Le coordinate del sottogenere di cinema horror legato alla possessione demoniaca, soprattutto quando si tratta di prodotti a basso budget, sono oggi piuttosto consolidate. All’interno di canovacci narrativi che non variano più di tanto l’importante diventa allora trovare un’ambientazione che possa stimolare la curiosità del pubblico, supportandola magari con qualche tocco personale quando si tratta di adoperarla nella messa in scena.
L’horror diretto dall’olandese Dieterik van Rooijen fornisce al pubblico esattamente questo tipo di spettacolo, centrando i propri obiettivi con disinvoltura. Dopo un prologo iniziale che mostra il vero e proprio esorcismo il film si sposta repentinamente nella sua ambientazione principale, l’obitorio di un ospedale di Boston. Il lavoro sulle scenografie spoglie, sulle luci fredde e soprattutto sulle zone oscure è visivamente molto accurato, in grado di garantire al pubblico un microcosmo estetico che lo attragga e inquieti allo stesso tempo. Una volta settato l’ambiente in cui la vicenda si dipanerà il regista procede all costruzione di un film di genere che non possiede nell’originalità della trama il suo punto forza, ma sa comunque come interessare il pubblico nello sviluppo della tensione. Una caratteristica principale della messa in scena voluta da van Rooijen è l’evitare quasi del tutto il colpo ad effetto, il classico salto sulla poltroncina del cinema causato dallo scoppio sonoro della musica e dall’apparizione improvvisa del “mostro. L’Esorcismo di Hannah Grace invece soprattutto nella prima parte lavora efficacemente con il non visto, con l’orrore soltanto suggerito ma estremamente presente.
Nella seconda poi, non potendo evitare un approccio più visivo, preferisce sviluppare l’angoscia con i tempi dell’inquadratura piuttosto che creare il semplice effetto-sorpresa, e questo in parte distanzia il film dagli altri prodotti del genere. Un altro punto a favore è senza dubbio la presenza scenica e la buona performance della protagonista assoluta Shay Mitchell, conosciuta dal grande pubblico soprattutto per la serie TV Pretty Little Liars. È la forza drammatica della sua prova, anche più della sceneggiatura, che riesce a legare la backstory del personaggio a ciò che di orribile sta accadendo nell’obitorio dell’ospedale. È anche grazie alla Mitchell se L’Esorcismo di Hannah Grace riesce alla fine a soddisfare le esigenze degli appassionati del genere.
Un lungometraggio che possiede la sua forza principale nell’ambientazione, adoperata con cura e alcune trovate intriganti. Il resto è lavoro sugli stilemi codificati di questo tipo di prodotti, svolto con diligenza e discreto gusto visivo.
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