Cinema roberto recchioni Recensioni Cinecomic
Quali sono gli elementi fondamentali che un blockbuster deve avere per funzionare?
Il primo, il più ovvio e il più difficile da ottenere, è il divertimento. Un buon blockbuster deve essere fonte di un intrattenimento gustoso. Dall’inizio alla fine, senza cali di ritmo o tempi morti.
Il secondo è il coinvolgimento. La capacità di trascinare chi lo guarda in una montagna russa di emozioni. Se un blockbuster non sa rapire i suoi spettatori, non è un buon blockbuster.
Il terzo è lo spettacolo. Se un blockbuster non stupisce con scene mozzafiato e soluzioni ardite, ha fallito.
Soggetto, sceneggiatura, personaggi, dialoghi, sono elementi secondari rispetto ai tre obiettivi appena elencati, che possono concorrere al loro raggiungimento ma che non sono strettamente necessari per la buona riuscita di un blockbuster. Ovvio che se ci ci sono, è meglio e vengono fuori dei classici come E.T., Jurassic Park o Indiana Jones, ma se non ci sono e i tre punti iniziali sono soddisfatti ugualmente, va bene lo stesso. Ed è per questo che, nonostante tutti i suoi problemi di scrittura e sensatezza, la serie di Fast & Furious non perde di smalto e continua a essere amatissima (anche dalla critica, ultimamente), un assurdo capitolo dopo l’altro. E non è un caso che citi Fast & Furious perché James Wan, il regista di questo Aquaman, non è solo uno (straordinario) autore specializzato in horror (le serie di Saw, Insidious, Conjuring, portano tutte la sua firma) ma ha anche filmato il settimo capitolo delle avventure di Toretto e soci, uno dei più folli, spettacolari, esagerati e… riusciti. Questo per dire che è un autore che ha ben presente i meccanismi di un blockbuster riuscito e che non bisogna sottovalutare la pellicola solo perché tratta di un uomo che parla con i pesci.
Dunque, andiamo a cominciare.
Ci sono questi due giovani pesci che nuotano e incontrano un pesce più vecchio che nuota in senso contrario e fa loro un cenno, dicendo: “Salve ragazzi, com’è l’acqua?” e i due giovani pesci continuano a nuotare per un po’ e alla fine uno di loro guarda l’altro e fa: “Che diavolo è l’acqua?”
Con questa storiella (non sua), David Foster Wallace apriva il suo celebre discorso “Questa è l’acqua”.
Io l’ho riportata per farvi capire che ho una certa cultura (quando citi Wallace ti dai subito un tono) e perché si adatta bene a film di cui stiamo parlando, ovvero Aquaman, uno dei più derisi personaggi del DC Universe a causa del fatto che, nei cartoni animati di tanti anni fa, lo si vedeva spesso accanto a titani come Batman, Superman e Wonder Woman, in sella ad un cavalluccio marino, con indosso una calzamaglia verde e una maglietta a scaglie di colore arancione. E sì, per la storia che parlava con i pesci (“salve ragazzi, com’è l’acqua?”). Ora, a parte che parlare con i pesci è una cosa da non sottovalutare, Aquaman, è un personaggio che, nel corso degli anni, ha trovato una sua piena dignità e che ha avuto ottimi archi narrativi a fumetti, specie quelli scritti da Geoff Johns e da cui questo film pesca a piene mani. Aggiungiamoci pure che quando chiami uno come Jason Momoa a interpretare un personaggio, un qualsiasi personaggio, quel personaggio qualche punto fighezza lo prende in automatico. Quindi, io metterei da parte tutte le questioni riguardanti l’opportunità di fare un film autonomo su un supereroe tutto sommato minore e non così interessante dell’universo DC e mi concentrerei, piuttosto, su quello che il film cerca di essere, ovvero una vasta dimostrazione di tutte le cose che James Wan sa fare splendidamente.
La pellicola si apre come fosse un film di Spielberg, prosegue come uno 007 sotto steroidi, poi diventa brevemente un disaster movie stile Emmerich per trasformarsi rapidamente in una sorta di mash-up tra Star Wars: Episodio I e Avatar. A quel punto, quando il tono del film sembra ormai stabilito, cambia invece tutto e diventa un bell’Indiana Jones che, dopo qualche minuto, cede il passo a Fast & Furious, prima di sprofondare nelle atmosfere di Lovecraft (citato apertamente sin dall’inizio del film). La conclusione, infine, è un epica battaglia campale fantasy, tra Il Signore degli Anelli e Warhammer. Ogni sequenza è, più o meno, collegata l’una con l’altra in maniera fluida, garantendo un ottimo ritmo e un crescendo di spettacolarità implacabile che continua a rilanciare costantemente fino alla conclusione della pellicola. Certo, il “cosa” del film è prevedibile ma il “come” dimostra un infinito talento, un enorme mestiere e parecchia voglia di fare.
Perché Wan non si limita a fare un compitino, consegnandoci un filmetto di supereroi qualsiasi, che pesca le sue scena d’azione dal solito stock di sequenze “già viste e già fatte” ormai standardizzato. No, lui inventa una soluzione visiva per ogni momento cruciale e, sequenza dopo sequenza, continua ad alzare la posta, creando almeno tre attimi di vera eccellenza registica:
– L’inseguimento con combattimento sui tetti siciliani.
Giocato su due piani di parallasse e su livelli di altezza, è un momento di classe registica assoluta, in cui Wan gestisce lo spazio sfruttandolo per muovere la sua narrazione in orizzontale, in verticale, e in profondità, continuando a muoversi attraverso i tre assi, senza mai perdere di fluidità. Grande inventiva di linguaggio e una tecnica perfetta al suo servizio.
– L’assalto notturno al piccolo peschereccio con seguente inseguimento subacqueo.
Qui è la potenza delle immagini a farla da padrone. Tutta la sequenza è sostenuta da delle concept art di primissima qualità che Wan riporta a schermo senza far loro perdere una briciola della potenza che avevano su carta ma, anzi, esaltandola.
– La battaglia finale tra gli eserciti di Atlantide.
Una roba impressionante per imponenza della visione e qualità della messa in scena, capace di far impallidire gran parte dei film fantasy degli ultimi anni.
E ora ritorniamo all’inizio.
Questo Aquaman intrattiene?
Eccome. È divertimento puro.
Questo Aquaman coinvolge?
Ha un ritmo che non ti molla un attimo.
Questo Aquaman stupisce?
Sto ancora cercando di ritrovare la mascella dopo quelle tre sequenze che vi ho segnalato.
Quindi, avendo soddisfatto (e in abbondanza) i tre elementi fondamentali per un blockbuster riuscito, non posso che essere entusiasta di questo Aquaman. E lo sono.
Poi ci sono gli elementi accessori.
Alcune cose sono buone, altre molto meno.
Tra le cose buone mettiamo Jason Momoa (divertito, volenteroso, in parte, con una fisicità devastante), Amber Heard (forse anche per merito del costume), Nicole Kidman (tornata in una forma smagliante) il convincente Yahya Abdul-Mateen II e l’attore feticcio di Wan, Patrick Wilson.
Molto meno bene invece Willem Dafoe che, forse a causa dei dialoghi assolutamente banali del suo personaggio o forse per il costume ridicolo che è costretto a indossare, pare uno che sul set di Aquaman ci è capitato per caso, e vorrebbe andarsene in fretta. Strano perché quando svolazzava su un aliante con indosso un’armatura da Power Ranger, nel primo Spider-Man di Sam Raimi, non aveva fatto tanto lo schizzinoso.
Sempre tra gli elementi positivi che mi preme sottolineare, c’è l’inusuale attenzione (per un film di supereroi) con cui sono stati scritti i due cattivi della pellicola, entrambi dotati di motivazioni solide e di un personale arco narrativo credibile. E poi una larga parte del lavoro svolto dai vari comparti artistici e tecnici. Bella la colonna sonora, buoni gli effetti speciali, ottimo il montaggio, valide le luci. Qualche perplessità in più lo lascia il design che alterna cose bellissime (in particolare le armature, i mezzi e le creature mostruose) a cose imbarazzanti (gran parte dei costumi degli atlantidei) e che gioca costantemente sul filo del pacchiano, ogni tanto facendosi male.
Ultima nota negativa, i dialoghi, che quando non sono piatti e meccanici, utili solo a collegare una scena d’azione all’altra, sono imbarazzanti. Si salvano solo un paio di battutacce da film action d’altri tempi, sparate da un Momoa che se la gode un mucchio.
Questa roba è importante per il giudizio complessivo del film?
Assolutamente, no.
Aquaman è uno dei film di supereroi meglio riusciti degli ultimi anni e un blockbuster praticamente perfetto. Consigliato.
A meno che non odiate i film di supereroi. O i blockbuster. Perché in quel caso, vi farà davvero schifo.
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