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Una settimana dopo la sua uscita, Black Mirror: Bandersnatch continua a suscitare molte discussioni tra gli utenti di questo film interattivo, e ora Netflix ha pubblicato due interessanti featurette che ne svelano la realizzazione.
Nonostante certe reazioni un po’ superficiali l’abbiano bollato come un esperimento fallimentare, Bandersnatch è dotato di una costruzione molto intelligente che illude i fruitori di avere il controllo sulla narrazione: pensiamo di essere i demiurghi della vita di Stefan (Fionn Whitehead), così come lui stesso crede di avere il controllo sulla sua esistenza, ma nessuna delle due convinzioni è vera; l’unico demiurgo è infatti l’autore, Charlie Brooker, che fa coincidere l’esperienza del personaggio con quella dell’utente finale, costringendoci a subire in prima persona tutta l’alienazione oppressiva di Black Mirror.
Ebbene, le due featurette dimostrano che il piano di Brooker era proprio questo. Le troverete qui di seguito:
Il cast di Black Mirror: Bandersnatch comprende Fionn Whitehead (Dunkirk) e Will Poulter (Detroit), mentre sceneggiatura e regia sono curate rispettivamente da Charlie Brooker e David Slade. La trama ci riporta negli anni Ottanta, quando un giovane programmatore comincia a mettere in dubbio la realtà mentre lavora a un videogioco tratto da un romanzo fantasy, il cui autore impazzì e uccise sua moglie. Ecco la sinossi ufficiale:
Nel 1984 un giovane programmatore comincia a mettere in dubbio la realtà mentre trasforma in videogioco un caotico romanzo fantasy e presto si trova ad affrontare una sfida spiazzante. Bentornati negli anni ’80!
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Black Mirror è stata creata dal talentuoso Charlie Brooker (Dead Set), e impiega gli strumenti della fantascienza e della satira sociale per riflettere sull’invadenza della tecnologia nella nostra vita quotidiana, offrendo sempre un punto di vista inedito sul presente, anche quando racconta storie ambientate in una realtà alternativa on in un futuro distopico. I soggetti, dotati di grande originalità, non cercano mai soluzioni concilianti, ma privilegiano i traumi dell’alienazione e del distacco: i conflitti sono spesso insanabili, gli sviluppi narrativi risultano grotteschi, e le azioni dei personaggi hanno conseguenze paradossali.
Il formato antologico rende gli episodi totalmente autonomi gli uni dagli altri, sul modello di The Twilight Zone e Alfred Hitchcock Presents, come se ognuno di essi fosse un film in miniatura.
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