Non c’è Natale più odioso di quello passato da soli: La Recensione de Il Grinch

Non c’è Natale più odioso di quello passato da soli: La Recensione de Il Grinch

Di Andrea Suatoni

Nell’immaginario collettivo, il Grinch è la nemesi del Natale per eccellenza; verde, imbronciato e arrabbiato, il personaggio nato da un racconto per bambini scritto nel 1957 da Theodor Seuss Geisel alias Dr Seuss e qui alla sua terza trasposizione su celluloide (dopo la versione animata del 1966 e quella live-action del 2000 con Jim Carrey protagonista) è il simbolo dell’avversione alle festività natalizie, diventato ormai proverbiale.

La storia del furto del Natale è nota al pubblico, ed Illumination la racconta nel modo più fedele possibile alla versione originale cartacea, arricchendola di alcuni particolari dettagli che rendono i personaggi protagonisti ancor più tridimensionali e credibili (come ad esempio una inedita ragione dell’avversione del Grinch al Natale).
I Nonsochì nella città di Chinonsò festeggiano il Natale ogni anno nel modo più opulento e fastoso possibile; Il Grinch cerca come può di evitare il periodo di festa rintanandosi nel suo rifugio lontano da tutti, con l’unica compagnia del fedele cane Max. Ma quando le celebrazioni raggiungono il punto di rottura, il verde personaggio decide di rovinare a tutti il Natale, rubando i doni e gli alberi a tutti i cittadini di Chinonsò. Fra questi c’è Cindy Lou, una ragazzina che riuscirà a far breccia nel suo cuore (più piccolo di due taglie del normale) salvandolo dalla sua stessa cattiveria e, soprattutto, dalla solitudine.

La condizione di isolamento del Grinch è ciò su cui si concentra il film: il cuore del personaggio è colmo d’odio verso il Natale proprio in relazione ad essa. La solitudine, reiterata anno dopo anno in una festività che fa della condivisione e dello stare insieme i suoi punti forti e più significativi, è alla base del livore del Grinch verso coloro che invece, diversamente da lui, riescono a vivere le feste al massimo del loro significato.
Ironicamente, il Grinch riconosce inconsciamente fin dall’inizio il vero spirito del Natale: ed è proprio perché non riesce a viverne quel particolare tipo di magia che la sua cattiveria emerge ed arriva a farlo scontrare con gli abitanti di Chinonsò.

La fiaba del Grinch porta quindi con sé sicuramente l’ovvia morale sul reale significato del Natale, che non riesce ad essere rovinato – e non dovrebbe esserlo – quando vengono a mancare i beni materiali; ma rappresenta anche una parabola sul cambiamento e l’inclusione, temi che Illumination riesce perfettamente a catturare e raccontare a fruizione soprattutto degli spettatori più piccoli. Il Grinch è sicuramente destinato a questi ultimi più che agli adulti, risultando in un ottimo prodotto per bambini e famiglie volutamente ben lontano – per fare un esempio – dal cinismo della saga di Cattivissimo Me e rimanendo fedele a sé stesso e alle sue tematiche fino in fondo. Illumination conferma quindi la sua versatilità nel poter riuscire facilmente a passare attraverso diverse tonalità narrative fra i suoi vari franchise animati, donando ad ognuno di essi un preciso e ben caratteristico stile.

Dal punto di vista tecnico, ciò che più stupisce è la regia: inquadrature di livello epico che solo ad un primo sguardo sembrerebbero più adattarsi a connotazioni hard-fantasy sono sfruttate spettacolarmente per mostrare la città di Chinonsò, i suoi tetti e paesaggi innevati e le altitudini della dimora del Grinch. Il movimento della camera è assolutamente cinematografico, e solamente le buffe e colorate fattezze dei personaggi ricordano allo spettatore che ciò che si trova di fronte è un film di animazione. Un’animazione fluida e completamente naturale capacissima di rivaleggiare – ma anche qui, si tratta molto più di una conferma che di una scoperta – con le più grandi produzioni animate odierne, quali Pixar e Disney.

Il doppiaggio originale – che consigliamo caldamente – vede il candidato all’Oscar Benedict Cumberbatch nelle verdi vesti del Grinch; il ruolo è passato nella versione italiana ad Alessandro Gassmann, la cui prova appare ottima e quasi al livello del sicuramente più esperto collega d’oltreoceano. A completare il cast inglese troviamo Rashida Jones, Pharrell Williams e addirittura Angela Lansbury, nel ruolo del sindaco della città di Chinonsò; in particolare è da sottolineare anche il ruolo di Williams nelle vesti del narratore della storia, che in un rimare mai troppo complesso o inutilmente ricercato traina le vicende con fare poetico ed ironico.

In conclusione, Il Grinch si rivela un ottimo prodotto di intrattenimento soprattutto per i più piccoli, scegliendo un target di riferimento più basso rispetto a quello delle sue precedenti pellicole; una fiaba di Natale perfetta da guardare insieme a tutta la famiglia e con delle morali squisitamente antiche ma ancora concretamente attuali.

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