una banale indisponibilità dell’attore, magari troppo impegnato in altri lidi? O ancora, Warner Bros ha voluto lasciare una strada aperta ad un nuovo Superman, vista la possibilità che Cavill venga rimpiazzato? Addirittura, potrebbe darsi che Shazam! sia ambientato in un ulteriore universo narrativo, diverso dal DCEU?
Quel “cameo senza testa” dell’Uomo d’Acciaio desta molti quesiti, tutti di difficile risposta nella costante evoluzione ed involuzione dell’universo cinematografico unito dei fumetti DC Comics. Ciò che è certo, è che Shazam! è già proiettato verso un sequel, stando alle scene post-credit che introducono un nuovo, pericolosissimo, nemico per Billy e la sua famiglia…
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Per quanto riguarda gli attori, Zachary Levi interpreta il supereroe, mentre Asher Angel presta il volto al suo alter ego, il piccolo Billy Batson. Mark Strong è il villain Dottor Sivana, mentre Grace Fulton interpreta Mary Batson. Nel cast anche Jack Dylan Grazer (Freddy Freeman), Cooper Andrews, Marta Milans, Ross Butler, Djimon Hounsou e John Glover.
Vi ricordo che alla regia del film c’è David F. Sandberg (Lights Out, Annabelle: Creation). Black Adam (Dwayne Johnson) non comparirà nel film, ma sarà protagonista di un cinecomic a lui dedicato, prima di scontrarsi con Shazam in un eventuale sequel. La sceneggiatura è opera di Henry Gayden e Darren Lemke.
Shazam, chiamato inizialmente Capitan Marvel, è stato creato da C.C. Beck e Bill Parker nel 1939, ma è apparso per la prima volta su Whiz Comics n° 2 (febbraio 1940), un albo della Fawcett Comics, casa editrice acquistata in seguito dalla DC.
Il supereroe è l’alter ego di William “Billy” Batson, orfano di 15 anni che può evocare i poteri del mago Shazam e trasformarsi nell’omonimo personaggio, adulto e dotato di grandi abilità: possiede infatti la saggezza di Salomone, la forza di Eracle, la resistenza di Atlante, il potere di Zeus, il coraggio di Achille e la velocità di Mercurio.
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