THE DOC(MANHATTAN) IS IN – Mork & Mindy

THE DOC(MANHATTAN) IS IN – Mork & Mindy

Di DocManhattan

Tutto ha avuto inizio per accontentare un ragazzino in fissa con Star Wars. Il ragazzino in questione si chiamava Scotty Marshall ed era il figlio di Garry Marshall, il produttore di Happy Days. Scotty, otto anni, era stato contagiato dalla febbre da fantascienza che aveva colpito l’intero pianeta come un maglio, con l’uscita del film di Lucas. Come si legge in questa lunga intervista, Marshall va da Brian Levant, story editor di Happy Days, e gli dice che Scotty ha avuto una grande idea: devono infilare un tizio venuto dallo spazio in una puntata della sitcom. E se ne va.

L’episodio (“My favorite Orkan”. In Italia ” Fantascienza anche per Fonzie”) va in onda il 28 febbraio del ’78 e viene girato all’ultimo secondo, perché, beh, manca l’alieno da far incontrare a Richie e Fonzie. Sia Henry Polic II – lo sceriffo di Nottingham ne Le rocambolesche avventure di Robin Hood contro l’odioso sceriffo di Mel Brooks – che Dom DeLuise avevano rifiutato la parte. Fortunatamente, la sorella di Garry Marshall, anche lei coinvolta nella produzione di Happy Days, aveva visto esibirsi questo stand-up comedian che nel suo numero faceva anche l’alieno. Il suo nome era Robin Williams.

Williams viene portato di corsa sul set, fa un provino a testa in giù e ottiene la parte. Due giorni prima di girare l’episodio. Tom Bosley e il resto del cast di Happy Days si dissero colpiti dalla verve comica di Williams e gli lasciarono spazio. L’episodio piacque e i produttori decisero di provare a convincere la ABC a produrre una serie su Mork. E per farlo non girarono nemmeno un pilota, semplicemente assemblarono delle scene prese da quell’episodio.

La prima stagione ottenne un successo incredibile. Lanciata come spin-off di Happy Days – Mork era andato nel futuro, cioè nel presente, alla fine degli anni 70, lasciandosi alle spalle la Milwaukee degli anni 50, e non si era portato dietro l’esemplare da studiare (Fonzie), perché troppo piccolo – e collegata nel primo episodio anche all’altro spin-off, il popolarissimo Laverne & Shirley, Mork & Mindy divenne un vero e proprio fenomeno. Distruggendo Battlestar Galactica e mettendo in moto gli eventi che avrebbero portato alla nascita di Magnum P.I.

Il Nano-nano (in originale Na-Nu Na-Nu) dell’alieno venuto su un uovo da Ork, la comicità incontenibile e molto basata sull’improvvisazione di Robin Williams, l’ingenuità del personaggio e le dinamiche con la protagonista femminile Mindy (Pam Dawber, ex modella del Michigan), conquistarono gli americani. Tra il settembre del ’78 e il maggio del ’79, per i suoi primi 25 episodi, Mork & Mindy fu la terza serie più vista d’America, dietro proprio a Laverne & Shirley e Tre cuori in affitto. Tutti e tre gli show andavano in onda sulla ABC.

Tanti elementi della serie nacquero per caso, altri erano semplicemente figli dei tempi. La “scatola nera”, cioè la stanza buia in cui Mork faceva rapporto ai suoi superiori, era figlia della volontà di inserire un pistolotto educativo su quello che l’alieno con l’ingenuità di un bambino aveva imparato sul nostro mondo. I consigli dei Superamici o di He-Man a fine puntata erano dietro l’angolo.

In tutto questo, Williams non sempre era in grado però di esprimere la sua comicità come avrebbe voluto, e gli sceneggiatori conducevano una guerra di logoramento con la censura interna alla ABC. Non si poteva far dire a un personaggio “Mork, sono incinta”, perché al network la parola incinta non andava bene, in quanto – tu pensa – presupponeva il fatto che ci fosse stato del sesso. Molto meglio “Mork, aspetto un bambino”, perché i bambini sono gioia. Fate incazzare con puntualizzazioni del genere degli sceneggiatori di fine anni 70, e quelli s’incaponiranno, per ripicca, a infilare giochi di parole sconci e situazioni assurde nella sitcom. Come la puntata sul KKK nella seconda stagione.

Le cose però, proprio nella seconda serie, non funzionano più per il verso giusto, per tutta una serie di fattori. Il primo è che la produzione, per attirare spettatori più giovani, sostituisce i personaggi di Fred e Cora (padre e nonna di Mindy) con i fratelli DaVinci, proprietari di un bar. Il negozio di dischi di Fred e Cora lascia così il posto alla solita caffetteria da sitcom. Robin Williams, a cui nessuno ha chiesto un parere sulla cosa, si trova spiazzato e non gradisce, perché aveva legato con quegli attori e perché preferiva il negozio di dischi, diverso da quanto visto in decine di altre serie.

I ripetuti spostamenti nel palinsesto della ABC, inoltre, non aiutano. Ma soprattutto, è lo stesso personaggio di Mork a presentare un grosso problema: nella prima stagione, quando non capiva i terrestri e le loro usanze, era ingenuo, ora sembra stupido. Si prova a spingere sull’attrazione con Mindy, a fargli cercare un lavoro, a rendere diverso e più interessante il concentrato di stramberie tirate fuori da Williams. Ma la serie scivola dal terzo al 27° posto della classifica Nielsen.

Con la terza stagione, perciò, si prova a tornare alle origini. Letteralmente. Il titolo del doppio episodio che apre la season è “Putting the Ork Back in Mork” (da noi “La trasformazione di Mork”). Si richiamano il padre e la nonna di Cora, e l’anziano venuto da Ork (un ragazzino) spiega che sul pianeta di Mork si invecchia al contrario. Pure gli ascolti terrestri continuano però a calare: la serie veleggia attorno al 49° posto.

Si mette comunque in cantiere una quarta annata, in cui Mork e Mindy si sposano e lui deposita un uovo, da cui nasce il loro bebè: Mearth, l’ultracinquantenne Jonathan Winters. Ma i buoi col telecomando hanno abbandonato da tempo la stalla e la serie viene chiusa nel maggio dell’82. Mork e Mindy, finiti nella preistoria a causa di un paio di scarpe magiche malfunzionanti, avrebbero dovuto affrontare un lungo viaggio nel tempo e incontrare dei personaggi storici nella quinta stagione, ma non c’è più tempo di saltare lo squalo. Un episodio girato prima viene buttato lì come finale, e bella lì per le meravigliose magliette, Mork. Nano nano.

Intanto, che ci crediate o meno, in Brasile avevano realizzato nel ’79 la loro versione di Mork & Mindy, intitolata Superbronco, con tanto di S di Superman. Don’t ask.

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