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L’autore di Boruto Mikio Ikemoto parla del seguito di Naruto, la conferenza

Pubblicato il 25 febbraio 2019 di Marlen Vazzoler

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Mikio Ikemoto il disegnatore di Boruto, è stato ospite a Lucca Comics & Games 2018 in collaborazione con Panini Comics. Il mangaka è stato accompagnato dal suo editore e da Hiroyuki Nakano, in passato editore di Bleach, Toriko, Majin Tantei Nougami Neuro, Beelzebub e Ichigo 100% e ora capo redattore di Weekly Shonen Jump. Il traduttore è Edoardo Serino.

Ikemoto ha esordito con “Cosmos”, una breve storia pubblicata nel 1997 e nel 1999 sulla rivista settimanale Shonen Jump della Shueisha.

Dopo aver lavorato a “Naruto” come assistente di Masashi Kishimoto, nel 2016 sempre su Shonen Jump dà vita a “Boruto”, uno spin-off dell’opera di Kishimoto sceneggiato da Ukyo Kodachi.

Screenweek: Fin dall’inizio viene presentato Kawaki come una figura contrapposta a quella di Boruto, adesso che si sono incontrati questa contrapposizione comincia a essere spiegata e ora vediamo come Boruto va per la via del ninja, mentre Kawaki va contro. Ci può spiegare i due personaggi, cosa ha in serbo per questi due personaggi?

Ikemoto: Grossomodo, sappiamo che Kawaki è il personaggio destinato a diventare il rivale di Boruto, perché è già apparso all’inizio della serie da adulto, mentre finalmente proprio nell’attuale edizione giapponese pubblicata su JUMP è da poco apparso da bambino, e siamo appena entrati nella fase in cui ci stiamo chiedendo cosa accadrà tra lui e Boruto.

Come si pone rispetto alla multimedialità del progetto Boruto. Esiste il manga, l’anime, i film, dei videogame, uno spin-off manga…

I: Poiché quello con cui ho direttamente a che vedere io è praticamente solo la produzione del manga, per quanto riguarda l’anime e il resto lascio che se ne occupino i rispettivi responsabili, io presto la mia completa attenzione al manga.

Ho avuto modo di intervistare qualche anno fa il sensei Toyotaro e gli ho chiesto una domanda simile che sto per fare al sensei, ovvero in questo caso qual è stato il rapporto con il maestro Kishimoto? Influisce molto sulla scrittura della storia di Boruto?

I: Naturalmente c’è l’influenza del maestro Kishimoto. Pur portando avanti il mio tratto personale, sto cercando di lavorare mantenendo l’equilibrio ideale per non perdere lo stile inconfondibile di Naruto.

Ma a livello di trama, si sentono per decidere la storia o fa tutto lui?

I: L’andamento generale della storia lo decidiamo insieme riunendoci tutti e tre/quattro, mentre lo sviluppo pratico dei singoli capitoli lo decidiamo io e il sig. Kodachi, per poi trovarci nuovamente in gruppo e decidere insieme la versione finale che sia la più convincente per tutti.

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Screenweek: Una domanda per il signor Nakano, la terza mostra di Shonen Jump si è conlcusa. Avete in mente altri eventi per la fine anno per concludere i festeggiamenti dei 50 anni. Avete già un bilancio di come sono andate le mostre, quale volume è andata meglio?

Nakano: Quest’anno per festeggiare il cinquantesimo anniversario dello Weekly Shonen JUMP si è tenuta questa mostra suddivisa in tre eventi. Essendo stato questo l’evento speciale per festeggiare i cinquant’anni siamo riusciti a riunire un enorme numero di tavole originali, però al momento mi è un po’ difficile dire a che punto saremo quando festeggeremo i cinquantacinque o sessant’anni.
Il prossimo grande evento immagino che sarà per i cento anni, ma siccome facciamo proprio parte della generazione che sta testimoniando il passaggio dai manga cartacei a quelli digitali, non ho idea di quale forma potrà avere l’evento del centenario.
Ormai la mostra è finita, ma poiché fortunatamente ha avuto un grande successo di pubblico in patria, stiamo studiando un modo per permettere al pubblico mondiale di poterne ammirare le parti più interessanti, anche se magari con una forma un po’ diversa dall’originale.
Ce la metteremo tutta.

Quando un manga viene letto da così tante persone, anche in tutto il mondo, ha un impatto in qualche modo sociologico sui più giovani, un impatto forte sopratutto su un numero così vasto di altre culture. Mi chiedo quando si mette all’opera, quanto è influenzato da questo ‘peso’ nei confronti di tutti questi giovani?

I: Siccome per il momento non ho ancora quest’impressione [di essere letto da un vasto pubblico], riesco a disegnare senza troppe pressioni, anzi in maniera piuttosto rilassata.

N: Poiché il mangaka-tipo se ne sta rinchiuso nel proprio studio a disegnare per tutto il tempo, non si rende minimamente conto di quanto il suo manga stia avendo successo in Giappone, o nel mondo. Anzi, sono in molti a dubitare che le loro opere siano davvero famose quando glielo fanno notare.

Com’è stato il rapporto con Kishimoto durante la serializzazione di Naruto?

I: Ho iniziato a lavorare come assistente per Naruto quando è uscito il settimo capitolo, quindi nel suo primo anno di pubblicazione, e vi sono rimasto fino alla fine, quindi all’incirca per 15 anni. Per questo motivo considero Kishimoto al pari della mia famiglia, di un fratello, per il lungo tempo trascorso assieme. È per me un amico, un mio senior, oltre che naturalmente il mio maestro. È sicuramente una persona per me molto speciale.

Una domanda sia per l’autore che per la casa editrice. Quanto pesa la casa editrice per la trama di un manga, sappiamo che il fumetto giapponese ha un inizio e una fine, però una durata variabile. Quanto spinge la casa editrice affinché la lunghezza si possa estendere o meno.

N: Al momento, il Weekly Shonen JUMP è la rivista di manga più venduta in Giappone, quindi punta a fare di ogni proprio titolo una hit.
Per questo motivo, l’editor che lavora a fianco dell’autore, ancor prima dell’uscita di un manga può bloccare il progetto se pensa che possa non vendere, e suggerisce come renderlo più interessante per i lettori. Allo stesso modo, anche in corso di pubblicazione, se trova che un capitolo sia poco interessante lo dice senza farsi problemi, anzi è costantemente pretenzioso e inflessibile con l’autore.

Serino: C’è sempre il marketing dietro.

E dal punto di vista dell’autore questo come viene vissuto?

I: Lavoro costantemente sotto un’incredibile pressione.

Il suo editor sembra molto giovane, sente davvero questa pressione?

I: Nonostante le apparenze l’editor sa come fare paura.
Si può dire che lavorare a Boruto porti con sè un forte senso di responsabilità, è questo il tipo di pressione che si sente maggiormente.

N: La pressione del fandom dell’opera.

Screnweek: Ha detto che sente la pressione del fandom, ha interazioni con i fan tramite i social? Cosa và a vedere e dove?

I: Non ho mai interazioni con i fan. Questa è la prima volta che mi capita di avere un incontro così da vicino con il mio pubblico. Ritornando a quando prima ho detto di non rendermi conto di quanto vasto sia il pubblico di Boruto, ecco, questa è la prima volta che ho l’occasione di rendermene conto.

C’è una sorta di parallelismo tra Boruto che ha un padre ingombrante come Naruto, e lui con un autore ingombrante come Kishimoto, questo lo ispira nella realizzazione di Boruto?

I: Sicuramente è così, percepisco delle forti somiglianze tra il rapporto di Boruto con il padre e il mio rapporto con Kishimoto.

Perché la scelta del nome Boruto, della sua somiglianza con Naruto?

I: Il nome è nato da un lato per la similarità nel suono dei nomi Naruto e Boruto, dall’altro per la volontà della madre di voler omaggiare un membro della sua famiglia attraverso il nome del figlio.
Nello specifico parliamo di Hyuga Neji, perché in giapponese Neji significa “vite”, che in inglese si dice “bolt”, a sua volta traslitterato nel giapponese “boruto”.
L’immagine della vite è in un certo senso legata anche al cognome Uzumaki, che significa “spirale”.

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Espandere un universo narrativo già esistente è sostanzialmente la regola del mondo occidentale mentre invece in Giappone è accaduto a volte, ma non è la regola. Di solito i personaggi sono molto legati all’autore. Secondo lei potrebbe capitare con altri personaggi? Le piacerebbe che accada più spesso?
I primi capitoli di Naruto erano di gruppo, molto legati alla generazione ninja, invece poi la storia è andata pian piano concentrandosi più sui personaggi principali. Boruto a suo modo ha riportato questa dimensione di nuova generazione, volevo chiedere se nella serie originale era quella la parte che ha preferito, a cui è rimasto più legato, come è successo a buona parte del pubblico di Naruto. Molto spesso durante il periodo Shippuden ha sentito la mancanza di questo aspetto generazionale.

I: Per quanto riguarda la seconda domanda, personalmente mi è piaciuta di più la parte prima di Shippuden, ma ho molto apprezzato anche l’arco narrativo finale, quindi è difficile esprimere una preferenza.

Ha cercato rifarsi alla prima parte? Di portare quell’atmosfera e la dimensione di gruppo?

I: Essendo ad un punto della storia in cui si seguono ancora le direttive di Kishimoto, naturalmente in alcuni punti finiscono per esserci delle somiglianze tra le due opere.

Del resto il film di Boruto s’intitolava la nuova generazione.

I: Naturalmente essendo Boruto ancora immaturo e dovendo quindi affrontare la sua fase di crescita ci saranno sviluppi in questo senso.

Claudio poi chiedeva se voleva vedere più universi espansi. Più prosecuzioni di storie di successo.

I: Personalmente volevo fortemente vedere le vicende di Boruto a seguito della fine di Naruto, e quando ho visto il film ho pensato fosse un peccato che tutto finisse lì e che avrei voluto vedere qualcosa in più. Al tempo sembrava che il sensei non avesse alcuna intenzione di occuparsene lui e che volesse chiudere lì, quindi quando mi ha chiesto di disegnarne il seguito non ho potuto che accettare.

Sappiamo che il sensei ha un tratto di disegno diverso da quello di Kishimoto, un po’ più tondeggiante. Però ho notato che alcuni personaggi sono stati leggermente rivisitati rispetto alle versioni giovanili e all’anime, dove sono rimasti un po’ più simile.

I: Di base, Kishimoto mi ha dato carta bianca per i character design, anche se a volte sento di aver esagerato nella reinterpretazione.

Quale personaggio?

I: Ad esempio nel caso di Sarada.
Sasuke essendo un personaggio di cui già esisteva il design è stato abbastanza difficile.

Qual è il personaggio che il sensei preferisce disegnare, perché magari è più facile o uno che trova davvero difficile da mettere su disegno?

I: In generale, sono tutti difficili da disegnare.

Screnweek: Quindi deve ancora prendere la mano sui personaggi?

Serino: Abbiamo toccato un tasto un po’ dolente.

I: Non sono molto bravo a disegnare, per quello.

Ringrazio Maria Cristina Bresciani per il suo eccellente lavoro di controllo qualità e revisione delle traduzioni.

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