Mikio Ikemoto il disegnatore di Boruto, è stato ospite a Lucca Comics & Games 2018 in collaborazione con Panini Comics. Il mangaka è stato accompagnato dal suo editore e da Hiroyuki Nakano, in passato editore di Bleach, Toriko, Majin Tantei Nougami Neuro, Beelzebub e Ichigo 100% e ora capo redattore di Weekly Shonen Jump. Il traduttore è Edoardo Serino.
Ikemoto ha esordito con “Cosmos”, una breve storia pubblicata nel 1997 e nel 1999 sulla rivista settimanale Shonen Jump della Shueisha.
Dopo aver lavorato a “Naruto” come assistente di Masashi Kishimoto, nel 2016 sempre su Shonen Jump dà vita a “Boruto”, uno spin-off dell’opera di Kishimoto sceneggiato da Ukyo Kodachi.
Ikemoto: Grossomodo, sappiamo che Kawaki è il personaggio destinato a diventare il rivale di Boruto, perché è già apparso all’inizio della serie da adulto, mentre finalmente proprio nell’attuale edizione giapponese pubblicata su JUMP è da poco apparso da bambino, e siamo appena entrati nella fase in cui ci stiamo chiedendo cosa accadrà tra lui e Boruto.
Come si pone rispetto alla multimedialità del progetto Boruto. Esiste il manga, l’anime, i film, dei videogame, uno spin-off manga…
I: Poiché quello con cui ho direttamente a che vedere io è praticamente solo la produzione del manga, per quanto riguarda l’anime e il resto lascio che se ne occupino i rispettivi responsabili, io presto la mia completa attenzione al manga.
I: Naturalmente c’è l’influenza del maestro Kishimoto. Pur portando avanti il mio tratto personale, sto cercando di lavorare mantenendo l’equilibrio ideale per non perdere lo stile inconfondibile di Naruto.
Ma a livello di trama, si sentono per decidere la storia o fa tutto lui?
I: L’andamento generale della storia lo decidiamo insieme riunendoci tutti e tre/quattro, mentre lo sviluppo pratico dei singoli capitoli lo decidiamo io e il sig. Kodachi, per poi trovarci nuovamente in gruppo e decidere insieme la versione finale che sia la più convincente per tutti.
Screenweek: Una domanda per il signor Nakano, la terza mostra di Shonen Jump si è conlcusa. Avete in mente altri eventi per la fine anno per concludere i festeggiamenti dei 50 anni. Avete già un bilancio di come sono andate le mostre, quale volume è andata meglio?
Nakano: Quest’anno per festeggiare il cinquantesimo anniversario dello Weekly Shonen JUMP si è tenuta questa mostra suddivisa in tre eventi. Essendo stato questo l’evento speciale per festeggiare i cinquant’anni siamo riusciti a riunire un enorme numero di tavole originali, però al momento mi è un po’ difficile dire a che punto saremo quando festeggeremo i cinquantacinque o sessant’anni.
Il prossimo grande evento immagino che sarà per i cento anni, ma siccome facciamo proprio parte della generazione che sta testimoniando il passaggio dai manga cartacei a quelli digitali, non ho idea di quale forma potrà avere l’evento del centenario.
Ormai la mostra è finita, ma poiché fortunatamente ha avuto un grande successo di pubblico in patria, stiamo studiando un modo per permettere al pubblico mondiale di poterne ammirare le parti più interessanti, anche se magari con una forma un po’ diversa dall’originale.
Ce la metteremo tutta.
I: Siccome per il momento non ho ancora quest’impressione [di essere letto da un vasto pubblico], riesco a disegnare senza troppe pressioni, anzi in maniera piuttosto rilassata.
N: Poiché il mangaka-tipo se ne sta rinchiuso nel proprio studio a disegnare per tutto il tempo, non si rende minimamente conto di quanto il suo manga stia avendo successo in Giappone, o nel mondo. Anzi, sono in molti a dubitare che le loro opere siano davvero famose quando glielo fanno notare.
Com’è stato il rapporto con Kishimoto durante la serializzazione di Naruto?
I: Ho iniziato a lavorare come assistente per Naruto quando è uscito il settimo capitolo, quindi nel suo primo anno di pubblicazione, e vi sono rimasto fino alla fine, quindi all’incirca per 15 anni. Per questo motivo considero Kishimoto al pari della mia famiglia, di un fratello, per il lungo tempo trascorso assieme. È per me un amico, un mio senior, oltre che naturalmente il mio maestro. È sicuramente una persona per me molto speciale.
N: Al momento, il Weekly Shonen JUMP è la rivista di manga più venduta in Giappone, quindi punta a fare di ogni proprio titolo una hit.
Per questo motivo, l’editor che lavora a fianco dell’autore, ancor prima dell’uscita di un manga può bloccare il progetto se pensa che possa non vendere, e suggerisce come renderlo più interessante per i lettori. Allo stesso modo, anche in corso di pubblicazione, se trova che un capitolo sia poco interessante lo dice senza farsi problemi, anzi è costantemente pretenzioso e inflessibile con l’autore.Serino: C’è sempre il marketing dietro.
I: Lavoro costantemente sotto un’incredibile pressione.
Il suo editor sembra molto giovane, sente davvero questa pressione?
I: Nonostante le apparenze l’editor sa come fare paura.
Si può dire che lavorare a Boruto porti con sè un forte senso di responsabilità, è questo il tipo di pressione che si sente maggiormente.N: La pressione del fandom dell’opera.
Screnweek: Ha detto che sente la pressione del fandom, ha interazioni con i fan tramite i social? Cosa và a vedere e dove?
I: Non ho mai interazioni con i fan. Questa è la prima volta che mi capita di avere un incontro così da vicino con il mio pubblico. Ritornando a quando prima ho detto di non rendermi conto di quanto vasto sia il pubblico di Boruto, ecco, questa è la prima volta che ho l’occasione di rendermene conto.
I: Sicuramente è così, percepisco delle forti somiglianze tra il rapporto di Boruto con il padre e il mio rapporto con Kishimoto.
Perché la scelta del nome Boruto, della sua somiglianza con Naruto?
I: Il nome è nato da un lato per la similarità nel suono dei nomi Naruto e Boruto, dall’altro per la volontà della madre di voler omaggiare un membro della sua famiglia attraverso il nome del figlio.
Nello specifico parliamo di Hyuga Neji, perché in giapponese Neji significa “vite”, che in inglese si dice “bolt”, a sua volta traslitterato nel giapponese “boruto”.
L’immagine della vite è in un certo senso legata anche al cognome Uzumaki, che significa “spirale”.
Espandere un universo narrativo già esistente è sostanzialmente la regola del mondo occidentale mentre invece in Giappone è accaduto a volte, ma non è la regola. Di solito i personaggi sono molto legati all’autore. Secondo lei potrebbe capitare con altri personaggi? Le piacerebbe che accada più spesso?
I primi capitoli di Naruto erano di gruppo, molto legati alla generazione ninja, invece poi la storia è andata pian piano concentrandosi più sui personaggi principali. Boruto a suo modo ha riportato questa dimensione di nuova generazione, volevo chiedere se nella serie originale era quella la parte che ha preferito, a cui è rimasto più legato, come è successo a buona parte del pubblico di Naruto. Molto spesso durante il periodo Shippuden ha sentito la mancanza di questo aspetto generazionale.
I: Per quanto riguarda la seconda domanda, personalmente mi è piaciuta di più la parte prima di Shippuden, ma ho molto apprezzato anche l’arco narrativo finale, quindi è difficile esprimere una preferenza.
I: Essendo ad un punto della storia in cui si seguono ancora le direttive di Kishimoto, naturalmente in alcuni punti finiscono per esserci delle somiglianze tra le due opere.
Del resto il film di Boruto s’intitolava la nuova generazione.
I: Naturalmente essendo Boruto ancora immaturo e dovendo quindi affrontare la sua fase di crescita ci saranno sviluppi in questo senso.
I: Personalmente volevo fortemente vedere le vicende di Boruto a seguito della fine di Naruto, e quando ho visto il film ho pensato fosse un peccato che tutto finisse lì e che avrei voluto vedere qualcosa in più. Al tempo sembrava che il sensei non avesse alcuna intenzione di occuparsene lui e che volesse chiudere lì, quindi quando mi ha chiesto di disegnarne il seguito non ho potuto che accettare.
Sappiamo che il sensei ha un tratto di disegno diverso da quello di Kishimoto, un po’ più tondeggiante. Però ho notato che alcuni personaggi sono stati leggermente rivisitati rispetto alle versioni giovanili e all’anime, dove sono rimasti un po’ più simile.
I: Di base, Kishimoto mi ha dato carta bianca per i character design, anche se a volte sento di aver esagerato nella reinterpretazione.
I: Ad esempio nel caso di Sarada.
Sasuke essendo un personaggio di cui già esisteva il design è stato abbastanza difficile.
Qual è il personaggio che il sensei preferisce disegnare, perché magari è più facile o uno che trova davvero difficile da mettere su disegno?
I: In generale, sono tutti difficili da disegnare.
Screnweek: Quindi deve ancora prendere la mano sui personaggi?
Serino: Abbiamo toccato un tasto un po’ dolente.
I: Non sono molto bravo a disegnare, per quello.
Ringrazio Maria Cristina Bresciani per il suo eccellente lavoro di controllo qualità e revisione delle traduzioni.
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