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StreamWeek: Una strana settimana in cui Kurt Russell scende dal camino e Ron Weasley si finge malato di cancro

Pubblicato il 26 novembre 2018 di Michele Monteleone

Il Natale per me è quel periodo dell’anno compreso tra quando montano le decorazioni al negozio di scarpe sotto casa mia (una settimana fa) fino a quando non le levano (di solito a marzo inoltrato) e mi sa che i tipi di Netflix hanno il mio stesso calendario. Sulla piattaforma infatti hanno caricato Qualcuno salvi il natale, film originale natalizio e non vedo l’ora di vedere anche il cinepanettone prodotto da loro. Nel frattempo vi potete accontentare delle novità della settimana e recuperare 12 Anni Schiavo, ridere con Sick Note, seguire le indagini di Rocco Schiavone.

Ci sono settimane in cui mi sembra di essere riuscito a tirare fuori dal cilindro delle ore extra dalle sole ventiquattro che compongono la giornata. Lo dico perché, da quando ho questa rubrica, vedo una quantità di televisione davvero assurda. Pare però che le piattaforme di streaming mi abbiano voluto graziare con una pausa nei loro palinsesti. Infatti questa settimana le novità sono davvero poche e la rubrica risulterà più scarna del solito (la settimana passata ho sforato del doppio il numero di parole che di solito mi concedo per darvi i miei consigli).

Su Netflix, per la seconda settimana di fila, viene caricato un film con Jason Statham, Mechanic: Resurrection. Mi fa sorride la coincidenza per la quale oggi è uscito un mio articolo che ripercorre la carriera dell’attore action inglese più rude e affascinante che sia in attività in questo momento. Mi fa ugualmente sorridere il fatto che su Netflix abbiano caricato uno dei pochi film che ho escluso dall’excursus sulla carriera di Statham. Il motivo è presto detto, Mechanic: Resurrection, seguito di The Mechanic, è così maldestro e pacchiano e diametralmente opposto per misura ed equilibrio narrativo al primo film diretto da Simon West, da risultare grottesco nella sua bruttezza. Quindi NON vi consiglio di guardarlo, piuttosto recuperate il primo o sceglietene uno tra quelli che ho inserito nel mio articolo.

Non è uscito questa settimana, ma ve lo lascio come bonus, sempre su Netflix trovate il programma comico di Hasan Minhaj Il patriota indesiderato. Il comico americano, di origini indiane e musulmano, ha lanciato la sua carriera con il Daily Show di Trevor Noah, ha debuttato su Netflix con uno spettacolo di stand up comedy molto divertente e ora presenta questo nuovo programma di satira politica che, come ad esempio lo show di John Oliver, finiscono anche per diventare programmi di approfondimento. Ah, se non sapeste chi è Trevor Noah, oltre a poter reperire parecchie clip del suo show sulla pagina facebook ufficiale del programma, potete anche vederlo nello spettacolo Son of Patricia appena caricato sulla piattaforma di streaming. Sinceramente lo trovo più brillante come conduttore che come stand up comedian, ma i suoi spettacoli non sono brutti.

Su Amazon Prime Video le tre novità più succose, iniziamo con Colplay: a head full of dreams. Un lungo documentario dedicato alla band inglese che, almeno una volta nella vita, ci ha fatto limonare duro con una tipa. O almeno questo è il mio rapporto con la band. Ho una schiera di amiche che vogliono un figlio da Chris Martin, al tempo ho sentito parecchio Parachutes, ma non conosco nessuno che sia un fan sfegatato. Però vedendo il documentario mi sono reso conto che il motivo è solo che conosco poche persone e che, quelle poche, da ragazze avevano i capelli lunghi e unti e la maglietta degli Iron Maiden cucita addosso. Il documentario segue la band dai primissimi anni, per il loro primo tour che li ha immediatamente lanciati, fino agli ultimi concerti davanti a stadi stracolmi. Come in molte di queste storie, il film getta un’aurea di predestinazione sul gruppo e, nel caso specifico, dipinge anche i quattro (non più tanto) ragazzi inglesi, come un gruppo che è rimasto a “gestione famigliare”, che si produce da solo, che continua a fare affidamento sul manager di venti anni fa che prenotava per loro le serate nei pub.

Per rimanere in tema musicale, mi è piaciuto parecchio Straight Outta Compton film che segue la formazione e la consacrazione di uno dei gruppi hip hop più famosi e influenti di sempre i N.W.A. che con il lavoro dei cinque membri fondatori riuscirono ad attirare l’attenzione sugli abusi perpetrati dalla polizia verso gli uomini di colore e Compton, il quartiere da cui venivano, una delle zone più pericolose e malfamate di Los Angeles.
Sempre su Amazon Prime Video, trovate Everest, un film con un cast pazzesco, una bella storia da raccontare, ma che non riesce proprio a far breccia nelle emozioni dello spettatore, azzoppato anche da un ritmo decisamente troppo lento nella prima parte e poca personalità nella messa in scena.

Come ultimo consiglio in questa prima parte della rubrica, vi segnalo, su Infinity, Il Luogo delle ombre. Tratto da una serie di romanzi di Dean Koontz, interpretato da Anton Yelchin il film si svolge nelle ventiquattro ore in cui il protagonista, Odd Thomas, dotato di particolari poteri che lo mettono in contatto con le anime inquiete dei morti, dovrà salvare la sua cittadina da un’imminente massacro. Sono sempre un po’ sensibile quando si parla dei film di Yelchin, non so se è perché è morto molto giovane ed aveva l’età di mio fratello piccolo, o perché era un bravissimo attore che, a guardare bene la sua carriera, era evidente fosse in rampa di lancio per un grande successo e, nello stesso momento era molto bravo a scegliersi ruoli mai banali. Comunque se vi capita recuperate questo e tutti gli altri suoi film, non potrete che compiangerlo come faccio io ogni volta che lo vedo apparire sullo schermo.

Ogni settimana seleziono per voi tre visioni imprescindibili, non sono sempre i migliori usciti (anche perché se una settimana caricano Quarto Potere, non potrei mai dirvi che l’ennesima serie di supereroi con gli effetti visivi realizzati con paint, è meglio), ma sono sempre le serie o i film più attesi, chiacchierati, snobbati o anche solo criticati degli ultimi sette giorni. O semplicemente quelli che piacciono più a me.

Qualcuno salvi il natale (Netflix)

Grazie alla magia della televisione, se volete dal 22 novembre potete cominciare a cantare Jingle Bells; infatti su Netflix arriva il primo film di natale prodotto dalla grande N rossa con protagonista Kurt Russell. Nel senso che fa proprio babbo natale (anche se ci tiene a ripetere un paio di volte a scena che il fatto che Santa Claus sia grasso è un’invenzione bella e buona). Se non vi fa ridere che Kurt Russell si sia messo la barba bianca e guidi una slitta, probabilmente non conoscete molto la sua carriera costellata da ruoli da duro… anche se a dire la verità, se la conoscete davvero bene la sua carriera,  saprete anche che non è che Kurt sia proprio estraneo a queste strani parti nelle commedie. Comunque per quanto possa provarci, Kurt Russell che fa Babbo Natale è una roba che proprio non riesco ad accettare. Detto questo ho visto il film, è una commediola molto leggera, con un uso di CGI tanto orrenda da essere quasi criminale. Ho comunque pianto. Io piango sempre con i film di natale, non importa quanto siano brutti.

Rocco Schiavone (Prime Video)

Capita raramente di parlare di prodotti televisivi italiani ben realizzati, quindi quando ne spunta fuori qualcuno, si parla subito di rivoluzione. Rocco Schiavone non è una rivoluzione, è un crime ben scritto e interpretato meravigliosamente da uno dei migliori attori del cinema italiano, Marco Giallini. L’attore romano riesce a vestire e a dar corpo ai panni del commissario Schiavone, trasferito da Roma ad Aosta. Il commissario è decisamente insofferente alle regole, si muove sul filo che separa la ribellione dalla criminalità, spesso protendendo per la seconda. Non riesce a convincersi a portare altro che clark anche se deve camminare nella neve (lo capisco, anche io le adoro e soffro le pene dell’inferno per portarle anche d’inverno), è costantemente irascibile e scorbutico e sì, dimenticavo… vede e parla con la moglie morta. Senza voler essere lo show che riscrive le regole della televisione, Rocco Schiavone fa però egregiamente il suo lavoro di crime e, insieme a Non Uccidere, segna effettivamente un cambio di passo nelle produzioni Rai.

Sick Note (Netflix)

Ci sono degli attori che possono, con la loro sola presenza, farmi decidere di vedere un film o una serie. Uno di questi è Nick Frost. Salito alla ribalta insieme al suo socio Simon Pegg e ai film di Edgar Wright, Frost si è sempre contraddistinto per una straordinaria capacità di recitare con il corpo. La sua fisicità imponente non è stato un ostacolo neanche quando ha dovuto ricoprire ruoli d’azioni, anzi in quelle occasioni si è dimostrata addirittura una risorsa. Il suo registro comico, la sua capacità di provocare cocenti imbarazzi nelle lunghe pause nella recitazione, mi fanno particolarmente amare Frost ed è grazie alla sua presenza che ho deciso di vedere Sick Note. Ed è stato un bene perché ho scoperto che Frost affianca un bravissimo Rupert Grint (nella parte di un detestabile smidollato) e un cattivissimo Don Johnson. La storia è una commedia nerissima su come il personaggio di Grint, un perdigiorno pigro e indolente, riceve la (falsa) notizia che ha un cancro allo stadio terminale e poi, quando scopre che i suoi esami erano sbagliati, decide comunque di sfruttare i privilegi che gli da la sua falsa malattia.

E, come tutte le settimane, siamo arrivati all’ultima parte della rubrica dedicata a una chicca, a un contenuto che probabilmente vi siete persi nell’uragano di novità con cui veniamo bombardati.

12 Anni Schiavo (Netflix)

Ultimamente ho visto al cinema il nuovo film di Steve McQueen, Widows e l’ho amato. Ve ne vorrei parlare più approfonditamente, ma questa è una rubrica sullo streaming, quindi invece coglierò l’occasione del fatto che da qualche settimana è stato caricato su Netflix il film con cui il regista si era guadagnato un oscar. 12 Anni Schiavo è un film durissimo, un film spaventoso sulla perdita della libertà e sugli orrori della schiavitù, una storia che non si risparmia nessun pugno allo stomaco e che McQueen mette in scena con un tale rigore e limpidezza da far gelare il sangue nelle vene Anche perché 12 Anni Schiavo è tratto da una storia vera e dimostra come la disumanità è un tratto terribilmente umano.

Alla prossima settimana, miei fedeli bingewatchers: se vi è piaciuto qualcuno dei consigli che vi ho dato, se volete segnalarmi qualcosa che mi sono perso o se volete suggerirmi qualcosa di cui discutere la prossima settimana, vi invito a commentare l’articolo. La vostra guida allo streaming compulsivo è sempre disponibile!

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