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StreamWeek: La Ballata di Buster Scruggs e il west crudele dei Coen

Pubblicato il 19 novembre 2018 di Michele Monteleone

La settimana appena passata mi ha insegnato che i grandi autori e i grandi attori cambiano effettivamente gli equilibri di una produzione, che il mezzo, che sia il cinema o la televisione, influisce, ma non così tanto. A insegnarmi questa lezione, in maniera molto diversa, sono stati La Ballata di Buster Scruggs e The Kominsky Method. In generale è stata una settimana molto ricca di prime visioni con la nuova serie di Narcos, il reboot di She-Ra e… forse è il caso di cominciare!

In questa prima parte della rubrica, ogni settimana vi darò consigli generici su quello che è uscito di nuovo sulle vostre piattaforme, una lunga lista di dritte su quello che vi potete essere persi nella settimana passata. Come vi anticipavo nell’introduzione, non è il caso di menare il can per l’aia visto che abbiamo un sacco di cose di cui discutere.

A cominciare dalla programmazione Netflix che propone un paio di film Disney che, ognuno a modo suo, hanno vissuto una fortuna o una sfortuna insperate: John Carter e Le Follie dell’imperatore. Inizio con il dire che (e sono stato l’unico a rimetterci) non avevo MAI visto il secondo film. Appena però le disavventure dell’imperatore Kuzco hanno iniziato a scorrermi davanti, ho capito una cosa, è evidente che il lungometraggio animato stava cercando di rispondere a una domanda che in molti si erano fatti: come verrebbe fuori un film Disney se gli animatori si facessero di acidi tutto il tempo della lavorazione?
La risposta è: una bomba. Le Follie dell’imperatore è una roba fuori da tutti i canoni Disney, storta, strana e, proprio per questo, incredibilmente godibile. Caratterizzato da una tale, controllata, anarchia da essere tanto inaspettato quanto benvenuto. Sarebbe bello se gli animatori Disney si facessero più spesso di acidi (naturalmente non ho nessuna prova a favore di questa mia teoria, ma continuo ad esserne abbastanza convinto).

Il secondo strano caso Disney è legato a John Carter, film con cui la Disney ha preso una notevole toppa produttiva. Il film è costato uno sproposito, 275 milioni e in patria ne ha incassati solo 38, arrivando a un risicatissimo pareggio con l’uscita nel resto del mondo, chiudendo la sua corsa a 282 milioni. Capita che i film floppino, però io, dopo anni, mi chiedo ancora come sia possibile che l’abbia fatto questo. La storia è tratta dai romanzi di Edgar Rice Burroghs e fondamentalmente mette in scena il prototipo di superman, un terrestre che si ritrova su Marte e scopre che il pianeta è abitato da razze aliene e che, la minore gravità del pianeta, gli permette di compiere salti impossibili e di essere incredibilmente più forte che sulla Terra. Il film, diretto da Andrew Stanton (che sotto la cintura ha roba tipo WALL.E Alla ricerca di Nemo) e sceneggiato, tra gli altri, da Michael Chabon (che vanta una robina come un Pulitzer per il romanzo Le fantastiche avventure di Kavalier and Clay) riesce a restituire perfettamente le atmosfere del capostipite della letteratura pulp, ma evidentemente non riesce a far breccia nel pubblico americano. E io mi chiedo ancora perché, vi giuro che non capisco, mi pare che ogni elemento fosse al posto giusto, per capirci sono anni che sento la colonna sonora di Michael Giacchino. Facciamo così, se non lo avete visto, dategli un’occhiata ora che è disponibile su Netflix e fatemi sapere perché sono strano io!

Tra le altre novità della settimana c’è The Kominsky Method la nuova serie di Chuck Lorre (l’autore dietro The Big Bang Theory Dharma & Greg Due uomini e mezzo) e, per il mio gusto personale, questo significa che della serie non dovrebbe importarmi nulla. Capisco perfettamente perché Chuck Lorre produce serie di incredibile successo, ma trovo che spesso io non faccia parte del pubblico a cui si rivolge. Trovo il suo umorismo triviale senza essere in alcun modo audace. The Kominsky Method rientra in questa mia descrizione, ma riesce a fare un gran salto in avanti rispetto alle sue precedenti produzioni grazie al fatto che i due interpreti sono Michael Duglas Alan Arkin. I due sono una coppia tanto affiatata e così sul pezzo con i tempi comici, da rendere irresistibile anche una serie in cui le battute sulla prostata sono più frequenti delle congiunzioni. Lo so che è incredibile, ma ve lo posso assicurare: quei due compiono il miracolo di farmi amare una serie di Chuck Lorre.

Butto il resto nel “cestone” dei consigli: la nuova serie di Narcos: Messico è esattamente quello che vi potreste aspettare dal seguito delle precedenti, cambia il setting, ma gli ingredienti che hanno portato al successo il programma rimangono immutati. Diego Luna mi sembra molto in parte, mentre Michael Peña sinceramente l’ho trovato un pochino fuori posto nella parte dell’agente DEA. Sempre su Netflix trovate Passengers un film di fantascienza in cui i produttori speravano che mettendo Chris Pratt Jennifer Lawrence davanti alle telecamere per due ore avrebbero sfangato un film senza praticamente altri contenuti. I due sono tanto belli e bravi che quasi ce la fanno. Quasi.

Anche su Prime Video è stata una settimana interessante e se volete fare un’abbuffata di block buster è il momento e la piattaforma che fanno per voi. Ma anche se invece volete qualcosa di più autoriale. A dire la verità hanno caricato così tante robe che mi mettono un po’ in difficoltà, quindi facciamo che ve le divido in tre grossi blocchi tematici e ve ne parlo meno approfonditamente del solito così riusciamo a dire due parole su tutto.

Blockbuster caricati su Prime Video in settimana: tra le cose medio brutte caricate c’è sicuramente 300 – L’Alba di un Impero seguito dell’originale tratto dal fumetto di Frank Miller, è ancora più cafone e caciarone del primo, ma non ha uno come Snyder alla regia che sa mettere a frutto queste due caratteristiche. Biancaneve e il Cacciatore è un film molto sottovalutato, graziato da un’estetica e una messa in scena davvero interessanti e poi, sì, c’è anche il fatto che sono innamorato perdutamente di Kristen StewartOuija ennesimo horror della Blumhouse non è davvero nulla di che, ma ha un bel seguito, quindi se vi piace il genere, turatevi il naso e resistete. I Mercenari 2 sono rispettivamente, un bel miglioramento rispetto al primo, ma ancora un film action senza un gran cuore e un bel film action che purtroppo pare aver chiuso una saga che invece in quel momento stava prendendo un bell’avvio. Now You See Me non lo capisco, se qualcuno mi spiega il suo successo, mi fa un bel favore. Dracula Untold, pure qui faccio fatica a capire, ma per fortuna siete tutti con me, anche considerato che dopo aver girato il film la Universal ha cominciato a fare piani sul suo universo condiviso con i mostri classici e non ha mai neanche pensato di mantenere il film in continuity. Hunger Games: La ragazza di fuoco, hanno caricato altri capitoli della saga su Prime Video, sinceramente forse ero fuori tempo massimo quando è uscita, ma avendo letto La Lunga Marcia di Stephen King Battle Royal, mi pare che il film e il libro da cui è tratto siano ben poca cosa. Ha il merito di aver dato il via a una vastissima produzione di narrativa di genere per ragazzi in cui spesso capita di leggere cose molto valide. Jurassic World, Chris Pratt in moto con un gruppo di velociraptor. Fast & Furious 7, Toretto in macchina riesce ad essere più epico di un Pratt in moto con i dinosauri.

Film d’autore caricati su Prime Video: le divisioni per etichette in realtà fanno sempre un po’ ridere, ma in questa lista metto decisamente il primo Matrix, che è anche un blockbuster. Lo hanno visto anche le pietre, ma mi fa sempre piacere un rewatch del film che mi ha mostrato la meraviglia del cinema su grande schermo. Per me esiste un prima e un dopo Matrix (e non mi riferisco alle mille analisi dei significati nascosti e filosofici che mi sono sempre sembrati cazzabbubole). Ex MachinaGarland con tre attori, una location e un budget ridicolmente basso, dimostra che non serve nient’altro per fare grande fantascienza. Mulholland Drive, uno dei film più affascinanti di sempre, ne ho già parlato in un’episodio di questa stessa rubrica. Blackhat, dove Michael Mann rende ulteriormente chiaro, se ce ne fosse bisogno, che a lui non frega nulla degli script e dei casting, ma che è uno dei più grandi registi viventi. Film tutto sbagliato, ma una gioia per gli occhi. BoyhoodRichard Linklater scrive e dirige un film per anni seguendo la vita di un bambino che cresce, se lo conoscete come autore sapete cosa aspettarvi (io lo amo particolarmente). Blue Jasmine, un buon Allen, uno dei migliori degli ultimi tempi. The American  un thriller con Clooney che forse mi dovrebbe piacere meno, ma che al tempo mi conquistò.

Film per ragazzi caricati su Prime Video: Minions, mi arrendo al fatto che piacciono ai bambini, io li trovo detestabili. Mr. Peabody e Sherman, carino, strano, educativo senza sforzarsi troppo di esserlo. Turbo, quella volta che alla Dream Works nessuno ha fatto notare che una lumaca da corsa era un’idea davvero stupida. Dragon Trainer 2, manca del coraggio del primo, ma è visivamente imponente. I Croods, forse addirittura troppo intelligente e con un design che può dividere molto (a me piace molto, ma conosco gente, di cui stimo molto il parere, che lo odia ferocemente).

Su Infinity vi segnalo Super Troopers 2, una commedia demenziale il cui primo capitolo mi aveva fatto ridere fino alle lacrime e che segna un buon punteggio anche con questo suo seguito. Sullo stesso filone potete rivedere per la millesima volta (se non lo avete mai fatto non siamo più amichetti) Zoolander. Invece cambiando decisamente genere vi informo che è ora disponibile The Legend of Tarzan, di cui nessuno sentiva il bisogno, ma che mette in scena due ore di Alexander Skarsgård a petto nudo e un sacco di shot di Margot Robbie e che quindi ci rende tutti un po’ più felici.

Ogni settimana seleziono per voi tre visioni imprescindibili, non sono sempre i migliori usciti (anche perché se una settimana caricano Quarto Potere, non potrei mai dirvi che l’ennesimo film Netflix con protagonista Jared Leto, è meglio), ma sono sempre le serie o i film più attesi, chiacchierati, snobbati o anche solo criticati degli ultimi sette giorni.

A Casa tutti bene (Prime video)

Ultimamente ho scoperto di essere un po’ solo in una mia convinzione. La convinzione è che Gabriele Muccino sia un buon regista. Non parlo delle sue storie, che comunque sono uno dei pochi esempi di cinema per adolescenti fatto in Italia e che non mi ripugni (vedi Moccia e simili), ma proprio della qualità tecnica. Ho sempre trovato che dal punto di vista della direzione, ci fosse ben poco da dirgli, i suoi film sono puliti, hanno una bella fotografia, e spiccano nel loro genere per una qualità che agli altri manca. Su Prime è stato caricato il suo nuovo film A Casa tutti bene, è un dramma ambientato durante una riunione di famiglia che ha luogo in una grossa villa che sorge su un’isoletta da cui nessuno può andare via per colpa di una tempesta. La vicinanza forzata fa emergere segreti non detti e covati per anni tra i membri della disfunzionale famiglia italiana. Il cast è una specie di hall of fame della commedia italiana degli ultimi anni, ma la sceneggiatura non li supporta abbastanza, anzi esagera e l’esagerazione diventa quasi macchiettistica quando (come succede spesso agli italiani) i protagonisti vanno in overacting. è tutto un po’ troppo carico, ma non è un brutto film e un paio di soluzioni nella messa in scena e nell’uso delle musiche, sono particolarmente riuscite. P.S. il poster è orrendo.

She-Ra and the princesses of Power (Netflix)

C’e un vecchio malcostume che mi fa proprio saltare i nervi, è l’abitudine dei grandi di dire ai bambini cosa è bello e cosa no. L’abitudine è molto sbagliata, il motivo principale è che spesso viene perpetrata con il simpatico corollario di “i cartoni che vedevo io da piccolo erano molto meglio”. Se poi, come nel caso di She-Ra, il nuovo cartone è un reboot di uno a cui gli adulti erano affezionati (?) da bambini, le vette di insopportabilità che raggiungono sono vertiginose. Se vi andate a fare un giro sulla pagina del nuovo She-Ra o dei nuovi Thundercats, per fare un altro esempio, leggerete commenti di padri di famiglia che inveiscono contro gli animatori responsabili, secondo loro, di aver distrutto la loro infanzia e di stare distruggendo quella dei loro figli. Ora, per non fare il loro gioco, prima di vedere la nuova stagione del cartone prodotta da Netflix, mi sono andato a rivedere i primi episodi di She-Ra Princess of Power e la volete sapere cosa penso del cartone originale che secondo alcuni gli animatori cattivi di Netflix hanno distrutto? Era abbastanza ignobile!
Era poco più di uno spinoff di He-Man. Un disperato tentativo di tenere il pubblico dei bambini che vedevano le avventure del campione di Eternia e di aggiungerci qualche ragazzina con improbabili divise con cuori ricamati sopra. La She-Ra originale era una mezza schifezza, come anche He-Man e il fatto che io li adori entrambi ha una sola spiegazione: li ho visti quando ero bambino! Detto questo, la nuova serie netflix dedicata ad Adora e scritta da Noelle Stevenson (una sceneggiatrice di fumetti eccezionale, vi consiglio di recuperare il suo Nimona e la serie Lumberjanes) è molto carina, ha ottimi character e un’animazione non proprio ad altissimi livelli, ma comunque meglio del mezzo orrore dell’originale della Filmation.

La Ballata di Buster Scruggs (Netflix)

Ci sono molte cose su cui non sono attendibile perché decisamente poco imparziale, ma devo dire che su alcune non c’è neanche bisogno di imparzialità. Ad esempio, se non fate il tifo per i fratelli Coen, secondo me il cinema non vi piace più di tanto. Messo in chiaro che sono di parte, si parla dei due fratelli più fighi del cinema perché hanno girato un film per Netflix (avete mai notato che di fratelli nel cinema ce ne sono davvero tanti? Io ho un fratello ma se lavorassimo insieme più di un’ora probabilmente uno di noi finirebbe morto. E l’altro in carcere per omicidio). Comunque dicevamo… La Ballata di Buster Scruggs è un’antologia western in sei episodi, uno più feroce del precedente, uno più “Coen” dell’altro. Il marchio di fabbrica della coppia, un’ironia tagliente e nera, è presente nel loro ultimo lavoro ed è declinata in varie meravigliose tonalità di nera disperazione per descrivere l’orrore di vivere in un posto infame e crudele come la frontiera americana. Il film omaggia il genere essendo, come prima cosa, il meglio del genere stesso. Non ricordo molte scene di un assalto potenti come quella del quinto episodio (né un finale tanto amaro se è per questo). Detto questo, non voglio parlarvi più di tanto del film perché sono i Coen e voi vi dovete fidare di default, ma invece voglio spezzare una lancia in favore di Netflix. Infatti è evidente che con un progetto come questo, un produttore tradizionale, non sa davvero cosa farci. Insomma stiamo parlando di un film ad episodi, tutti scollegati tra loro, sempre sul filo tra humor nero e apologia del genere western. Mi spiace, ma non ce li vedo proprio i produttori cinematografici a fare la fila per una roba tanto strana. Quindi brava Netflix, mi auguro che partano altri progetti del genere.

E, come tutte le settimane, siamo arrivati all’ultima parte della rubrica dedicata a una chicca, a un contenuto che probabilmente vi siete persi nell’uragano di novità con cui veniamo bombardati.

Patriot (Prime Video)

Sarò molto breve perché questa settimana ho doppiato il normale numero di parole che uso per questi articoli. Patriot è una di quelle serie che mi fa sperare ancora nel mondo, se mi avete un po’ cominciato a conoscere attraverso i miei articoli, saprete che amo essere sorpreso e Patriot è decisamente una serie sorprendente, fuori dall’ordinario e molto, molto strana. Guardatela senza sapere nulla, fidatevi totalmente di me per questa volta!

Alla prossima settimana, miei fedeli bingewatchers: se vi è piaciuto qualcuno dei consigli che vi ho dato, se volete segnalarmi qualcosa che mi sono perso o se volete suggerirmi qualcosa di cui discutere la prossima settimana, vi invito a commentare l’articolo. La vostra guida allo streaming compulsivo è sempre disponibile!

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