StreamWeek: Tutti vogliono essere la Meravigliosa signora Maisel

StreamWeek: Tutti vogliono essere la Meravigliosa signora Maisel

Di Michele Monteleone

Di solito ci metto un po’ a decidere di cosa parlarvi o cosa finirà nella copertina, questa settimana è stato facile, la migliore serie in circolazione è tornata sugli schermi, La fantastica signora Maisel fa un altro giro di giostra e si riconferma essere un instant classic. E questo in una settimana in cui comunque le novità e i bei classici non mancano, a cominciare da Snowpiercer, The Interview, Nightmare Before Christmas, Arrival. Mrs. Maisel è davvero fantastica e non vedo l’ora di parlarvene.

Direi di saltare il mio solito panegirico e gettarci direttamente nella mischia visto che è una mischia particolarmente affollata.

Su Netflix come al solito sono arrivati una vagonata di nuovi film e serie, in particolare ci tengo a non consigliarvi il film di Assassin’s Creed che fa vestire i panni di uno degli assassini resi famosi dalla saga videoludica della Ubisoft a quel bell’uomo di Michael Fassbender. Il film è imperdonabilmente noioso, confuso e si riesce a focalizzare sulla parte meno interessante della trama dei videogiochi, quella relativa al “presente” e all’animus. Sempre tra i miei sconsigliati finisce Mowgli un film che a dispetto dell’evidente passione infusa nella sua realizzazione, finisce per essere fortemente dimenticabile e non riuscire a trovare riscatto negli splendidi effetti e un’ambientazione incredibilmente dark che finalmente restituisce un po’ del senso d’avventura che dovrebbe essere presente in un film dedicato a un bambino che cresce tra bestie feroci. In coda a questi consigli più rapidi vi segnalo anche l’arrivo di tutta Homeland su Netflix, la serie spionistica di Showtime è una di quelle che si merita una lunga maratona per essere recuperata.

Quanti di voi hanno visto Il tredicesimo piano? Le mani alzate scommetto che non sono tantissime, eppure il film, imbrocca una splendida atmosfera plumbea e un po’ crepuscolare e la lega a una storia di fantascienza di quelle che piacciono a me, in cui la scrittura fa il maggior lavoro per convincervi che siamo nel futuro. Se mi chiedessero di trovargli marito (o moglie decidete voi), lo accoppierei sicuramente con Gattaca giochiamo nello stesso campo e, nello stesso anno di Matrix, il film esplora la realtà digitale in un bel thriller cyberpunk.

Per proseguire con la nostra striscia positiva vi consiglio prima The Interview, una commedia demenziale che ha come grande merito quello di aver fatto incazzare un dittatore come Kim Jong-un che, ricordiamolo visto che il revisionismo di era Trump lo sta facendo dimenticare, è un orribile despota stupido e violento. Il film mette in campo James Franco Seth Rogen perfettamente in parte e affiatati come non mai, un’altissima dose di improbabilità e il miglior uso possibile delle canzoni di Katy Perry.

Non mi dimentico neanche questa settimana di segnalarvi un classico natalizio e la scelta non può che ricadere sul capolavoro di Tim BurtonA Nightmare Before Christmas. Ma visto che parlarvi di un film che tutti voi sapete a memoria sarebbe davvero noioso, allego a questo consiglio la visione di un classico dotato di un’eleganza completamente fuori dal comune. Quel che resta del giorno non ha nulla a che fare con il natale, ma è un bellissimo regalo che potete concedervi se non lo avete già visto. Tratto da un romanzo del premio Nobel Kazuo Ishiguro, interpretato da un Antony Hopkins che fa registrare una perfezione recitativa fuori da ogni scala quantificabile, il film di James Ivory è la struggente storia di un amore mai consumato, la perfetta descrizione del tramonto di un’epoca.

Settimana abbastanza fiacca per Amazon Prime, se non fosse per l’arrivo delle summenzionata Mrs. Maisel che spero si porti a casa anche quest’anno tutti i premi agli Emmy. Comunque vi segnalo rapidamente l’arrivo, sulla piattaforma amazon, delle cinque stagioni di Agent of S.H.I.E.L.D. (che hanno finito per essere caricate su tutte le piattaforme conosciute), la seconda stagione de I Medicinel caso ve la siate persa sulla Rai e il bel film di Daniele Ciprìè stato il figlio.

Infine su Now Tv non posso che consigliarvi Mayans M.C. serie spinoff dell’acclamato Sons of Anarchy che ha fatto tornare di moda i giacchetti di pelle e le espressioni da trucidone, oltre che donare una carriera a quel cagnaccio (lo dico con affetto e stima) di Charlie Hunnam. Se siete fan della serie originale, sappiate che la formula non è cambiata di una virgola. Il plot criminale di Mayans fa leva sulla stessa ferocia e violenza della serie madre e, secondo il mio parere, ne eredita anche i difetti costruendo una narrazione poco credibile e infinitamente stereotipata nelle sue caratterizzazioni.

Ogni settimana seleziono per voi tre visioni imprescindibili, non sono sempre i migliori usciti (anche perché se una settimana caricano Quarto Potere, non potrei mai dirvi che l’ennesima serie di supereroi con gli effetti visivi realizzati con paint, è meglio), ma sono sempre le serie o i film più attesi, chiacchierati, snobbati o anche solo criticati degli ultimi sette giorni. O semplicemente quelli che piacciono più a me.

Arrival (Netflix)

So che ci sono parecchie polemiche sul lavoro di Denis Villeneuve sul seguito di Blade Runner. So anche che la maggior parte di voi non ci capisce davvero nulla di cinema, quindi per fortuna non c’è molto da dire in merito. A parte che non ci capite nulla di cinema. Comunque non siamo qui per parlare del sontuoso Blade Runner 2049 e del fatto che non ci capite nulla di cinema, ma dell’altrettanto splendido Arrival. Tratto da uno dei racconti di Ted Chiang, Arrival è uno splendido film sul primo contatto e sul linguaggio. Per quanto riguarda il primo tema, Villeneuve riesce a prendere a pugni nello stomaco lo spettatore seguendo i protagonisti del film nella loro scoperta degli alieni con un rigore e un realismo tali che bisogna costantemente ricordarsi che è un film di fantascienza e non un documentario quello che ci si trova di fronte. Lo stesso rigore che enfatizza il primo incontro con la razza aliena rendendolo uno dei momenti più emozionanti che ho vissuto al cinema. In un contesto tanto realistico, gli alieni sono davvero una presenza straniante, l’inaspettato che bussa direttamente alla porta di casa dello spettatore. Secondo il mio parere è più in questo che riesce il lavoro di Villeneuve piuttosto che nel portare a casa un plot che riserva qualche sorpresa, ma che non riesce più a tornare alle vette emotive di quel primo incontro.

Snowpiercer (Netflix)

Snowpiercer è una strana creatura. In primis perché è uno di quei rari casi in cui sono andato al cinema ignorando totalmente a cosa stavo andando incontro. Mi sono seduto in sala senza aver visto un singolo fotogramma del film, se non sbaglio la motivazione che mi ha portato a guardarlo è che la mia ex del tempo voleva lanciare il reggiseno verso lo schermo quando sarebbe apparso Chris Evans (che è il protagonista della storia). Comunque alla fine la mia ex il reggiseno se l’è tenuto, perché Snowpiercer assesta un paio di uno, due allo spettatore nei primi minuti di film da cui è difficile riprendersi. La storia, tratta da un fumetto francese, segue le vicende di un gruppo di sopravvissuti a una nuova era glaciale che sopravvivono all’interno di un treno che non si ferma mai. Gli abitanti del treno hanno ricostruito le differenze di Classe tra i vagoni e i nostri sono degli operai che dovranno risalire le carrozze per cercare di arrivare alla testa del treno. Il film, diretto dal sudcoreano Bong Joon-ho ha un’estetica decisamente non scontata, un tono cupo e angosciante che ben si sposa con le atmosfere claustrofobiche del treno e l’azione che fa da costante traino alla storia.

La fantastica signora Maisel (Prime Video)

La fantastica Signora Maisel è una serie perfetta. Non sto esagerando, lo è. Se andiamo ad analizzarla pezzo per pezzo, non riesco a trovarle nessun difetto, ma solo a identificarne, ad ogni passo, l’eccellenza in ogni campo. Non si può che cominciare dalla scrittura di Amy Sherman-Palladino che confeziona lunghi botta e risposta brillanti, serratissimi, con un ritmo inarrestabile. La Palladino riesce inoltre a farci amare ogni singolo personaggio, anche quelli che appaiono sullo sfondo, anche quelli che si presentano con appena una linea di dialogo, ma hanno già un loro carattere definito. E possiamo continuare con la straordinaria interpretazione di Rachel Brosnahan che riesce a sembrare incredibilmente ingenua e poi forte e ancora divertente fino alle lacrime e che infine è elegante fino al parossismo negli splendidi abiti anni cinquanta che indossa. Altro punto di forza della serie è il costume design  che farà cascare la mascella a ogni essere umano dotato di buon gusto facendo sfilare una sfilza di Dior e Chanel da sogno e una sequela interminabile di cappellini e guanti e accessori che vi faranno innamorare. Ancora una volta. Ancora di più. E in questa seconda serie aumentano i personaggi, si approfondiscono le relazioni e la regia e il montaggio ci regalano altre sequenze memorabili in un impianto continuamente caratterizzato da lunghi piani sequenza che mettono alla prova tanto il cast tecnico quanto quello degli attori che sciorinano lunghissimi dialoghi con una naturalezza disarmante. Tutto bello. Se non lo vedete siete scemi (questa è la parte più matura della mia critica).

E, come tutte le settimane, siamo arrivati all’ultima parte della rubrica dedicata a una chicca, a un contenuto che probabilmente vi siete persi nell’uragano di novità con cui veniamo bombardati.

District 9 (Prime Video)

In questi giorni sono stato invitato all’anteprima di Macchine Mortali e per caso mi è capitato di rivedere District 9. Ora, se vi state chiedendo cosa c’entri un film stempunk tratto da una serie di romanzi young adult, con un film di fantascienza atipico in cui gli alieni sono sbarcati in Sud Africa e ora vivono in dei ghetti, la risposta è: Peter Jackson. Infatti entrambi i film sono prodotti dal regista neozelandese papà della saga Tolkeniana. Io spero davvero che Jackson ci abbia visto lungo un’altra volta, come ha fatto con  Neill Blomkamp nel 2009. Infatti, sebbene personalmente penso che il regista si sia un po’ perso negli anni, continuo a pensare che ha un incredibile gusto per l’estetica povera della sua fantascienza e che nel suo primo film questa fosse messa anche al servizio di una bellissima storia su chi è davvero alieno.

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