Con Roma, il bellissimo film diretto da Alfonso Cuarón, Netflix è riuscita ad aggiudicarsi ben 15 nomination agli Oscar 2019. Alla fine ne ha vinti solo tre, è vero, ma si tratta in ogni caso di un grandissimo risultato. Soprattutto la nomination come Miglior Film rappresenta uno spartiacque nella storia dell’Academy, dato che per la prima volta un film destinato (principalmente) a una piattaforma di streaming è riuscito a finire nella shortlist della statuetta più ambita.
Un piccolo passo per una piattaforma di streaming, un grande passo per il cinema, qualcuno potrebbe dire. E Netflix non ha certo intenzione di fermarsi. La grande N rossa continua a puntare all’Oscar per il Miglior Film e ha dei titoli che sembrano perfetti per lo scopo, primo fra tutti The Irishman di Martin Scorsese. Proprio per questo, come abbiamo già detto, sarebbe disposta a cedere ad una distribuzione più ampia. Non le misere tre settimane nelle sale riservate a Roma ma un canonico passaggio nelle sale, che permetterebbe al film di accedere a grandi catene di cinema come AMC e Regal.
Questo, sulla carta, dovrebbe addolcire l’Academy, che guarda ancora con diffidenza realtà cinematografiche collaterali come Netflix. Ma sarà abbastanza? Molto probabilmente no.
C’è infatti un grande nome che non sembra intenzionato a cedere. Un nome che rappresenta Hollywood, che rappresenta il Cinema.
Sua maestà Steven Spielberg.
Stando a quanto riportato nelle ultime ore, il regista più famoso del mondo non vuole assolutamente che si ripeta un altro caso Roma alla prossima Notte degli Oscar. Come dichiarato da un portavoce della Amblin:
Steven vuole assolutamente rimarcare la differenza tra lo streaming e l’esperienza di una sala cinematografica. Se gli altri si uniranno alla sua campagna, quando si presenterà alla riunione del Board of Governors dell’Academy, ne sarà molto lieto. A quel punto vedremo cosa succederà. Sono al momento in corso le discussioni sulle regole dei vari premi. Molto probabilmente l’argomento verrà discusso nella riunione di aprile.
Per Spielberg una realtà come Netflix sarebbe più adatta per gli Emmy, gli Oscar della televisione. Inoltre è stata lamentata nei confronti del colosso dello streaming una certa scorrettezza nella corsa verso gli Oscar, che va ben oltre la release limitata con cui è riuscita a garantirsi la presenza di Roma agli Oscar. Anche se, va sottolineato, Netflix non ha mai imposto un limite di tempo alle sale: alcuni cinema hanno proiettato il film di Cuarón per 13 settimane.
Netflix ha investito la cifra record di 60 milioni di dollari per la campagna Oscar. Altri film come Green Book si sono fermati a 5 milioni. Questo avrebbe oscurato anche tutti gli altri film in lingua straniera candidati. Netflix, inoltre, non rende pubblici i dati del box office (anche se questi dati in realtà non hanno mai influito sulla candidatura di un film).
Insomma, la sensazione è che si continuino a temere queste realtà, senza accettare che, forse, il cinema si sta semplicemente evolvendo. E le nuove tradizioni non vogliono certo cancellare quelle vecchie.
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Fonte: Collider