C’era molto probabilmente un solo modo per realizzare il sequel di un film talmente sedimentato nell’immaginario collettivo quanto lo è Mary Poppins: provare a restituirne la gioia, lo stupore innocente, il tono ottimista. Nessun tentativo di aggiornamento, nessuna concessione agli stilemi e alle regole narrative del cinema di intrattenimento contemporaneo, poiché ciò avrebbe significato snaturare sia il personaggio che il suo universo. Rob Marshall ha compreso tutto questo a fondo prima di imbarcarsi nell’impresa molto rischiosa di Il ritorno di Mary Poppins, e il risultato è un lungometraggio che rende il degno omaggio all’originale senza necessariamente copiarlo in maniera sterile, tutt’altro.
La sceneggiatura scritta da David Magee (Neverland, Vita di Pi), ispirata ovviamente dai romanzi di P.L. Travers, possiede il requisito fondamentale di funzionare da sola, senza dover appoggiarsi più di tanto al passato. La storia principale di Il ritorno di Mary Poppins riguarda infatti Michael Banks (Ben Whishaw) e il suo tentativo di superare il dolore per la morte di sua moglie e le avversità economiche in cui la sua famiglia naviga. Altra qualità nascosta dello script è poi quella di riuscire a raccontare il mondo degli adulti e le sue difficoltà con discreta profondità empatica, pur dietro una confezione che rimane sempre sfavillante. Ambientato durante la Grande Depressione economica che colpì anche Londra, Il ritorno di Mary Poppins mostra un mondo dove le persone comuni faticano a sbarcare il lunario, pagare le bollette, un qualcosa insomma a cui anche il pubblico adulto di oggi può relazionarsi. Sotto questo punto di vista l’anima del film è senza dubbio Whishaw, davvero superlativo nel tratteggiare il dolore di Michael senza eccedere in una prova eccessivamente drammatica. Siamo davvero di fronte a uno degli attori più talentuosi della sua generazione, e sarebbe ora che tali doti venissero riconosciute anche in sede di premi come Golden Globe o Academy Award.
Dal punto di vista visivo Il ritorno di Mary Poppins è una vera e propria gioia per gli occhi, con il suo stile volutamente old-style ma non invecchiato artificiosamente: i numeri musicali e animati sono orchestrati alla perfezione nel ritmo e nelle immagini. Impossibile dire quale sia il migliore, anche bisogna ammettere che Meryl Streep nella sua unica scena lascia il segno. Ma anche Lin-Manuel Miranda si rivela ad esempio spalla perfetta per la protagonista, gentile e brioso in un personaggio che deve fungere come collante tra l’elemento umano, terreno, e quello fantastico rappresentato da Mary Poppins. E poi ovviamente c’è Emily Blunt, che evita di relazionarsi troppo alla versione di Julie Andrews e costruisce dettaglio dopo dettaglio una sua Mary Poppins personale, più austera, in alcuni momenti addirittura quasi arcigna, eppure sempre irresistibile. La Blunt possiede un carisma particolare, altezzoso e frizzante, che la rende davvero perfetta per il ruolo, per come lei lo ha immaginato e successivamente dipinto.
Il ritorno di Mary Poppins è un film che guarda al capolavoro originale per restituirne l’anima ma non per copiarla. Il lavoro di Rob Marshall ne possiede una propria, autonoma ed emozionante. Si tratta di un film per famiglie nel senso più profondo del termine, in quanto capace di allietare, meravigliare gli spettatori più piccini fornendo al tempo stesso una storia e delle problematiche che i più grandi possono apprezzare. E poi, cosa più importante, Il ritorno di Mary Poppins è uno spettacolo cinematografico elegante, colorato, pieno di note e immagini che arrivano dritte al cuore. Promosso a pieni voti.
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