Si può essere una delle attrici più famose dell’intero panorama dello showbusiness a soli quindici anni? La risposta è sì. Soprattutto se ti chiami Millie Bobby Brown. Grazie al personaggio di Undici nella serie di culto Stranger Things (Netflix), l’attrice cresciuta a Orlando (ma nata in Spagna) è un’icona per tutti gli appassionati di fantascienza. E lo diventerà ancora di più grazie al prossimo Godzilla II: King Of The Monsters, suo esordio al cinema. Noi di ScreenWeek l’abbiamo incontrata sul set del blockbuster diretto da Michael Dougherty, in arrivo nelle nostre sale il 30 maggio 2019. Ecco tutto quello che ci ha raccontato:
Madison è una persona forte, coraggiosa, che al tempo stesso però possiede un lato vulnerabile, il quale talvolta prende il sopravvento. Spesso le emozioni la travolgono. Come ogni ragazza di dodici, tredici anni deve ancora capire esattamente qual è il suo posto nel mondo, soprattutto quello devastato dalle creature che adesso lo popolano. Madison è nata in questa situazione, non ha avuto scelta. È un personaggio a cui il pubblico può accostarsi, soprattutto gli spettatori più giovani.
È stata cresciuta da una madre Emma (Vera Farmiga, ndr.) che le ha insegnato a fare la cosa giusta. Anche suo padre Mark (Kyle Chandler, ndr.) è fondamentale per lei, anche se i suoi genitori però hanno una prospettiva differente su come affrontare le situazioni che riguardano i Titani. Madison non sa quale sia la decisione giusta, nel corso del film dovrà imparare a scegliere secondo il proprio cuore.
Per me recitare con professionisti come Kyle Chandler è stato un sogno che diventa realtà, ero una sua fan fin da bambina, non mi perdevo una puntata di Friday Night Lights. Anche quando non devo girare vengo sul set e guardo ciò che fanno i miei colleghi adulti, cerco di carpire i loro segreti e adoperarli per migliorarmi come attrice.
Soprattutto nelle prime settimane di lavorazione la fatica fisica è stata enormemente superiore a quella emotiva. Ho chiesto di poter girare tutte le scene d’azione che potevo, per me era importante restituire un senso di verità ai fatti, anche nelle sequenze più complesse a livello fisico. Lottare con gli elementi come pioggia, vento e fuoco. C’è una scena in cui devo lottare con tutti loro, è stata davvero tosta… ma mi ha esaltato veramente riuscire a portare a termine le mie scene. Ne sono stata entusiasta, per me era una sfida personale.
Per me non è stato particolarmente difficile, in fondo è quello che faccio sempre quando recito: uso la mia immaginazione. Bisogna calarsi nel momento, capire la situazione e quello che il personaggio sta vivendo: la reazione diventerà allora spontanea. Di fronte a questo tipo di riprese hai due opportunità: guardare semplicemente il green screen o vedere Godzilla. Io ho scelto di vedere Godzilla.
È un processo di lavorazione diverso, soprattutto nelle dimensioni. I set di Godzilla sono molto più grandi di quelli di Stranger Things, così come i tempi di riprese. Per girare al meglio ogni scena ci si prende tutto il tempo necessario, nello show spesso i ritmi sono decisamente più serrati. Nel film inoltre abbiamo avuto diverse settimane di prove con gli altri attori per ottenere l’alchimia e le reazioni più veritiere. Sul set di Godzilla giri una scena a ripetizione per arrivare alle risposte fisiche ed emotive che il regista vuole. Lavorare per Stranger Things è qualcosa di molto più istintivo, ma entrambi gli aspetti sono davvero stimolanti, sento di essere cresciuta moltissimo come attrice passando dalla serie a un progetto pieno di dettagli come questo.
Non mi aspettavo che tutte le creature presenti in questo lungometraggio possedessero una loro personalità specifica, non sono soltanto esseri portatori di morte e distruzione. Certo, alcuni sono il classico cattivo di un film, ma altri sono animali con cui ci si può connettere. C’è un messaggio ambientalista in Godzilla II: King Of The Monsters, questo è certo.
Non ho visto gli altri film, soltanto l’’ultimo con Bryan Cranston perché sono una sua grande fan. Posso dire però che questa nuova versione è totalmente diversa dai precedenti, non volevo essere in qualche modo condizionata durante le riprese. È un omaggio a quello che è venuto prima in qualche modo, ma ciò che Michael Dougherty ha messo sul piatto nel nostro film è totalmente originale.
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